LA FUGA DEL CAVALLO MORTO - 1993 (Gianfranco Manfredi)          recensioni

Al mio funerale sono arrivato in ritardo.
Avevo chiesto, nel testamento, un carro funebre tirato da quattro cavalli neri col pennacchio. Invece hanno caricato la mia bara su un carretto da campagna trainato da uno scoglionato ronzino a chiazze con la merda ancora appiccicata agli zoccoli.
Io me ne sto al riparo di un cipresso. Porto il naso, gli occhialini tondi e i baffi finti sul naso, gli occhiali e i baffi veri. Tutta questa plastica moscia mi incapsula il respiro. Alito sulle lenti. Il risultato è che il corteo funebre lo vedo lievemente alterato, come una scena girata con pellicola scaduta.
In prima fila barcolla la mia vedova, in nero, con la veletta. Grazie Sandra per aver rispettato le mie ultime volontà. Magari la gonna è un tantino troppo aderente e le calze nere un po' troppo sexy e i tacchi a spillo potevi anche risparmiarteli, comunque va bene lo stesso: non voglio che tu resti sola proprio adesso, visto che non lo sei mai stata per tutto questo tempo che ero sempre in tournée
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