LA STANZA di Francesco Caronia
  


Francesco Caronia
   


IL CASO MORTARA



            di Francesco Caronia

Il fatto che sto per raccontare è realmente accaduto ed è molto interessante da un punto di vista storico perché inserito in un contesto politico-sociale particolare in cui il potere temporale del Papa volge al tramonto mentre è in fase di avanzata realizzazione il progetto dell’unità d’Italia.


Edgardo Mortara (a destra) insieme alla madre


Inoltre sono gli anni del Risorgimento Italiano durante il quale alcuni eccellenti esponenti del mondo politico, intellettuale e liberale si scontrano con i massimi livelli della gerarchia ecclesiastica e del conservatorismo della Chiesa Cattolica.

Edgardo Levi Mortara, personaggio rimasto famoso in tutta Europa e persino negli Stati Uniti, era nato a Bologna il 27 agosto del 1851 ed era uno degli otto figli del commerciante Salomone Momolo Mortara  e di Marianna Padovani, entrambi di religione ebraica .

La città di Bologna, da oltre un millennio e cioè sin dai tempi di Carlomagno, faceva parte del territorio dello Stato Pontificio che dal 1846 al 1878 era  guidato da Papa G.M. Mastai Ferretti, col nome di Pio IX.

 Avendo bisogno di qualcuno che badasse ai bambini, i coniugi Mortara assumevano una collaboratrice domestica, la quattordicenne Anna Morisi, ma non erano a conoscenza che la ragazza fosse di religione cattolica.

In base ad una legge vigente nello Stato Pontificio, i domestici cattolici non potevano lavorare alle dipendenze di famiglie ebraiche e di conseguenza anche i domestici ebrei non potevano essere assunti da  una famiglia cattolica.

Accadde che il bambino Edgardo, all’età di circa un anno, si era ammalato e la domestica Morisi, temendo che potesse morire e per scongiurare  il pericolo che nell’aldilà finisse nel limbo, a causa del peccato originale, lo battezzava col rito cattolico, senza riferire nulla ai genitori.

Questo battesimo era rimasto segreto fino all’età di sei anni del bambino quando, per una serie di circostanze, giungeva alle orecchie dell’inquisitore di Bologna, Gaetano Faletti, il quale accertava i fatti e trasmetteva le informazioni  alla Santa Inquisizione a Roma.  In Vaticano si ritenne che, in conformità a quanto era stabilito da una legge dello Stato Pontificio, il bambino, una volta battezzato da cristiano, non poteva restare in casa di ebrei perché correva l’obbligo religioso di educarlo secondo gli insegnamenti catto


Il rapimento di Edgardo Mortara, dipinto da Moritz Daniel Oppenheim nel 1862.


La Polizia Vaticana era stata incaricata di prelevare forzatamente il bambino da casa Mortara e trasferirlo a Roma  presso la Casa dei Catecumeni, istituto che ospitava tutti gli ebrei che si convertivano al cristianesimo e che era finanziariamente sostenuto dalle tasse che le sinagoghe pagavano allo Stato Pontificio. I genitori avevano tentato di opporsi  con tutte le loro forze ma l’ordine era irrevocabile e fu concesso loro soltanto di rivedere il figlio a Roma, dopo qualche mese e per pochi di minuti.

Il caso fece scoppiare uno scandalo a livello internazionale, con le proteste da parte delle Organizzazioni Ebraiche sparse nel mondo e persino dell’imperatore francese Napoleone III che con il suo esercito garantiva la protezione e l’indipendenza dello Stato Pontificio.

Vasta eco ebbe il caso Mortara negli Stati Uniti d’America al punto che il quotidiano New York Times, nel solo mese di dicembre del 1858, dedicò una ventina di articoli, definendo la decisione del Papa uno scandalo internazionale.

Il Regno di Sardegna, impegnato nel progetto di unificazione dell’Italia, enfatizzava l’accaduto per rivendicare, con maggior consenso di politici e intellettuali, europei e americani, la liberazione delle regioni italiane ancora soggette all’anacronistico potere della Chiesa.

Nonostante gli inviti pressanti della comunità internazionale, il Papa sosteneva che per lui era un obbligo e contemporaneamente un dovere di cristiano agire in quella maniera. Non vennero neanche ascoltate le voci provenienti dallo stesso mondo cattolico che, nel rapimento del bambino, ravvisavano la violazione di elementari principi naturali, oltre che religiosi.

Infine a nulla valse la rievocazione di un caso analogo i cui protagonisti erano stati due cittadini francesi. Daniel Monel di Nimes e la moglie Miette Cremieux, entrambi di religione ebraica, erano arrivati in Italia nel porto di Fiumicino, nei primi giorni di giugno del 1840. La signora Miette era incinta e il 9 giugno dava alla luce una bambina, Esther.

Un sacerdote del luogo si era presentato presso la loro abitazione per battezzarla ma i genitori opposero un deciso rifiuto. Pochi giorni dopo, esattamente il 17 giugno, i gendarmi vaticani e una balia si presentavano a casa dei Monel e chiedevano che venisse loro consegnata la neonata adducendo come motivazione il fatto che una donna di Fiumicino, all’insaputa dei genitori, aveva battezzato la bambina secondo il rito cattolico e pertanto non poteva più rimanere a casa di una famiglia ebrea, secondo le leggi vigenti nello Stato Pontificio.

Il provvidenziale e determinato intervento di un diplomatico francese presso la Santa Sede, fece sì che lo stesso Papa Gregorio XVI  disponesse la riconsegna della bambina ai legittimi genitori, con la raccomandazione che fosse educata nella religione cattolica.

