LE NUOVE COSTRUZIONI NEL RIONE

Capitolo 19°


Inizio di Sciara Omar El Mulkar (Corso Sicilia). alla sinistra il Banco di Roma

 
 

<<< Negli anni 1962 e 1963 la situazione economica tripolina era ancora migliorata rispetto a prima ed il tenore generale di vita di quasi tutte le famiglie italiane era salito ancora di più. Con lo sviluppo della tecnologia anche lo stile di vita era cambiato, l'età del consumismo cominciava già a fare capolino.  In ogni  casa delle famiglie italiane di Tripoli  ora c'era un bel  frigorifero che aveva soppiantato  la piccola e misera ghiacciaia, la lavatrice era troppo comoda per  lavare i panni anche perchè non c'era più bisogno di faticare strusciando i panni sporchi sul lavatoio di granito. Dopo cena, purtroppo la televisione  aveva soppiantato le tranquille serate trascorse sulla terrazza a conversare guardando le stelle o le lunghe passeggiate per andare a vedere insieme un film nei cinema all'aperto. Mentre mia madre ed io andavamo dalla famiglia accanto a guardare Carosello  o Lascia o raddoppia di  Mike Buongiorno, mio padre restava da solo in casa ad ascoltare le sue trasmissioni alla radio. In tempi non sospetti diceva che la televisione avrebbe finito per renderci troppo dipendenti, quasi schiavi ed anche questa volta aveva ragione. Anche le automobili crescevano  sempre più di numero e quasi tutti ne possedevano una. Solo alcune famiglie, le più benestanti,  avevano istallato nelle loro case l'aria condizionata, tutte le altre usavano il più economico ventilatore.  La città di Tripoli si andava espandendo sempre di più con nuove costruzioni. La zona di Giorginpopoli,  con tutte sue ville e villette sorte nell'arco di pochi anni, era considerata una zona residenziale di pregio.  Era abitata per lo più da  ingegneri e tecnici ben pagati delle società straniere che si erano installate in Libia per lo sfruttamento di quello che stava diventando la ricchezza principale del paese, il petrolio. Erano state costruite  non solo case ma anche nuove strade e nuovi viali. Uno di questi, Sciara En-Nasser, era un viale abbastanza lungo da essere considerato una  vera e propria circonvallazione per la città. Sciara El-Nasser partiva dalle vicinanze del molo est del Porto, non lontano dall'Uaddan, costeggiava la Palazzina Reale, il Cimitero Arabo all'incrocio con Sciara Puccini, e si congiungeva con l'altro grande viale,  Sciara Omar El Muktar  proprio all'altezza dei Sulfurei, vicino al ponte sull'Uadi Megenin, non lontano dal Lido. 

Sciara El-Nasser, in alto a destra s'intravedono le cipole della Palazzina Reale

In alcune zone di questo viale erano state costruite varie palazzine alcune anche di sei o sette piani, considerate allora da tutti molto alte rispetto allo standard delle palazzine più vecchie, alte appena uno o due piani. Durante quegli anni anche la zona del Lido aveva subito una trasformazione nel settore delle costruzioni. Alcune aree non ancora edificate, che in precedenza erano state  adibite a depositi di vario genere, venivano ora utilizzate per costruirci enormi e torreggianti palazzine per abitazioni. Nell'area del rettangolo racchiuso tra Corso Sicilia, Sciara Bottego, Sciara Fraccaroli e Sciara Camperio era stata costruita  una megacostruzione alta sette piani, larga trenta metri e lunga quasi cento,  composta forse da più di un centinaio di appartamenti, che la faceva assomigliare ad un alveare. Questi numerosi appartamenti erano abitati per lo più da ingegneri , tecnici e medici con le loro famiglie provenienti dai Paesi dell'Est come la Jugoslavia (quando ancora era unita), Polonia, Bulgaria, ai tempi della cortina di ferro. Il motivo per cui vivevano così tristemente ammassati in questa palazzina con tanti piani era che i loro stipendi erano molto inferiori a quelli dei tecnici delle compagnie petrolifere occidentali, che si potevano invece permettere di pagare gli affitti delle lussuose e più care villette di Giorginpopoli.  Il piano terreno di questa palazzina, era composto da uffici, vetrine espositive e un vasto locale  per ricambi di auto ed era la sede ufficiale della concessionaria libica della Volkswagen. Tutto il sottosuolo  era formato da un immenso locale adibito ad  officina meccanica  e centro assistenza per tutte la gamma delle auto Volkswagen. Il resto del palazzo era costituito da abitazioni. Ricordo che io insieme ad altri ragazzi del quartiere, tra cui Mario Imperatore, Michelino Chiarelli, Franco Santagati e Bruno Cubisino stavamo seduti, ore ed ore, sul muretto dei Marino in Sciara Fraccaroli in attesa di vedere uscire o di farci notare dalle belle, giovani e bionde ragazzine dell'est, che abitavamo in questo palazzo.

Andando una cinquantina di metri più avanti verso il centro, sempre sulla sinistra lungo Corso Sicilia,  c'era un ampio campo abbandonato, un tempo deposito dell'impresa edile di Amelio Teresi. Questo campo aveva tante palme di datteri mentre sull'altro lato, quello che dava verso lo Stadio Municipale, era invaso da selvatiche quanto spinose piante di fico d'india. Per un certo periodo di tempo, lo avevamo utilizzato noi ragazzi per giocarci tante partite di pallone. Successivamente era stato chiuso e recintato perchè da lì a poco doveva essere costruito  uno dei  più grandi e mastodontici alberghi esistenti allora sulla costa africana, l'Hotel Mediterraneo. Quando la mega costruzione fu terminata l'Hotel sembrava, per noi abituati alle costruzioni basse, un enorme un mostro, dipinto di verde pisello (in arabo baselia), con tanti balconi. All'interno, oltre alle numerose camere per gli ospiti, c'erano un grande ristorante, un bazar, un ampio ed elegante locale per parrucchiere ed un'enorme salone dove, fino al 1969, venivano organizzati  festival canori e danzanti, a cui partecipavano numerosi e validi complessi musicali tripolini.

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