LA STANZA  di Francesco Caronia
  




Francesco Caronia
   

LA MIA SICILIA


A
 pinsarci prima

Rosa Picciuna, mentri ia a missa,

 cu peri truppicau e cariu ‘nterra,

a facc’abbuccuni.

Si fici quarchi ciunnuni ‘nfaccia,

ma l’aiutaru e si rimisi a caminari.

Menu mali!

“L’ossu du coddu, a momenti,

mi stuccava”, pinsau, “Sant’Antoniu,

tanti grazzi.

Grazzi puru o Signuruzzu miu,

picchì chiù tinta, a la me età,

putia finiri.”

Poi, riflittiu e dissi: “curpa mia!

S’iu pinsava prima a Sant’Antoniu,

mancu caria”.  


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Una banale caduta provoca qualche contusione ad una anziana signora, mentre si reca in chiesa per ascoltare la messa. Si consola pensando che poteva finire peggio e ringrazia il suo santo protettore. Poi riflette e pensa che se lo avesse pregato prima, con i suoi poteri, non l’avrebbe fatta cadere. Ne è convinta. Tocca un tema che ricorre spesso in questa raccolta.

°°°°°°°°°

A pensarci prima

Rosa Picciuna, mentre andava a messa,

col piede inciampava e cadeva a terra,

bocconi.

Si fece qualche graffio in faccia,

ma l’aiutarono e riprese a camminare.

Meno male!

“L’osso del collo, a momenti,

mi spezzavo”, ha pensato, “Sant’Antonio,

tante grazie.

Grazie anche al mio Signore,

 perché peggio, alla mia età,

poteva finire.”

Poi ha riflettuto e disse: “Colpa mia!

Se io pensavo prima a Sant’Antonio,

neanche cadevo”.

Francesco Caronia

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