La stanza di Dino Maccioni (nonno Dino)

Ieri Oggi

Dino Maccioni

Ricordi di vita tripolina

Le nostre scuole dopo la fine della seconda guerra mondiale

di   Dino Maccioni  (nonno Dino)

Dopo la conquista della Libia, nel gennaio del 1943, l’Amministrazione Militare Britannica (B.M.A.) cercò subito di riorganizzare il servizio scolastico a Tripoli e nei dintorni. Furono richiamati in servizio gli insegnanti rimasti sul posto e furono assunti quelli mancanti anche con incarichi temporanei.

Io fui assunto come insegnante incaricato presso la scuola elementare di Tagiura dove c’era un grande edificio con aule sufficienti ad ospitare gli alunni delle cinque classi per l’insegnamento della lingua italiana e le cinque classi per gli alunni libici con insegnanti di lingua araba.

Mi fu assegnata una classe prima frequentata da alunni italiani, libici ed ebrei, provenienti dal vicino villaggio e dai poderi agricoli dei dintorni. La necessità di inviare i figli a scuola era molto sentita dagli abitanti della zona e gli stessi alunni erano molto assidui e desiderosi di apprendere.

A capo delle scuole italiane c’era il commendator F. Contini che con grande esperienza e saggezza ci aiutava a superare le difficoltà e ci dava utili consigli. Fra gli insegnanti di lingua italiana e quelli di lingua araba c’era dialogo e rispetto reciproco; i contatti avvenivano specialmente durante la ricreazione che aveva luogo nell’unico grande cortile all’aperto, così c’era l’occasione per scambi di idee anche per approfondire le conoscenze di interesse comune oltre alla migliore conoscenza delle rispettive lingue.

La classe prima a me affidata era composta in maggioranza da alunni ebrei provenienti dal vicino villaggio abitato da artigiani e piccoli commercianti. Essi vivevano in case molto modeste oppure in capanne nelle quali c’era posto per i componenti della famiglia ma anche per l’asinello che serviva per il trasporto delle merci dalla bottega al mercato. Alcune di questa capanne erano simili a quelle dove nacque Gesù e mi fanno ricordare un curioso fatterello successo in prima elementare. Un giorno si faceva la correzione dei compiti di casa e gli alunni in fila si avvicinavano al mio tavolo con il quaderno in mano. Per ultimo si avvicinò il piccolo Scialom, triste e senza quaderno, allora io gli chiesi: - Ma tu perché non mi porti il tuo quaderno? – L’alunno scoppiò a piangere e rispose: -Ma io non ho il quaderno perché ieri sera, dopo fatto il compito, l’ho posato sul bordo della mangiatoia e l’asino lo ha mangiato assieme alla paglia! –

A questa risposta gli alunni scoppiarono in una grande risata e a me non rimase che consolare il povero bambino assicurandogli la mia comprensione: Scialom tornò a sorridere quando, invece del rimprovero, ebbe in dono un nuovo quaderno ma con la promessa di non metterlo più vicino al vorace asinello!

Attorno all’edificio scolastico c’era un muretto abbastanza alto e pericoloso ma gli alunni erano invogliati a percorrerlo in equilibrio precario per dimostrare la loro bravura e audacia. Noi insegnanti avevamo più volte ammonito gli alunni cercando di far capire che salire su quel muretto era pericoloso ma ogni tanto qualcuno riusciva ad eludere la nostra sorveglianza. Infatti un giorno una mia alunna che era salita di nascosto, cadde dal muretto fratturandosi un braccio. Dopo i primi soccorsi e vista la necessità di portare l’alunna in ospedale, il bidello andò a chiamare il padre il quale, visto ciò che era successo e senza perdere la calma disse:  - Finalmente mia figlia, molto disobbediente, ha avuto una bella lezione, così imparerà a seguire i consigli dei genitori e degli insegnanti! –

Lascio immaginare la reazione del genitore se il fatto fosse accaduto ai nostri giorni!

L’insegnamento agli alunni di questa scuola aveva tutto un carattere particolare; per esempio mi capitava di spiegare il significato di qualche parola nuova di difficile comprensione, traducendola nel dialetto arabo locale! Anche  nella correzione dei compiti si trovavano degli errori curiosi dovuti all’uso dei dialetti ma gli alunni si impegnavano molto nella correzione ed infine riuscivano a trovare la forma corretta. Gli alunni ebrei erano molto bravi in aritmetica, specie nel calcolo orale, sicché la classe formata da elementi così diversi, anziché essere di difficile gestione, risultava ricca di stimoli che favorivano l’apprendimento. Posso quindi affermare che gli anni di insegnamento presso la scuola di Tagiura con alunni diversi per lingua, religione, usi e costumi, furono per me un’esperienza molto positiva ed utile per gli anni successivi.

Nonno Dino