La stanza di Vincenzo Rovecchio

Vincenzo Rovecchio

Luigi Prado II

Un grande dello speedway

a cura di   Vincenzo Rovecchio

 

Perchè tra i tanti parlare di Luigi Prado? Semplice. Il nostro non era attratto dal calcio, sfuggiva al basket, non voleva correre a piedi ed evitava accuratamente ogni altra disciplina sportiva. Amava ilrombo dei motori, l'odore della benzina e della nafta. Una "malattia" trasmessagli dal padre, Luigi Prado I. La famiglia Prado aveva un'officina in Via Perugino ed è lì che l'allievo del La Salle trascorreva la maggior parte delle sue ore. Ed il più delle volte, così diceva il padre, dimenticava di applicarsi nello studio. Non dobbiamo dimenticare, seguendo il nostro Luigino, che egli vede il suo primo sillabario a guerra iniziata (1940). Tre anni dopo a Tripoli giunge l'VIII Armata di Montgomery. La guerra, almeno per i tripolini, è finita. Ora bisognava andare avanti, anche se per molti, con tanta amarezza. Su molti la scofitta pesava.

Papà, Luigi I, ancora una volta si rimboccava le maniche. Ma riparare una vettura, una moto o un camion quando manca tutto è sempre più complicato. Ed allora, ancora una volta, che emerge, in quasi i settori della vita economica tripolina, l'estro italiano. d tutto si ricava tutto. Altro che riciclaggio, all'italiana , di oggi. E chi porta il suo mezzo da Prado lo ritira marciante. In ogni dove si cercano vecchie carcasse, si riciclano pistoni, guarnizioni, ogni pezzo di ferro o di latta vengono trasformati.

Luigi  Prado II cresce in quel mondo pieno di inventiva. Di tutto si può fare di tutto. Gli inglesi, intanto, hanno portato a Tripoli un nuovo sport : lo speedway. La prima pista ovale nasce a Bab Azizia Barraks, la caserma divenuta famosa, molti decenni dopo, per il bombardamento americano, ordinato dal Presidente Ronald Reagan, per dare, disse Washington, una lezione a Mu'ammar Gheddafi.

Il piccolo circuito era in terra battuta e riservato solo ai militari inglesi ed ai propri invitati. Nello stesso periodo i britannici iniziarono ad organizzare, tra lal loro truppa, un torneo di calcio al quale partecipava anche un undici italiano formato da prigionieri di guerra. Riapriva lo Stadio Municipale che, tra l'altro, vantava una pista ciclistica in cemento. Fu allora, tutto un fiorire di attività sportive. nel giro di qulache mese anche la Tripoli civile (arabi, italiani, ebrei, maltesi, greci) vide nascere , e rinascere, squadre di calcio, di pallacanestro, di ciclisti.

Nel 1948 l'allora Governatore della tripolitania, il Brigafiere Barklay, autorizzò il comando militare a costruire un campo di speedway in carbonella, cioè regolamentare, al molo sottoflutti. L'ovale , con relativa tribuna, sorse praticamente al termine del lungomare. Il sabato e la domenica il rombo dei motori dei "pazzi" dello speedway assordava tutta la zona. Di serata in serata anche i tripolini cominciarono a gremire la grande tribuna. Piano piano la passione dello speedway si diffuse anche nella comunità italiana.

La prima nostra squadra fu quella dei Diavoli Neri. La fondarono Rizzo, Presidente per molti anni, Orlando Di Blasi, Vincenzo Accetti, Tullio Mantovani, Nuvolosi, Messana, Torricelli e Michele Palermo. I Diavoli furono ben presto all'altezza degli inglesi. Lo speedway esplode. Vengono alla ribalta i Tigrotti, guidati dal grande Benito Scandurra, la Folgore ed i Cubs, quest'ultima squadra formata prevalentemente da libici.

Chiedendovi scusa per i tanti stop and go e flash back, torniamo al nostro Luigi Prado II. Siamo nel 1950. Luigino, sedicenne, comincia a cavalcare la moto da speedway e si fa subito notare. Nel giro di qualche mese ne diventa un protagonista. Se prima gli uomini da battere erano Mantovani, Mazzoni, Barva, Accetti ed una miriade di britannici, ora il "nemico" da piegare era il giovane Luigino.

Luigi Prado II

La stagione 1951 vede Prado vincere una serie infinita di gare e la prestigiosa Coppa Walker, successo bissato nell'anno seguente. L'ex allievo dei Fratelli Cristiani non sembra mai pago dei successi. Ha un pallino fisso: far crollare il record della pista detenuto dall'inglese Wallis. Ci riuscirà la sera del 24 agosto 1952. La cronaca di quella serata la traggo da un articolo di Vito Halfon, allora uno dei miei più apprezzati collaboratori al Corriere di Tripoli.

