Il fatto che sto per raccontare è
realmente accaduto ed è molto interessante da un punto di vista storico perché
inserito in un contesto politico-sociale particolare in cui il potere temporale
del Papa volge al tramonto mentre è in fase di avanzata realizzazione il
progetto dell’unità d’Italia.
Edgardo Mortara (a destra) insieme alla madre |
Inoltre sono gli anni del
Risorgimento Italiano durante il quale alcuni eccellenti esponenti del mondo
politico, intellettuale e liberale si scontrano con i massimi livelli della
gerarchia ecclesiastica e del conservatorismo della Chiesa Cattolica.
Edgardo Levi Mortara, personaggio
rimasto famoso in tutta Europa e persino negli Stati Uniti, era nato a Bologna
il 27 agosto del 1851 ed era uno degli otto figli del commerciante Salomone
Momolo Mortara e di Marianna Padovani,
entrambi di religione ebraica .
La città di Bologna, da oltre un
millennio e cioè sin dai tempi di Carlomagno, faceva parte del territorio dello
Stato Pontificio che dal 1846 al 1878 era guidato da Papa G.M. Mastai Ferretti, col nome
di Pio IX.
Avendo bisogno di qualcuno che badasse ai
bambini, i coniugi Mortara assumevano una collaboratrice domestica, la
quattordicenne Anna Morisi, ma non erano a conoscenza che la ragazza fosse di
religione cattolica.
In base ad una legge vigente nello
Stato Pontificio, i domestici cattolici non potevano lavorare alle dipendenze
di famiglie ebraiche e di conseguenza anche i domestici ebrei non potevano
essere assunti da una famiglia
cattolica.
Accadde che il bambino Edgardo,
all’età di circa un anno, si era ammalato e la domestica Morisi, temendo che
potesse morire e per scongiurare il
pericolo che nell’aldilà finisse nel limbo, a causa del peccato originale, lo battezzava
col rito cattolico, senza riferire nulla ai genitori.
Questo battesimo era rimasto
segreto fino all’età di sei anni del bambino quando, per una serie di
circostanze, giungeva alle orecchie dell’inquisitore di Bologna, Gaetano
Faletti, il quale accertava i fatti e trasmetteva le informazioni alla Santa Inquisizione a Roma. In Vaticano si ritenne che, in conformità a
quanto era stabilito da una legge dello Stato Pontificio, il bambino, una volta
battezzato da cristiano, non poteva restare in casa di ebrei perché correva
l’obbligo religioso di educarlo secondo gli insegnamenti catto
Il rapimento di Edgardo Mortara, dipinto da Moritz Daniel Oppenheim nel 1862.
La Polizia Vaticana era stata
incaricata di prelevare forzatamente il bambino da casa Mortara e trasferirlo a
Roma presso la Casa dei Catecumeni,
istituto che ospitava tutti gli ebrei che si convertivano al cristianesimo e
che era finanziariamente sostenuto dalle tasse che le sinagoghe pagavano allo
Stato Pontificio. I genitori avevano tentato di opporsi con tutte le loro forze ma l’ordine era
irrevocabile e fu concesso loro soltanto di rivedere il figlio a Roma, dopo
qualche mese e per pochi di minuti.
Il caso fece scoppiare uno scandalo
a livello internazionale, con le proteste da parte delle Organizzazioni
Ebraiche sparse nel mondo e persino dell’imperatore francese Napoleone III che
con il suo esercito garantiva la protezione e l’indipendenza dello Stato
Pontificio.
Vasta eco ebbe il caso Mortara
negli Stati Uniti d’America al punto che il quotidiano New York Times, nel solo
mese di dicembre del 1858, dedicò una ventina di articoli, definendo la decisione
del Papa uno scandalo internazionale.
Il Regno di Sardegna, impegnato nel
progetto di unificazione dell’Italia, enfatizzava l’accaduto per rivendicare,
con maggior consenso di politici e intellettuali, europei e americani, la
liberazione delle regioni italiane ancora soggette all’anacronistico potere
della Chiesa.
Nonostante gli inviti pressanti
della comunità internazionale, il Papa sosteneva che per lui era un obbligo e
contemporaneamente un dovere di cristiano agire in quella maniera. Non vennero
neanche ascoltate le voci provenienti dallo stesso mondo cattolico che, nel
rapimento del bambino, ravvisavano la violazione di elementari principi
naturali, oltre che religiosi.
Infine a nulla valse la
rievocazione di un caso analogo i cui protagonisti erano stati due cittadini
francesi. Daniel Monel di Nimes e la moglie Miette Cremieux, entrambi di
religione ebraica, erano arrivati in Italia nel porto di Fiumicino, nei primi
giorni di giugno del 1840. La signora Miette era incinta e il 9 giugno dava
alla luce una bambina, Esther.
Un sacerdote del luogo si era
presentato presso la loro abitazione per battezzarla ma i genitori opposero un
deciso rifiuto. Pochi giorni dopo, esattamente il 17 giugno, i gendarmi
vaticani e una balia si presentavano a casa dei Monel e chiedevano che venisse
loro consegnata la neonata adducendo come motivazione il fatto che una donna di
Fiumicino, all’insaputa dei genitori, aveva battezzato la bambina secondo il
rito cattolico e pertanto non poteva più rimanere a casa di una famiglia ebrea,
secondo le leggi vigenti nello Stato Pontificio.
Il provvidenziale e determinato
intervento di un diplomatico francese presso la Santa Sede, fece sì che lo
stesso Papa Gregorio XVI disponesse la
riconsegna della bambina ai legittimi genitori, con la raccomandazione che
fosse educata nella religione cattolica.
