LA STANZA DI MAURICE M. ROUMANI

Maurice M. Roumani

GLI EBREI DI LIBIA
Dalla coesistenza all'esodo
di
Maurice M. Roumani

INTRODUZIONE
Quando parliamo di storia della Libia, in realtà parliamo di vari avvenimenti che riguardano tre regioni geografiche ben differenti: la Tripolitania, la Cirenaica e il Fezzan. Tranne i periodi in cui questi territori si sono trovati sotto un unico dominio straniero, i dati storici indicano pochi, se non rarissimi, legami politici o economici.
Il termine Libia deriva dal nome della tribù berbera Lebu ed è stato usato dagli antichi Greci per definire tutto il Nord Africa a ovest dell’Egitto. La Tripolitania, che in origine finì sotto il dominio romano, un tempo era considerata parte del Maghreb. I legami di questa regione con il Vicino Oriente e con le sue vicende politiche risalgono al nazionalismo arabo che prese piede nel corso del XIX e XX secolo. La Cirenaica fu inizialmente colonizzata dai Greci e tradizionalmente si ritiene sia stata influenzata dai paesi del bacino orientale del Mediterraneo, soprattutto  l’Egitto al momento della nascita del nazionalismo arabo. Il Fezzan, separato dalle altre due regioni da centinaia di chilometri di deserto di sabbia e rocce, fu invece colonizzato da comunità seminomadi di origine centro-sahariana, che trasportavano merci a dorso di cammello tra i mercati centrafricani e quelli europei utilizzando i porti nordafricani, uno dei quali era Tripoli. Dopo la sconfitta italiana in Libia nel corso della Seconda Guerra Mondiale, il Fezzan finì in mani francesi, data la prossimità geografica con la Tunisia che era all’epoca protettorato francese.
Gli ebrei libici abitavano principalmente lungo la costa e, prima dell’unione del paese in un’unica entità politica, vivevano divisi nei due territori libici settentrionali, la Tripolitania e la Cirenaica, entrambe province dell’impero ottomano. La maggioranza viveva nella provincia occidentale della Tripolitania, mentre il resto abitava la Cirenaica a est.
Verso la fine del periodo ottomano, la comunità ebraica continuava ancora ad abitare le zone costiere, con i due terzi nella città di Tripoli.............
Dopo la conquista ottomana della Libia, gli ebrei vennero in contatto con altre comunità ebraiche dell’impero. Dal Marocco, dalla Turchia, dalla Palestina e fin da Salonicco in Grecia alcune figure influenti giunsero in Libia per assumere incarichi importanti sia in campo sociale che spirituale. Rientrarono a Tripoli anche alcuni degli ebrei deportati a Napoli dagli Spagnoli e anch’essi rivestirono ruoli di un certo rilievo nel commercio e negli affari comunitari.
In generale la dominazione ottomana diede nuova linfa all’ebraismo libico. Verso la fine del periodo ottomano la comunità poteva annoverare 69 tra rabbini, giudici religiosi e ambasciatori alla corte imperiale, figure che guidarono gli ebrei fino alle soglie del XX secolo.
In tutto il paese, nei centri urbani come nelle piccole località, la comunità ebraica organizzò una rete di confraternite che aiutavano i poveri, gli ammalati e fornivano educazione ebraica a bambini e adulti. La comunità costruì e mantenne 21 sinagoghe, 21 yeshivot e 19 luoghi di preghiera e di studio ospitati in case private.
Ma forze nuove incombevano all’orizzonte. Malgrado le autorità centrali ottomane si mostrassero favorevoli nei confronti degli ebrei, le relazioni tra questi ultimi e i musulmani si deteriorarono.  Gli ebrei furono vittime d’incendi dolosi, di attacchi omicidi condotti in pieno giorno, di saccheggi e rapine e i responsabili erano proprio le autorità locali e i funzionari governativi, che in gran parte agivano arbitrariamente e in aperta violazione delle leggi del governo centrale ottomano.
Nel frattempo, l’Italia era alle porte. L’impero ottomano aveva compreso le intenzioni italiane e quindi agì per garantirsi l’appoggio della popolazione locale, cercando soprattutto  di ingraziarsi la comunità ebraica con aiuti finanziari e con la nomina di Rav Eliahu Hazan di Gerusalemme al ruolo di rabbino capo, il cosiddetto Hakham Bashi. Rav Hazan rimase a Tripoli per quattordici anni (tra il 1874 e il 1888) e pur non avendo avuto modo di vedere la realizzazione delle sue riforme, queste ultime ebbero ripercussioni sulle generazioni future di ebrei libici.