Considerato che l’esercito francese garantiva militarmente l’indipendenza dello Stato Vaticano, si può comprendere che il Papa non avrebbe potuto disattendere la richiesta del diplomatico d’oltralpe. Non ci sono notizie riguardanti l’esito della raccomandazione fatta dal Papa ai genitori della bambina, per educarla ai principi della religione cattolica, ma c’è da scommettere che una volta tornati in Francia, dopo la disavventura passata a Roma, si siano attenuti, scrupolosamente, alle disposizioni papali! Quando nel 1870, con la presa di Porta Pia, lo Stato Pontificio cessò di esistere, perché  annesso al Regno del Piemonte,  alcuni funzionari piemontesi si recarono dal giovane Edgardo Mortara per chiedere se volesse tornare a casa dalla sua famiglia ma ricevettero un rifiuto perché ormai aveva abbracciato la religione cattolica e per quella strada intendeva  proseguire il suo cammino spirituale.

A 23 anni venne ordinato sacerdote e negli anni successivi svolse la sua opera di evangelizzazione in diverse parti del mondo. In età avanzata si ritirò in un convento a Liegi, dove morì nel 1940.

Pio IX è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II nel settembre del 2000 e durante il processo non furono risparmiati i riferimenti alla condotta del Papa nel caso Mortara, come il suo presunto antisemitismo, l’ostinazione a mantenere quel potere temporale che strideva rispetto alle istanze di libertà che si respiravano in quegli anni  e infine la netta opposizione al motto “Libera Chiesa in Libero Stato”.

In questi giorni i giornali hanno riportato la notizia che  il famoso regista cinematografico Steven Spielberg stia lavorando ad un suo prossimo film nel quale tratterà proprio la storia della famiglia Mortara, traendo spunto dal libro inchiesta di David Kertzer, “Prigioniero del Papa Re”. Questa è la dimostrazione dell’interesse, per i risvolti storici e morali, che il caso Mortara ha suscitato e continua a suscitare nella pubblica opinione e fra gli intellettuali in particolare.

Papa Pio IX

Inoltre sorgono spontanee alcune riflessioni che partendo da quei fatti possono consentire analisi e giudizi su vicende attuali, nei diversi campi dell’attività umana, in cui l’operato della Chiesa può apparire, soggettivamente, anacronistico e in conflitto col processo evolutivo di una moderna società.

Ad esempio, Papa Francesco in questi giorni è intervenuto sul fine vita sostenendo che per i malati terminali è da ritenersi moralmente lecito sospendere le cure sproporzionate, schierandosi quindi contro l’accanimento terapeutico finalizzato al mantenimento in vita dell’ammalato a tutti i costi, senza tener conto del miglioramento o meno delle sue condizioni di salute.

Ma Eluana Englaro, che tutti ricorderanno, è stata mantenuta in vita con l’alimentazione artificiale per diversi lunghi anni, nonostante i medici sostenessero l’impossibilità per l’ammalata di poter recuperare le funzioni vitali. Il padre di Eluana ha lottato per anni affinché cessasse quell’accanimento terapeutico e la maggior parte dell’opinione pubblica condivideva quella scelta ma la Chiesa si opponeva perché sospendere l’alimentazione avrebbe significato provocarne la morte e quindi in contrasto con i principi morali della dottrina cattolica.

Quanto prima si tornerà a parlare di eutanasia, alla quale la Chiesa è nettamente contraria ma si potrebbe anche scommettere che fra non molti anni, nei casi in cui la vita è solo sofferenza, senza alcuna speranza di poter migliorare, cambierà idea.

Tornando al papato di Pio IX si può aggiungere che nello Stato Pontificio gli ebrei di Roma dovevano vivere relegati nel ghetto, un quartiere separato della città e non godevano degli stessi diritti di cui godevano i cattolici, disattendendo uno dei principali comandamenti su cui si regge la morale cattolica.

Tutto ciò accadeva in un passato, più o meno lontano e ci dà conto della disinvoltura con la quale le massime autorità ecclesiastiche si dotassero di leggi e le applicassero, in difesa della propria appartenenza  e sopravvivenza, anche se in evidente contrasto con i principi morali della religione che professavano e dei principi naturali consolidati in una società civile.

Per contro, nel vicino Regno di Sardegna, il Re Carlo Alberto, in data 29 marzo 1848, emanava un Regio Decreto, vedi allegato, con il quale anche agli israeliti del Regno erano estesi tutti i diritti civili e il libero esercizio del loro culto.

Dicembre 2017                                                                                    Francesco Caronia

 

Regio Decreto in data 29 marzo 1848

Regno di Sardegna

1848

Inizio modulo

Fine modulo

Inizio modulo

Fine modulo

CARLO ALBERTO

PER GRAZIA DI DIO RE DI SARDEGNA, DI CIPRO

E DI GERUSALEMME, DUCA DI SAVOIA, DI GENOVA, ECC., ECC., ECC.

PRINCIPE DI PIEMONTE, ECC., ECC.

 

Sulla proposta del nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno, abbiamo ordinato ed ordiniamo:

Gli Israeliti regnicoli godranno, dalla data del presente, di tutti i diritti civili e della facoltà di conseguire i gradi accademici. Nulla è innovato quanto all’esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.

Deroghiamo alle leggi contrarie al presente.

Il nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno è incaricato dell’esecuzione del presente, che sarà registrato al Controllo generale, pubblicato ed inserto nella raccolta degli atti del nostro Governo.

Dato dal nostro Quartier generale in Voghera, addì 29 di marzo 1848.

CARLO ALBERTO

 

 .Torino, gennaio 2018                                                                        Francesco CARONIA


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