Le poesie di Domenico Ferrante

Domenico Ferrante

 

Eloi, Eloi, lama sabactani?

Eloi, Eloi, lama sabactani?

 

Ho capito l’amore per gli uomini,

ho scoperto le vie

della mia gioia di vivere;

e se non la gioia,

perché essa è un dono sublime,

almeno le ragioni per vivere.

 

Ma non è merito mio!

 

Io sono estraneo alla speranza

che mi esplora il domani;

io sono perplesso e smarrito

davanti alla mia stessa

volontà d’amare, di offrirmi,

d’espormi, fragile come sono,

all’indifferenza e all’ingratitudine.

 

Io sono semplicemente

depositario di questo atto

di fede; e mie non sono,

e mai saranno parole che

abdicheranno l’amor proprio,

orgoglio e vanità.

 

Ecco perché,

quando sono me stesso,

e non amo, non spero,

non credo pià,

dagli abissi della mia abulia

e disperata angoscia,

io sento,

inesorabilmente sento

quella voce, quel grido

di Gesù in croce:

“Eloi, Eloi, lama sabactani?”

“Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

 

Morire è un dono come vivere,

 ma si può morire

e rinascere in ogni istante

della nostra vita.