Non appena insediato, Rav Hazan si rese conto che i rabbini e giudici religiosi locali non erano all’altezza dell’incarico, perché contrastavano le sfide lanciate dalle nuove forze che da decenni stavano attraversando il Nord Africa, sfide che provenivano dalle riforme ottomane, dalle capitolazioni e dalla penetrazione della cultura europea nella regione. Rav Hazan propose una serie di riforme del sistema educativo che tenevano conto delle innovazioni introdotte dall’Europa, idee che furono inizialmente contrastate ma che divennero poi, all’inizio del nuovo secolo, la base per la riforma dell’educazione..............
La colonizzazione della Libia ebbe un impatto in gran parte dirompente, spesso violento e largamente incoerente. L’occupazione partì come conquista militare, fu seguita da una serie di tentativi falliti di implementare riforme liberali, cui subentrò un decennio di pacificazione militare sotto il regime fascista, e finì in una vera e propria annessione accompagnata da colonizzazione agricola. I libici sostanzialmente reagirono con un rifiuto piuttosto generalizzato per resistere contro la presenza coloniale e le sue attività nel paese. La reazione si espresse a vari livelli: locale, tribale e territoriale da un lato (le varie regioni del paese cercarono in modo diverso di difendere interessi locali, soprattutto  in Cirenaica e nella cerchia tribale e religiosa dei Senussi) e sovranazionale dall’altro (Islamismo e Panislamismo, soprattutto prima e subito dopo la Prima Guerra Mondiale, e infine Panarabismo).
La minoranza ebraica assistette con timore al riemergere della politica locale tradizionale, un fenomeno inarrestabile innescato dal dissolvimento della compagine istituzionale e giuridica dell’impero ottomano cui era seguito un regime coloniale debole e inefficiente. L’o- rientamento  panislamico della politica libica aggravò negli ebrei i timori che venisse loro attribuito nuovamente lo status di dhimmi in cui erano stati relegati dopo l’invasione islamica della Libia. Ne derivò un generale distacco dalla resistenza libica e dalla coscienza nazionale che si andava sviluppando, anche se a livello economico e nell’amministrazione quotidiana delle aree urbane le relazioni tra arabi ed ebrei rimasero inalterate, lasciando a questi ultimi il ruolo di occasionali mediatori tra interessi locali e forze coloniali. Influenze internazionali di vario tipo, soprattutto  panislamiche e sioniste, unite a paura e disaffezione, fecero in modo che nella minoranza ebraica nascesse una forma di contro-nazionalismo.
Questo libro vuol dimostrare che gli ebrei libici, alla stregua di altre minoranze ebraiche nei paesi arabi e islamici, non erano in grado e, di fatto, non sopravvissero all’attacco del nazionalismo arabo e panislamico se non emigrando dai paesi d’origine. A differenza degli ebrei, altri gruppi etnici in Medio Oriente hanno invece continuato a vivere negli stessi luoghi in continua lotta con la maggioranza. La questione delle minoranze nei territori islamici prima, e in seguito nei moderni paesi arabi, rimane una spina nel fianco degli Stati arabi, principalmente a causa della loro cultura politica e del ruolo dominante della religione islamica.
D’altro canto, com’è accaduto al colonialismo europeo in altri paesi, i mutevoli interessi delle politiche coloniali italiane prevalsero chiaramente su quelli delle popolazioni indigene, incluse le minoranze. Il governo coloniale italiano cercò di trasformare gli ebrei libici in italiani o perlomeno cercò di adeguarli al modello degli ebrei italiani. Gli ebrei libici trassero benefici economici e culturali e, in certa misura, anche politici, almeno finché non furono applicate le Leggi Razziali del 1938. Per gli ebrei libici il passaggio dalla vita tradizionale a quella moderna subì un’accelerazione sotto il dominio italiano. La Seconda Guerra Mondiale e la conseguente nascita del nazionalismo arabo interruppero il processo di modernizzazione, che riprese solo quando gli ebrei giunsero in Israele negli anni Cinquanta e in Italia dopo il 1967.
Fu così che un’antica comunità, sopravvissuta a molti secoli di dominio straniero, venne definitivamente sradicata in meno di mezzo secolo e fu costretta a vivere in luoghi più sicuri.

NOTE

1. R. Simon, The Jewish Community in Libya in the Late Ottoman Period (in ebraico), dattiloscritto, Tel Aviv, 1978.
2. R. De Felice, Jews in an Arab Land. Libya, 1835-1970, University of Texas Press, Austin, 1985, p. 22
3. A.N. Chouraqui, Between East and West. A History of the Jews of North Africa, The Jewish Publication Society of America, Philadelphia, 1968, pp. 3-54.



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