La stanza di Roberto Longo

Roberto Longo

La trivella scomparsa

di   Roberto Longo

A conclusione del Raduno ExLaLi a Paderno del Grappa del 5 settembre 2004, dopo aver salutato tutti, stavo per congedarmi anche da Umberto Consolandi,

foto in lavorazione
Umberto Consolandi, zio di Giancarlo Consolandi Giancarlo Consolandi, Presidente associazione ex lali

che fino a quel momento, con qualche problema sui colori dei biglietti, aveva brillantemente condotto l’estrazione della tradizionale lotteria. (Detto tra noi: meno male che ad aiutarlo c’era la Signora Consolandi, sua consorte).

Mi aveva preceduto, però, un signore, che non conoscevo. Parlarono per qualche minuto. Probabilmente ricordarono qualcosa per qualche minuto. Infatti l’espressione sempre allegra, bonaria, spesso canzonatoria di Umberto, mutò improvvisamente per trasformarsi in nostalgia e poi in grande commozione.

Chi era quel signore?

Era il figlio di Costantino Michele già collega, negli anni trenta, di Consolandi Giulio, padre del nostro Umberto.

Michele era capo trivellatore e Giulio capo officina. Ambedue alle Opere Pubbliche di Tripoli. Costantino Michele era anche rabdomante. Nel 1938 o 39 (qui i ricordi si affievoliscono), era stata accertata, nel sottosuolo di Tagiura, la presenza di gas. Purtroppo il giacimento si trovava a non meno di 450 metri di profondità. Ma in quel tempo le OO.PP. di Tripoli,  non disponevano di trivelle in grado di raggiungere tali profondità.

La Germania fabbricava trivelle in grado di raggiungere  il doppio della misura richiesta ed anche oltre, per cui Michele e Giulio, furono mandati in Germania, appunto, per acquistarne una e  seguire il necessario corso per l’uso della potente macchina.

Scoppiò la guerra. La Germania spedì regolarmente, l’anno dopo, quanto ordinato, con solita precisione teutonica. E la trivella arrivò a Tripoli, ma in pieno conflitto. Ed in porto, scomparve.

I figli dei protagonisti sono concordi nel dire: Se ne impossessarono i francesi.

Certo, sarebbe stata una risorsa necessaria ed importante. Andò così, pazienza. Però l’oasi di Tagiura restò incontaminata con le sue rigogliose palme.

Salutai quindi il simpatico Umberto che mi diede la mano sinistra. Nell’altra, era spuntato un fazzoletto.

Roberto Longo

(Pubblicato sulla rivista “l’oasi” nel Numero1/2005 - Gennaio – Aprile 2005)