“Dalle cantine alle soffitte”
non è un’irriverente parodia
di”Dagli Appennini alle Ande”
il toccante racconto di Edmondo
De Amicis.
È semplicemente l’ invito a
rovistare nei solai, nelle
cantine, in fondo a vecchi bauli
e polverosi cartoni che
Presidente e Consiglieri hanno
calorosamente rivolto a tutti,
durante il Raduno di Torino.
Invito alla ricerca di foto,
ritagli di giornali, filmini.
Si tratta di quelle foto
scattate molto tempo fa con
tanto entusiasmo e probabilmente
viste soltanto una volta, appena
sviluppate, poi relegate dentro
scatole ed album e condannate
all’oblio. L’esortazione è:
andare a ripescarle, salire
sulla macchina del tempo,
innestare la marcia indietro a
molti decenni fa e scendere in
prossimità degli anni più
belli. Più belli senza timore di
smentita perché appartenenti
alla gioventù.
Sicuramente con una foto tra le
mani e con gli occhi fissi sulle
immagini, i primi sentimenti che
affioreranno saranno tristezza e
grande malinconia ma si
risolverà tutto in pochi minuti.
Poi si chiamano i familiari, gli
amici presenti ed iniziano i “ti
ricordi … qui eravamo a … c’era
anche …”
Ed allora perché anziché
ricordare il passato con un
ristretto numero di persone, non
mandare il tutto, ovviamente in
fotocopia o duplicato, a “
l’Oasi” per rendere partecipi
tutti i lettori che forse si
riconosceranno in esse?
È questo lo scopo dell’invito a
rovistare in cantine e solai.
Ricordare il passato vuol dire
ricordare la giovinezza quindi
tempi meravigliosi. Ed erano
tempi migliori di quelli
attuali, se non dal punto di
vista economico, senz’altro da
quello morale.
In questa prima puntata,
pubblichiamo il risultato di
quattro“Safari”effettuati da tre
“ cacciatori”.
…
Un curioso documento …
di Ali S. Husnein
Mentre tentavo di riordinare il
mio modesto archivio la scorsa
settimana, ho avuto la sorpresa
di ritrovare un documento che
credevo smarrito. Trattasi di un
foglio a quattro facciate
manoscritte che un pomeriggio di
36 anni fa trovai per terra in
Sciara Mizran. Allora, non potei
resistere alla tentazione di
raccoglierlo e leggerlo
immediatamente provando il
piacere di essermene fatto
tesoro. Apparentemente esso
costituisce l’esordio di un
diario relativo ai primi 3
giorni del febbraio 1920.
L’autrice sembra essere stata
una pudibonda e religiosa
teen-ager tripolina di cui
non risulta il nome. Però lei vi
menziona una certa signora
Canofari, oltre a una signorina
Sofia ad una certa Mary e ad una
certa Elda.
Quello che importa è, tuttavia,
che lo stesso diario, benché
breve, rispecchi in un certo
qual modo, la mentalità di una
generazione di 86 anni fa!
Ali S. Husnein
(Alì Husnein ha inviato il
diario a mezzo fax. Era nostra
intenzione pubblicare il fax
ricevuto ma purtroppo siamo
costretti a trascriverlo perché
non stampabile nonostante i vari
tentativi del tipografo.
Assicuriamo, però, una fedele
trascrizione N.d.R.)
Tripoli, 1 – 2 – 1920
Aspettavo da diversi giorni
l’arrivo del 1° febbraio per
incominciare il mio diario ed
ora ch’è giunto non so proprio
che cosa devo descrivere. Mi
annoia la continua pioggia
d’oggi e più di tutto Elda
poiché si sente un po’ male e se
continuerà fino a stasera non
andremo certamente dalla Signora
Canofari che aspetta i miei
fratelli e Mary per provare la
completa quadriglia imparata
dopo diversi giorni di prove che
balleremo a Carnevale in un
ballo in maschera di bimbi.
Tripoli 2 – 2 – 1920 sera ore
10.00
Ritorno ora dall’Alambra dove
hanno proiettato la commedia
“Triplice Intesa” non tanto
bella. C’era pure la
canzonettista e una danzatrice.
Peccato, loro vestono tanto
indecentemente che guastano solo
per i loro abiti ciò che dicono
e fanno.
Tripoli 3 – 2 – 1920
Oggi il giorno è trascorso bene.
Dopo essere stata per circa due
ore a scuola per il lavoro in
compagnia di Sofia (signorina
ch’io ho conosciuta da poco ma
che essendo tanto buona è per me
la migliore delle amiche) sono
andata in Chiesa dovendo
arrivare il Vescovo. Ci ha fatto
aspettare molto tempo e dapprima
mi è sembrato un po’ severo ma
quando parlò, ogni sillaba
risuonò gentile e le sue parole
furono affettuose tanto che io
ho moderato la mia idea. Alle
tre sono ritornata a scuola per
l’italiano (a malincuore però,
perché sapevo di non trovar
Sofia) e lì ho saputo ch’ella
aveva desiderato prendere
lezione con me; ciò mi ha fatto
piacere perché ho riscontrato in
lei il medesimo desiderio mio,
cioè quello di stare parecchie
ore vicine. Ritornata a casa mi
sono recata subito dopo dalla
Signora Canofari ed ora sono qui
a scrivere desiderosa che domani
fosse venerdì (giorno che ho
lezione di piano) per
incontrarmi con Sofia. Giacché
parlo di Sofia trascriverò
un’idea bizzarra venutami in
mente ed eseguita: siccome l’8
febbraio è il compleanno di mamà
ed io sto eseguendo per lei un
cuscino ricamato temendo di non
arrivare in tempo per terminarlo
avevo proposto poche sere fa di
ricamare fino alle 11, alle nove
però già sbadigliavo ed ero
annoiata. Pensando alla giornata
trascorsa avevo considerato come
le ore che avevo passato a
scuola con Sofia svanite quasi
in un baleno ed allora
subitamente tra me ho detto: Se
ci fosse stata Sofia! Ed alzando
lo sguardo alle lancette
dell’orologio per vedere
dov’erano giunte, il mio
pensiero si fermò allo specchio
che avevo dinanzi e un’idea mi
martellava il capo: puoi far
finta che c’è. Non attesi altro:
lavorando, ho richiamato tutto
il discorso tenuto con lei la
mattina, alzando solamente il
capo ogni tanto per immaginarmi
di guardarla. Le ore trascorsero
così presto tanto ch’io
m’accorsi solo ch’erano le
undici per il solito gioco della
luce elettrica (cioè si era
spenta). Che idea! Dico tra me
ora che la ripenso e rileggendo
più tardi questo diario credo
ch’io ripeterò le medesime
parole.
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