Satana

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Satana nella visione di William Blake

Satana [sà-ta-na] (שָׂטָן Ebraico Satan, Σατανᾶς Lingua Greca Satanâs, Latino Sátanas, Ebraico tiberiense Śāṭān; Aramaico שִׂטְנָא Śaṭanâ; ﺷﻴﻄﺎﻥ Šayṭān: "Avversario; accusatore") è un angelo, demone, o divinità minore in molte religioni; in particolare, nelle religioni monoteiste derivate da quella giudaica, è l'incarnazione e la personificazione del principio del male supremo, in contrapposizione a Dio, principio del sommo bene.


Satana è anche noto come il Diavolo (dal latino "Diábolus, -i" e dal greco antico "Diabolos, -ou", cioè "Colui che divide") per eccellenza , il "Principe delle Tenebre", il "Principe di questo Mondo" (secondo Cristo); è chiamato anche "Belzebù"(definizione che trae origine dal nome dalla divinità fenicia Baal, e la cui traduzione letterale è "Signore delle Mosche"), "Belial", "Mefistofele" o "Lucifero" (dal latino "Lucifer", cioè "Portatore di luce"). E' anche chiamato " Mitricoleon " perche' secondo una antica tradizione ebraica si fa piccolo con i grandi e grande con i piccoli.

Molti nomi attribuiti a Satana o agli altri diavoli traggono origine dai nomi di divinità dei culti pagani dell'area fenicio-cananea: gli dei delle nazioni che si contrapponevano ad Israele diventano avversari del Dio degli Ebrei.

Satana nella tradizione ebraica

Nell'angelologia ebraica è presente la figura di popo, angelo al quale viene affidato da Dio il compito di verificare il livello di pietas dell'Uomo (Libro di Giobbe), ovvero del suo amore e della sua dedizione verso Dio stesso. Questo angelo riporta infatti al Signore tutti i peccati dell'uomo: durante il giorno di Yom Kippur una preghiera rivolta a Dio afferma: fai tacere il Satan/chiudi (tappa) la bocca al Satan, richiesta fatta in vista del perdono e dell'espiazione dei peccati. Si dice poi che quest'angelo, chiamato anche Samael, come angelo distruttore concorra con il volere divino alla morte degli uomini. La tradizione ebraica presenta molti demoni, dalle più varie caratteristiche: Astarte, Belfagor, Belzebù, Belial, Lilith, Asmodeus, Azazél, Baal, Dagon, Moloch, Mammona, Mefistofele, Samael e molti altri ancora. Derivano dalle divinità adorate dai popoli della Palestina come i moabiti, canaanei, edomiti, sodomiti, gebusei, filistei, amorrei, aramei, fenici, compresi gli stessi ebrei e si contrappongono al culto di Yahweh o di El. Anche i nomi di diversi angeli (Michael, Gabriel, Uriel, Geremiel, Shealthiel, lo stesso Satanael, ecc.) derivano dalla religione astrale assiro-babilonese. La tradizione cristiana attribuirà a questi demoni ebraici la figura di angeli seguaci del re infernale Satana, caduti dal Cielo insieme a lui.

Va ricordato che il termine Satanael viene utilizzato anche nell'apocrifo Vangelo di Bartolomeo come sinonimo di Satana.

Satana nella tradizione cristiana

Per approfondire, vedi la voce Lucifero.

Nel contesto cristiano Satana, iconograficamente designato come Arcangelo del male, è la figura in netta contrapposizione con Dio.

La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa, è che in origine Lucifero fosse l'Arcangelo più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato quindi Lucifero ("portatore di luce"), che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso, peccando cosi di superbia e ribellandosi al volere di Dio (come è scritto: "Similis ero Altissimo", cioè "Sarò simile all'Altissimo", Isaia, 14,14). Raduna a sé un terzo delle schiere angeliche e muove guerra contro l'Onnipotente, che lo vince e lo precipita dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. La loro caduta dura 9 giorni, ed infine l'Inferno si spalanca sotto di loro, inghiottendoli. Secondo la tradizione, in quel momento il vero nome di Lucifero viene "cancellato dai Cieli", con l'imposizione che nessuno lo pronunci mai più (Lucifero è dunque solo una metafora per il suo originario splendore), e col comando che venga chiamato da allora in avanti "Satàn" (cioè, l'"Avversario"). Comunque, lontani dalla luce divina, i meravigliosi angeli si mutano in orridi demoni, e da allora il solo scopo del demonio, invidioso e furente, è quello di trascinare gli uomini, novelli e privilegiati figli di Dio, nella sua dimora di disperazione per l'eternità. La dettagliata e straordinaria storia di Lucifero/Satana è narrata dal poeta inglese John Milton nel poema epico "Paradiso Perduto" ("Paradise Lost", 1667), che racconta esattamente della ribellione e della guerra in Cielo, della caduta, della Creazione del mondo (posteriore alla caduta di Lucifero) e dell'uomo, e infine della tentazione e della caduta di Adamo ed Eva.

