LA STANZA  di  GRAZIA PAOLINO GEIGER
  


Grazia Paolino Geiger
   
IO SONO NATA A TRIPOLI

INTRODUZIONE

Quando osservo il mare, lo sguardo può spingersi fino all’impossibile del conosciuto, del raggiungibile. Domando al mio amico invisibile, gli parlo, mi confido, racconto. Da piccola mettevo una lettera, un messaggio, sotto il cuscino aspettando i consigli dal sonno.

Avvolta nella mia scialabìa (abito arabo) ho incrociato le mani e ho chiesto al vento che accompagna il mio respiro di portarmi lontano, di essere leggera, di vivere sospesa nel cielo. E ho ricordato.

C’è un posto lontano da me e da tutto, sapevo della sua esistenza, ci andavo di notte e nei momenti in cui, non vista, alternavo pensieri e fantasie, desideri e incomprensioni. Un sogno si propone ogni volta che apro lo spiraglio della mia creatività. Da sola, percorrendo strade ancora sconosciute, arrampicandomi su per i viottoli impervi, accecata dalla vista del sole, incantata dai raggi della luna. Finché, stanca, mi abbandono al suono delle onde del mare, seduta sulla spiaggia di un luogo amico.

E là, sulla riva amata, cerco percorsi nuovi e soluzioni pacate, cancello tormenti e chiamo la pace, che entri finalmente nel mio cuore, che mi inondi tutta. Alle spalle ho il deserto, non lo vedo e so che è da milioni di anni. La sua presenza incombe silenziosa, implacabile, con rigori, silenzi, la pace, e aspetta solo di essere esplorato.

Ci ripenso quando un giorno ho visto una vecchia gabbia di ferro, ormai tutta scorticata, arrugginita dalla salsedine e dal tempo, buttata e dimenticata sotto a un cespuglio nel mio giardino. Mi proietta ai sogni ad occhi aperti.

Gabbia, volare, uccelli. Tante associazioni che nascono spontanee in un momento di riflessione.

La mia libertà.




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