LA STANZA  di Francesco Caronia
  


Francesco Caronia
   

LA MIA LIBIA

Lady Be Good  

Bombardiere B-24D Liberator

di Francesco Caronia


E’ il caso di raccontare un altro episodio di guerra, per la straordinaria analogia con la tragedia del bombardiere S.M.79 e soprattutto perchè l’azione militare ha preso il via, a distanza di due anni, proprio dallo stesso aeroporto militare di Berka.

Stavolta si è trattato di un bombardiere statunitense B-24D Liberator, che l’equipaggio aveva battezzato stampigliando sulla fusoliera il nome Lady Be Good, titolo di un musical di grande successo negli anni ’40. L’aereo era alla sua prima missione di combattimento ed era decollato dallo stesso l’aeroporto di Berka, vicino Bengasi, quando la città e l’intera Cirenaica non erano più una colonia italiana ma erano state riconquistate dagli angloamericani.

L’equipaggio era composto dal tenente pilota William J. Hatton, sottotenente copilota Robert F. Toner, sottotenente navigatore D. P. Hays, sottotenente bombardiere John S. Woravka, sergente motorista Harold J. Ripslinger, sergente marconista Robert E. LaMotte, sergente armiere Guy E. Shelley, sergente armiere Vernon L. Moore e il sergente armiere Samuel R. Adams.


L’equipaggio del bombardiere B-24 D Liberator

Il giorno 4 Aprile del 1943,  alle ore 15 circa, il Lady Be Good decolla dall’aeroporto di Berka, con altri 13 bombardieri, per compiere un’incursione nel porto di Napoli ma la visibilità ridotta per una tempesta di sabbia e i forti venti di nord-ovest impediscono agli aerei di riunirsi in formazione. Il tenente Hatton decide di proseguire da solo sulla rotta prestabilita di 330°. La sabbia però ha compromesso il regolare funzionamento dei motori degli aerei per cui, pur essendo giunti in prossimità dell’obiettivo, tutti i piloti invertono la rotta e si dirigono verso la base di partenza, seguendo una rotta di 150°.


Rotta seguita dal bombardiere B-24D

Il Lady Be Good, poco dopo mezzanotte, comunica via radio alla base di Berka che il radiogoniometro di bordo era fuori uso e chiedeva che gli venisse comunicata la posizione. La base rispondeva di seguire rotta  330° il che voleva dire che il pilota Hatton aveva già superato la base e si stava dirigendo verso il deserto. Quindi si trattava di tornare indietro. L’equipaggio, invece, pensava di trovarsi ancora sul mare, confondendo magari l’increspatura della sabbia del deserto con le onde marine  e che la rotta di 330° fosse l’angolo complementare alla rotta di 150° che stavano seguendo.

Sta di fatto che per un paio d’ore proseguono il viaggio in pieno deserto libico, in condizioni di visibilità nulla per la nebbia e l’oscurità della notte, percorrendo circa 800 Km, nella direzione del confine con l’Egitto. Quando per mancanza di carburante si spengono tre dei quattro motori, decidono di lanciarsi col paracadute e salvagente, sempre perché credevano di trovarsi ancora nel Mar Mediterraneo. L’aereo prosegue il volo, senza pilota, fino all’esaurimento del carburante, ancora per 16 Km, prima di schiantarsi sulla sabbia e nell’impatto col suolo  si spezza in due tronconi.

Resti dell’aereo B-24D rinvenuti a Calanschio, nel deserto libico

I membri dell’equipaggio che si sono lanciati col paracadute, aiutandosi con i razzi di segnalazione, si radunano per contarsi e decidere la strategia per potersi salvare. Manca soltanto il sottotenente Woravka il quale, a causa della mancata apertura del paracadute, come si scoprirà in seguito, è morto sul colpo al contatto col suolo.

Le ricerche attivate dalla base di Berka, nelle ore immediatamente successive, per terra e per mare, non approdano ad alcun risultato e l’aereo con il suo intero equipaggio vengono dati per dispersi.

I superstiti si dirigono in direzione nord, forse pensando di poter raggiungere la costa del Mediterraneo ma avevano pochissima acqua e scarsi viveri. In otto giorni di marcia nel deserto riescono a percorre circa 160 Km ma muoiono tutti, per la mancanza di cibo, d’acqua e per le condizioni climatiche proibitive. Di giorno la temperatura nel deserto raggiungeva i 55 gradi, di notte il termometro scendeva sotto zero e non era umanamente possibile poter raggiungere la costa perché mancavano altri 550 Km. Il copilota Toner, nel suo diario, descrive gli stenti di quei giorni e le tragiche sofferenze patite, prima di soccombere alla morte.

Il 9 Novembre  1958, dopo 15 anni, un gruppo di tecnici  di una compagnia inglese, impegnata nel deserto libico in operazioni di ricerca petrolifera, avvista il relitto dell’aereo, a circa 700 Km a Sud-Est dell’aeroporto di Bengasi. Sopralluoghi e accertamenti successivi hanno permesso di recuperare il relitto dell’aereo e i resti umani di quasi tutti i componenti l’equipaggio.

                               

                 Bombardiere precipitato visto dall'alto e fusoliera con la scritta Lady B Good

Ricordare gli sfortunati aviatori dell’equipaggio di questo bombardiere, così come l’equipaggio italiano dell’aerosilurante Savoia Marchetti, precipitato anch’esso nel deserto libico, in circostanze tragicamente molto simili, è un doveroso omaggio alla memoria di quanti, in azioni di guerra o di pace, hanno sacrificato la loro vita nell’adempimento del proprio dovere.

Il caso volle che, nella tragicità degli eventi determinati da azioni di guerra, il mancato bombardamento della città di Napoli risparmiò molte vite umane ed anche per tale ragione un pensiero affettuoso va rivolto ai caduti e ai martiri di tutte le guerre, nella speranza che le future generazioni abbiano a vivere tempi migliori.


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