In realtà questa storia nasce da un fraintendimento. Infatti, i brani del libro di Isaia in questione si riferivano, in origine, al re di Babilonia, che i cortigiani adulavano chiamandolo "Portatore di Luce" (in latino Lucifer). Isaia, nella sua invettiva contro il re di Babilonia (che inizia con "In quel giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito. Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai: «Ah, come è finito l'aguzzino, è finita l'arroganza!", Isaia, 14, 3-4) gli rinfaccia questo soprannome dicendo, per l'appunto (Isaia, 14, 12-14)

"Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?
 

Eppure tu pensavi:
Salirò in cielo,
sulle stelle di Dio
innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.
Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo.
"


La metafora, nel tempo, è stata interpretata in maniera via via più letterale fino a creare la leggenda di Lucifero.

Come rappresentazione di Satana, Lucifero nel Medioevo fu descritto come un mostro gigantesco, con tre facce: una nera (il colore simbolo dell'ignoranza) una gialla (simbolo di collera) e una rossa (l'impotenza), con ali di pipistrello che agitate producevano un vento gelido che ghiacciava il profondo dell'Inferno. Impressionante e spaventevole è la precisa descrizione data nella "Divina Commedia" da Dante Alighieri, che, insieme a Virgilio, incontra Lucifero di persona:

  « [...] Lo 'mperador del doloroso regno
da mezzo 'l petto uscia fuor de la ghiaccia;
e più con un gigante io mi convegno,

che i giganti non fan con le sue braccia:
vedi oggimai quant' esser dee quel tutto
ch'a così fatta parte si confaccia.

S'el fu sì bel com' elli è ora brutto,
e contra 'l suo fattore alzò le ciglia,
ben dee da lui procedere ogne lutto.

Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand' io vidi tre facce a la sua testa!
L'una dinanzi, e quella era vermiglia;

l'altr' eran due, che s'aggiugnieno a questa
sovresso 'l mezzo di ciascuna spalla,
e sé giugnieno al loco de la cresta:

e la destra parea tra bianca e gialla;
la sinistra a vedere era tal, quali
vegnon di là onde 'l Nilo s'avvalla.

Sotto ciascuna uscivan due grand' ali,
quanto si convenia a tanto uccello:
vele di mar non vid' io mai cotali.

Non avean penne, ma di vispistrello
era lor modo; e quelle svolazzava,
sì che tre venti si movean da ello:

quindi Cocito tutto s'aggelava.
Con sei occhi piangëa, e per tre menti
gocciava 'l pianto e sanguinosa bava.

Da ogne bocca dirompea co' denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.

A quel dinanzi il mordere era nulla
verso 'l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla. [...] »
 
(Dante Alighieri, "Divina Commedia", "Inferno", canto XXXIV, vv.28-60)

Padre Dolindo Ruotolo ("Servo di Dio", candidato beato e santo) ne parla cosi, in uno dei suoi scritti: "[...] Satana ha per fine, come disse egli stesso poco tempo fa in Francia, per bocca di un indemoniato, di screditare Dio presso la creatura e la creatura presso Dio. Egli cerca d'influire nelle nostre cose per turbare l'ordine della Provvidenza, e farcelo apparire illogico e tiranno. [...] fa apparire come una fresca e deliziosa spensieratezza la vita del mondo e come un'oppressione la vita dello spirito. [...] L'arte satanica è più sottile e insidiosa di quel che pensiamo, perché il demonio si cela sempre sotto una forma a noi familiare per non destare i nostri sospetti, e in più egli si serve delle leggi e dei fenomeni naturali per insidiarci. La sua malignità è terribile perché egli è malizia assoluta, senza temperamento di sensibilità di cuore e di compassione [...]; ama dunque fare il male, e si diletta nel veder le creature agitate ed impacciate nelle sue insidie; per questo niente più lo sconcerta quanto la pazienza, l'umiltà, la carità e la mansuetudine. [...]"

La teologia cristiana ritiene il demonio non solo un'allegoria del male, ma un reale spirito angelico che opera contro il bene, avendo scelto liberamente di non servire Dio e di usare contro di lui i suoi doni. Dio, secondo il Cristianesimo, è una potenza infinitamente superiore al demonio, in quanto suo creatore ed essere onnipotente, perciò fondamento del suo essere e della sua essenza (come per tutte le altre sue creature). Pertanto, la concezione cristiana di Satana non deve essere confusa, ad esempio, con lo Zoroastrismo o con qualsiasi altra concezione che opponga due principi equipotenti (cioè il bene e il male). Le ragioni che portano al rifiuto della possibilità di un doppio principio sono puramente teoretiche, come ebbe a dimostrare Sant'Agostino contro l'eresia del Manicheismo, che proponeva una visione dualistica della metafisica, divisa in parti uguali tra bene e male.

Il Cristianesimo non nega il male, ma vi vede la spiegazione del sacrificio di Cristo sulla croce: senza questo evento non sarebbe stato possibile nient'altro che il male, per l'uomo. Infatti ad un male apparentemente così vincitore è contrapposto un bene ancora più potente ("lì dove ha abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia" afferma San Paolo), il bene assoluto e vittorioso.

