LA
MIA SICILIA
A pinsarci
prima |
Rosa Picciuna,
mentri ia a missa,
cu
peri truppicau e cariu ‘nterra,
a facc’abbuccuni.
Si
fici quarchi
ciunnuni ‘nfaccia,
ma
l’aiutaru e si
rimisi a caminari.
Menu mali!
“L’ossu du
coddu, a momenti,
mi stuccava”,
pinsau, “Sant’Antoniu,
tanti grazzi.
Grazzi puru o
Signuruzzu miu,
picchì chiù
tinta, a la me età,
putia finiri.”
Poi, riflittiu e
dissi: “curpa mia!
S’iu pinsava
prima a Sant’Antoniu,
mancu caria”.
°°°°°°°°°
Una banale caduta provoca qualche
contusione ad una anziana
signora, mentre si reca in chiesa per ascoltare la messa. Si consola
pensando
che poteva finire peggio e ringrazia il suo santo protettore. Poi
riflette e
pensa che se lo avesse pregato prima, con i suoi poteri, non l’avrebbe
fatta
cadere. Ne è convinta. Tocca un tema che ricorre spesso in questa
raccolta. °°°°°°°°° A pensarci prima
Rosa
Picciuna, mentre andava a messa,
col piede
inciampava e cadeva a terra,
bocconi.
Si fece
qualche graffio in faccia,
ma
l’aiutarono e riprese a camminare.
Meno male!
“L’osso del
collo, a momenti,
mi
spezzavo”, ha pensato, “Sant’Antonio,
tante
grazie.
Grazie anche
al mio Signore,
perché peggio, alla mia età,
poteva
finire.”
Poi ha
riflettuto e disse: “Colpa mia!
Se io
pensavo prima a Sant’Antonio,
neanche
cadevo”.
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