BIOGRAFIA
• Tripoli (Libia) 7
febbraio 1931.
Giornalista. Del Manifesto.
• Famiglia siciliana, di Favara, nell’Agrigentino. Il padre
funzionario del fisco fu mandato in Libia a tener di conto.
Iscritto al Partito comunista libico, nel 1951 fu espulso dal
Protettorato britannico: «Ero studente in Legge: se fossi
sfuggito a questa prima ondata sarei diventato un avvocato
tripolino e quando Gheddafi m’avrebbe cacciato, nel 1979,
insieme a tutti gli altri, mi sarei ritrovato in Italia, a quasi
cinquant’anni, senz’arte né parte. Sarei finito a fare
l’avvocaticchio per una compagnia d’assicurazione ad Agrigento,
a Catania. Un incubo. L’ho veramente scampata bella».
• Università a Roma dal 1951, conobbe Luciana Castellina,
si iscrisse al Pci: «Comincia la sua ligia carriera di “funzionario
povero” nel più ricco apparato comunista d’Occidente. Lo fa
seguendo la destra migliorista di Giorgio Amendola: è “un
amendoliano di sinistra” passato alla Realpolitik. Alle elezioni del
1953 accetta di lavorare per la federazione di Agrigento. Poi,
quando gli propongono di restare come funzionario e in
prospettiva come futuro candidato al Parlamento, tentenna: è la
sua morosa del momento, Clara Valenziano, che sarà sua moglie e
da cui avrà due figli, Enrico e Matteo, a schiarirgli le idee.
Se resti qui io ti mollo, gli dice in sostanza. Le donne,
Valentino impara presto che conviene starle a sentire: Luciana,
Clara, poi toccherà a Delfina Bonada, italiana nata in Svizzera
che sarà la sua seconda moglie e madre di Valentina. Così torna
a Roma. Trova lavoro all’Unità come corrispondente per la
provincia» (Lanfranco Pace).
• Portato da Pajetta a Rinascita come redattore economico, nel
1969 fu radiato dal Pci con gli altri fondatori del Manifesto:
da questo momento la sua biografia coincide con quella del
giornale. Partecipò alla realizzazione del primo numero (23
giugno 1969,
edizioni Dedalo, 75 mila copie di tiratura) con Luigi Pintor,Aldo Natoli, Luciana Castellina e
Ninetta Zandegiacomi. I direttori erano Lucio Magri e Rossana Rossanda.
Il 28
aprile 1971 il
Manifesto divenne quotidiano, Parlato ne fu direttore molte
volte: dal 19
settembre 1975 al 30
novembre 1985 (in
due periodi la sua direzione fu affiancata da altri direttori,
secondo una concezione di “direzione condivisa” tipica del
Manifesto: dal 18 febbraio al 3
luglio 1976 con
Pintor, Ferraris, Vittorio Foa,
Castellina e la Rossanda; il 3 luglio gli restarono vicine solo
le ultime due, però solo fino all’1
marzo 1978),
dall’1
gennaio 1988 al 30
luglio 1990,
dall’1
ottobre 1995 al 30
marzo 1998.
• Uomo originale e di notevole senso dell’umorismo, negli anni
ha sostenuto, tra le altre cose, che i dirigenti di sinistra non
possono avere in casa la colf, che le intercettazioni
telefoniche vanno benissimo e non si devono limitare, ha
appoggiato il governo Dini e anche il primo governo Prodi, ma
non il governo D’Alema, si è congratulato con gli Agnelli quando
hanno affidato la Fiat a Romiti, ha ammesso che il Manifesto
accettò 60 milioni dal Psi di Craxi («un prestito, abbiamo
restituito tutto»), ha approvato incondizionatamente che Armani
avesse scelto il suo giornale per fare campagna giudicando il
suo pubblico «molto adatto», ha tenuto una fitta corrispondenza
con Enrico Cuccia (senza uno come lui, «che faceva da padre e
tutore al sistema, ci ritroviamo con questo capitalismo e le sue
tendenze vili, il fare soldi fine a se stesso»), da ultimo è
stato sommerso da una valanga di lettere di contestazione dopo
aver sostenuto che era un errore boicottare la Fiera del libro
di Torino con Israele ospite d’onore. Ha soprattutto
fronteggiato, con grande spirito pratico, le continue crisi
finanziarie del giornale, che mediamente ogni due anni deve
chiedere ai suoi lettori o sostenitori o simpatizzanti la carità
di qualche miliardo di lire o di qualche milione di euro per
andare avanti (questo nonostante che al Manifesto tutti senza
distinzione prendano lo stesso salario: 1.200 euro più
l’anzianità).