Con il Cristianesimo l'attenzione verso il male si sposta dai mali terreni, come cataclismi, terremoti e malattie, ai mali dell'anima, all'azione del demonio che non mira tanto a peggiorare l'esistenza terrena dell'uomo, quanto a farlo peccare e dannare in eterno, provocando la cosiddetta "morte secunda", com'è chiamata da San Francesco, ovvero la morte dell'anima.

La caduta di Satana secondo Gustave Doré

Tuttavia sarebbe errato costringere per intero il Cristianesimo nella posizione unilaterale già sostenuta da Platone (il quale ebbe comunque il merito enorme della sua scoperta come dimensione fondante dell'uomo), e tuttavia enfatizzata (per via di fattori storici e intellettuali) dal Cristianesimo medievale: la cura dell'anima non prescinde dall'attenzione verso il mondo, non è una fuga, al contrario, è il compimento dell'uomo verso il mondo e nel mondo.

Radice di tale punto di vista è il passo biblico in cui a Mosè viene ordinato di innalzare il serpente di rame, affinché gli Israeliti morsi dalle serpi nel deserto non morissero: Dio non elimina il male (fisico o metafisico) nell'uomo, ma gli dà invece i mezzi con cui affrontarlo e superarlo. Addirittura nel libro di Giobbe Satana si rivolge a Dio istigandolo a mettere Giobbe (paradigma dell'uomo giusto), alla prova.

Satana, come tutti gli angeli e come l'uomo, possiede intelligenza e volontà, pertanto la possibilità di scegliere se porre come fine delle proprie azioni Dio (corrispondendo a Dio e quindi permettendo l'instaurazione di una relazione d'amore), oppure no. Nel caso di Lucifero si tratta della prima infrazione. Tenendo ben fermo che l'uomo non è in grado di esulare dal proprio contesto spazio temporale, e che quindi la riflessione verte su un tempo eternamente presente (ovvero: la caduta di Lucifero e dell'uomo non è interna alla creazione fisica, quindi un fatto; è bensì uno stato spirituale), 'prima' che Lucifero si ribellasse non esisteva il male.

Sant'Agostino si interrogò a lungo sul problema del male, sulla natura del male. Per quel che riguarda il male morale: non si tratta di scegliere tra un bene e un male, bensì di decidersi tra un bene inferiore e uno superiore, in quanto nulla di ciò che è stato creato da Dio può essere detto cattivo, a meno che non ci si voglia assurgere a giudici della creazione. Non si può scegliere il male: si può solo scegliere male. Il peccato è un disordine dell'anima che invece di rivolgersi a ciò che è migliore, più elevato, si abbassa.

Satana nella tradizione islamica [modifica]

Nell'Islam, Iblīs (Arabo إبليس), è il diavolo principale. Appare più spesso nel Corano con il nome di Shaytān (الشيطان‏‏): Iblis è citato 11 volte e Shaytān 87 volte.
È il capo degli spiriti del male, e la sua personalità ricorda quella del diavolo cristiano. Disubbidì ad Allāh quando gli fu ordinato (come a tutti gli angeli) di adorare Adamo da Lui creato. L'obiezione da lui avanzata che Egli era l'unico degno di essere adorato, potrebbe apparire assolutamente corretta e iper-monoteistica se essa non fosse stata invece, incontestabilmente, un atto di disubbidienza, peccato massimo nei confronti di Dio.
Fu quindi cacciato dal Suo cospetto. Da allora è noto in ambiente arabofono islamico come Shaytān o Shaytān il lapidato ( Shaytān al-rajīm ), come affermato nel versetto 98 della sura XVI del Corano che riferisce l'episodio in cui egli aveva tentato Ibrāhīm (Abramo), o secondo alcuni suo figlio Isacco o Ismāʿīl (Ismaele), perché non ubbidisse all'ordine di Dio - che voleva mettere alla prova l'ubbidienza del Suo servo - che Gli sacrificasse il figlio.
Con la formula apotropaica musulmana Aʿūdhu bi-llāh min al-Shayṭān al-rajīm (mi rifugio in Dio da Satana "il lapidato"), sempre in ottemperanza con quanto prescritto da Cor., XVI:98, si usa avviare la lettura testuale del Testo sacro dell'Islam, facendola seguire dalla basmala che, salvo in un caso, premette qualsiasi sura coranica.
La lapidazione con pietre ( jimār ) di 3 diverse colonne nella zona della Aqaba di Mecca, nel corso della conclusione del rito canonico del hajj, costituisce uno dei momenti obbligatori della cerimonia e uno dei suoi momenti più spettacolari, anche se potenzialmente pericolosi a causa dell'affollamento e delle pietre che possono colpire i fedeli più a ridosso delle colonne che rappresentano appunto Shaytān.

Satana nella cultura popolare [modifica]

Per una discussione su Satana nella cultura popolare o nella fiction guarda Satana nel cinema.

Satana viene associato al Dio Sumero Enki / E.A. o al dio Ptah dell'Antico Egitto . Il nome Satana deriva dall'Ebraico Shaitan che significa avversario.

Anche nello sport, molte squadre, come il Milan, hanno un diavolo come simbolo.