Considerato che l’esercito francese
garantiva militarmente l’indipendenza dello Stato Vaticano, si può comprendere
che il Papa non avrebbe potuto disattendere la richiesta del diplomatico d’oltralpe.
Non ci sono notizie riguardanti l’esito della raccomandazione fatta dal Papa ai
genitori della bambina, per educarla ai principi della religione cattolica, ma
c’è da scommettere che una volta tornati in Francia, dopo la disavventura
passata a Roma, si siano attenuti, scrupolosamente, alle disposizioni papali! Quando nel 1870, con la presa di Porta Pia, lo Stato
Pontificio cessò di esistere, perché
annesso al Regno del Piemonte,
alcuni funzionari piemontesi si recarono dal giovane Edgardo Mortara per
chiedere se volesse tornare a casa dalla sua famiglia ma ricevettero un rifiuto
perché ormai aveva abbracciato la religione cattolica e per quella strada
intendeva proseguire il suo cammino
spirituale.
A 23 anni venne ordinato sacerdote
e negli anni successivi svolse la sua opera di evangelizzazione in diverse
parti del mondo. In età avanzata si ritirò in un convento a Liegi, dove morì
nel 1940.
Pio IX è stato beatificato da papa
Giovanni Paolo II nel settembre del 2000 e durante il processo non furono
risparmiati i riferimenti alla condotta del Papa nel caso Mortara, come il suo
presunto antisemitismo, l’ostinazione a mantenere quel potere temporale che
strideva rispetto alle istanze di libertà che si respiravano in quegli anni e infine la netta opposizione al motto
“Libera Chiesa in Libero Stato”.
In questi giorni i giornali hanno
riportato la notizia che il famoso
regista cinematografico Steven Spielberg stia lavorando
ad un suo prossimo film nel quale tratterà proprio la storia della famiglia Mortara,
traendo spunto dal libro inchiesta di David Kertzer, “Prigioniero del Papa Re”.
Questa è la dimostrazione dell’interesse, per i risvolti storici e morali, che
il caso Mortara ha suscitato e continua a suscitare nella pubblica opinione e
fra gli intellettuali in particolare.
Inoltre sorgono spontanee alcune
riflessioni che partendo da quei fatti possono consentire analisi e giudizi su
vicende attuali, nei diversi campi dell’attività umana, in cui l’operato della
Chiesa può apparire, soggettivamente, anacronistico e in conflitto col processo
evolutivo di una moderna società.
Ad esempio, Papa Francesco in
questi giorni è intervenuto sul fine vita sostenendo che per i malati terminali
è da ritenersi moralmente lecito sospendere le cure sproporzionate, schierandosi
quindi contro l’accanimento terapeutico finalizzato al mantenimento in vita
dell’ammalato a tutti i costi, senza tener conto del miglioramento o meno delle
sue condizioni di salute.
Ma Eluana Englaro, che tutti
ricorderanno, è stata mantenuta in vita con l’alimentazione artificiale per
diversi lunghi anni, nonostante i medici sostenessero l’impossibilità per
l’ammalata di poter recuperare le funzioni vitali. Il padre di Eluana ha
lottato per anni affinché cessasse quell’accanimento terapeutico e la maggior
parte dell’opinione pubblica condivideva quella scelta ma la Chiesa si opponeva
perché sospendere l’alimentazione avrebbe significato provocarne la morte e
quindi in contrasto con i principi morali della dottrina cattolica.
Quanto prima si tornerà a parlare
di eutanasia, alla quale la Chiesa è nettamente contraria ma si potrebbe anche
scommettere che fra non molti anni, nei casi in cui la vita è solo sofferenza,
senza alcuna speranza di poter migliorare, cambierà idea.
Tornando al papato di Pio IX si può
aggiungere che nello Stato Pontificio gli ebrei di Roma dovevano vivere
relegati nel ghetto, un quartiere separato della città e non godevano degli
stessi diritti di cui godevano i cattolici, disattendendo uno dei principali
comandamenti su cui si regge la morale cattolica.
Tutto ciò accadeva in un passato,
più o meno lontano e ci dà conto della disinvoltura con la quale le massime
autorità ecclesiastiche si dotassero di leggi e le applicassero, in difesa
della propria appartenenza e sopravvivenza,
anche se in evidente contrasto con i principi morali della religione che
professavano e dei principi naturali consolidati in una società civile.
Per contro, nel vicino Regno di
Sardegna, il Re Carlo Alberto, in data 29 marzo 1848, emanava un Regio Decreto,
vedi allegato, con il quale anche agli israeliti del Regno erano estesi tutti i
diritti civili e il libero esercizio del loro culto.
Dicembre 2017
Francesco Caronia
Regio Decreto in data 29 marzo 1848
Regno di Sardegna
1848
CARLO ALBERTO
PER GRAZIA DI
DIO RE DI SARDEGNA, DI CIPRO
E
DI GERUSALEMME, DUCA DI SAVOIA, DI GENOVA, ECC., ECC., ECC.
PRINCIPE DI
PIEMONTE, ECC., ECC.
Sulla proposta
del nostro Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno, abbiamo
ordinato ed ordiniamo:
Gli Israeliti
regnicoli godranno, dalla data del presente, di tutti i diritti civili e della
facoltà di conseguire i gradi accademici. Nulla è innovato quanto all’esercizio
del loro culto ed alle scuole da essi dirette.
Deroghiamo alle
leggi contrarie al presente.
Il nostro
Ministro Segretario di Stato per gli affari dell’Interno è incaricato
dell’esecuzione del presente, che sarà registrato al Controllo generale, pubblicato
ed inserto nella raccolta degli atti del nostro Governo.
Dato dal nostro
Quartier generale in Voghera, addì 29 di marzo 1848.
CARLO
ALBERTO
.Torino,
gennaio
2018
Francesco CARONIA