• Nel dicembre 2007 il trasloco dalla storica sede di via
Tomacelli: «Doveva succedere prima o poi. Mi porterò la mia
vecchia macchina da scrivere...» (un’Olivetti 98). Ora la sede è
in via Bargoni 6, zona Porta Portese. Ci sono andati con «un
Mulas e un Vespignani, incorniciati, un vecchio manifesto con
Valpreda e tanti ricordi. La bomba di Insabato, il rapimento diGiuliana Sgrena,
le visite di Jane Fonda e Ciriaco De Mita,
di Alessandro Panagulis ed Yves Montand. Fidel Castro invece
dette forfait nel 96 e si scusò con un barile di rum. “Eccellente”,
commentarono al terzo piano. È il liquore ancor oggi preferito
da Parlato» (Paolo Brogi).
• Dopo Ingrao e Rossanda anche lui ha raccontato se stesso, non
in un libro ma in un documentario di 52 minuti, Vita
e avventure del Signor di Bric à Brac, scritto e
diretto dal figlio Matteo insieme a Marina Catucci e Roberto
Salinas. Al Manifesto ha dedicato Se
trentacinque anni vi sembrano pochi (Rizzoli
2006).
• Fumatore accanito, nel novembre 2007 dichiarò ancora 70
sigarette al giorno. Giudicò le limitazioni imposte da Sirchia
un attentato alla libertà («Non escludo che, dopo le sigarette,
si passi a vietare tutto il resto»).
• Non possiede il cellulare.
Giorgio Dell’Arti - Massimo Parrini
Catalogo dei viventi 2009, Marsilio
scheda aggiornata al 5 ottobre 2008
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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
·
Premio Letterario città
di Palmi, 1999;
·
Spazio e ruolo del riformismo,
a cura di, Bologna, Il mulino, 1974.
·
un saggio in Vittorio Moioli, Made in Italy. Il mercato
svizzero del lavoro italiano, Roma, Alfani, 1976.
·
Il nuovo macchinismo. Lavoro e qualità totale. I casi FIAT,
Zanussi & Italtel,
con altri, Roma, Datanews, 1992.
·
Dibattito sulla mostra storico-documentaria Il Partito
comunista italiano. Settant'anni di storia d'Italia,
con Luciano Canfora, Massimo D'Alema e Armando Cossutta,
Milano, Teti, 1996.
·
Segnali di fumo. Locali per fumatori,
Roma-Milano, Il Manifesto, 2005.
Introduzioni e prefazioni
·
Introduzione a Friedrich Engels, La questione delle
abitazioni, Roma, Samonà e Savelli, 1971.
·
Prefazione a Saverio Caruso, Burocrazia e capitale in
Italia. Struttura e ideologia, Verona, Bertani, 1974.
·
Introduzione a Friedrich Engels, L'origine della famiglia,
della proprietà privata e dello Stato. In relazione alle
ricerche di Lewis H. Morgan, Roma, Newton Compton, 1974.
·
Introduzione a Vittorio Moioli, I nuovi razzismi. Miserie
e fortune della Lega Lombarda, Roma, Edizioni associate,
1990. ISBN
88-267-0104-0
·
Prefazione a Gino Vermicelli, Babeuf, Togliatti e gli
altri. Racconto di una vita, Verbania, Tarara, 2000. ISBN
88-86593-21-X
·
Prefazione a Loris Campetti, Non Fiat. Come evitare di
uccidere l'industria italiana, Roma, Cooper &
Castelvecchi, 2002. ISBN
88-7394-024-2
·
Prefazione a Napoleone Colajanni, con Marcello Villari, Riformisti
senza riforme, Venezia, Marsilio, 2004. ISBN
88-317-8453-6
·
Presentazione a Salvatore d'Albergo, Diritto e Stato tra
scienza giuridica e marxismo, Roma, Sandro Teti Editore,
2004. ISBN
978-88-88-249-036
·
Prefazione a Andras Nagy, Il caso Bang-Jensen. Ungheria
1956: un paese lasciato solo, Milano, Baldini Castoldi
Dalai, 2006. ISBN
88-8490-937-6
·
Introduzione a Muhammar Gheddafi, Fuga all'inferno e
altre storie, Roma, Manifestolibri, 2006. ISBN
88-7285-416-4
·
Introduzione a Mario Lucrezio Reali, Tramonto in Europa,
Roma, Sandro Teti Editore, 2006. ISBN
978-88-88-249-100
·
Prefazione a Adalberto Minucci, La crisi generale tra
economia e politica. Una previsione di Marx e la realtà di
oggi, Roma, Voland,
2008. ISBN
978-88-6243-017-3
Volumi curati
·
cura di Vladimir Ilic Lenin, L'imperialismo fase suprema
del capitalismo, Roma, Editori Riuniti, 1964.
·
cura con Franco De Felice di Antonio Gramsci, La
questione meridionale, Roma, Editori Riuniti, 1966.
·
cura di Maria Esther Gilio, Guerriglia Tupamara.
Interviste-testimonianze. Appendici: Schede sui Tupamaros e
sulla guerriglia, documenti politici, Verona, Bertani,
1972.
Traduzioni
·
traduzione di Adam Smith, La ricchezza delle Nazioni.
Abbozzo, Torino, Boringhieri, 1959.
·
traduzione di Pierre Sorlin, Breve storia della Società
Sovietica, Bari, Laterza, 1966.
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