Le poesie di Domenico Ferrante

Domenico Ferrante

Cimitero

Mio padre Gabriele

La mia pena non ha forme,

non ha espressioni:

e così, non mi libera,

non mi risparmia.

 

Si è pietrificata dentro

come il granito

delle lapidi assenti

al mio intenso sguardo.

 

E cammino senza vergogna,

senza pia reverenza,

come sacrilego viandante

per sentieri irti

di lucidissimi marmi,

irriverenti fiori

e vanitose croci.

 

Però, quando una donna

tutta di nero

accarezza con mani sante

la tua pietra

e ti cerca, ti chiama;

quando con bisbiglio

di parole sconnesse

t’accende il lume

con accorata grazia

come per farti luce

come per darti vita;

quando la mamma

tutta di nero

ricompone con mani pie

i fiori caduti

e le labbra secche

s’adagiano sulla tua

immagine in un bacio

senza fine,

io sò, o padre, io sò

perché la mia pena

non ha forme,

perché non ho pianto

quando il tuo cuore

scoppiò quell’alba.