Ma prima dobbiamo dire che la sera del 24 agosto non sembrava la più adatta per una prestazione di grande rilievo. Per tre giorni, dal mercoledì al venerdì, Tripoli era stata investita da un tremendo ghibli. Forti raffiche di vento caldo, proveniente dal deserto, avevano trasportato sulla città un'immensa quantità di sabbia fine ed impalpabile. Il cielo era di un colore grigio-giallo, aveva offuscato, persino, la vista ai naviganti. Alcune navi furono obbligate a stare alla larga dalle coste della Tripolitania. La pista di carbonella fu coperta da uno spesso strato di sabbia. Ma non bastava! Il sabato scomparso il ghibli, arrivava il libeccio, quel vento umido mediterraneo che soffia da sud-ovest. La domenica sera l'ovale della pista sembrava una torta a base di cioccolata e crema. Era viscida, poco praticabile, veramente pericolosa. Qualche dirigente avanzò la proposta di non correre. Ragionava bene. I "matti" dello speedway, così li chiamavano scherzando, fecero spalluccia e decisero di scendere in pista. " Del resto, - disse più di un centauro - la gara è patrocinata dalla Croce Rossa Italiana".

Ed ora la cronaca di Vito Halfon. "Il famoso record di Wallis 57" e 5/10 è crollato? E' questa la notizia più sensazionale, da un a questa parte, che lo speedway ci abbia regalato. Sì, signori! Quel tempo del caporalino dei Tornados, che pareva a tutti (dico a tutti perché tra questi figurano dei tecnici di valore) una cosa impossibile e che i nostri più illustri centauri non sono riusciti a sfiorare, è passato domenica sera di moda. Si parla ora di 56" e 7/10, merito del non nuovo, ma giovane asso, Luigino Prado della Folgore, e vincitore dell'ultima Coppa Walker. L'abbassamento del record di 8/10 di secondo, che ha suscitato ovunque delle vivissime discussioni è, in fondo, un gran passo in avanti. Occorre sapere infatti che il metro con cui si misura il progresso di questo sport è il lento ma costante superamento dei primati dei tre giri di pista, ove sono protagonisti l'uomo e la macchina.".

Poi Vito Halfon ci parla delle batterie della serata. Pone in rilievo le prestazioni, più o meno brillanti di Earl, Ramadan, Shelba, Civita, Casella, Tilling, Mazzoni, Artiano, Barva e così continua: "Terminate le corse avviene la premiazione per mano del colonnello di Tripoli District, Walton, alla quale era presente il prof. Ciotola della Croce Rossa. Ma la nostra chiacchierata non finisce qui. Su proposta di uno dei circoli locali è stato chiesto al Comitato per lo speedway di verificare se la moto che si è permesso il lusso di abbassare il record ha un pistone regolare o meno. La macchina è stata quindi sequestrata e messa al sicuro".

Tralasciamo un attimo la cronaca di Vito Halfon per capire meglio del perchè della richiesta della verifica. Con il passare degli anni l'ex allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane era diventato uno dei migliori meccanici di Tripoli. Pistoni, fasce elastiche, rapporti e quanto volete, nelle sue mani si trasformarono a piacimento. E poichè le moto ammesse alle gare dovevano avere un motore a due tempi e la cilindrata non superiore ai 350 cc, per qualsiasi esperto con un'attrezzata officina a disposizione, non era tanto applicare qualche opportuna modifica al motore.

Torniamo alla cronaca di Halfon: "Ieri (cioè lunedì 25 agosto, ndr) alle ore 11,25 ha avuto luogo la verifica. presenti molti Diavoli Neri, qualche Tigrotto, rappresentanze, squadre militari, stampa e nessuno dei Cubs. La commissione esaminatrice, presieduta dal maresciallo Wilshaw, dopo mezz'ora di lavoro, ha emesso la sentenza: accusa infondata, pistone regolare con tutto il resto della moto normale. Occorre riconoscere che la vigilia di questa sentenza era stata densa di nebbie e nubi. Essa ha avuto il valore di una raffica di vento che spazza il cielo dalla nuvolaglia e chiama alla ribalta il sole. In altre parole, la verifica della moto, ha risvegliato da un incubo la massa degli sportivi locali."  

Torniamo a noi. La stupenda prestazione di Luigi Prado rese felici, oltre ai numerosissimi sostenitori, i compagni di squadra Mazzoni, Artiano, caraco, Carbé, Mulé, Aluia, Puglisi ed il fratello Aurelio. Quest'ultimo avviatosi allo speedway con la ferma volontà di imitare il fratello riuscì a gareggiare, ma solo con risultati discreti. ma quella di Aurelio è un'altra storia, che forse un giorno faremo raccontare allo stesso. Una cosa è certa. Aurelio alla moto preferiva, di gran lunga, la spider.

A conclusione vogliamo aggiungere che lo speedway andò avanti ancora per molti anni e che Luigi Prado II continuò a conquistare molti allori, sempre seguito e guidato dall'amico e consigliere della Folgore, Guglielmo Scianna.

Vincenzo Rovecchio

(Pubblicato sul notiziario “l’OASIi” n° 1/2005 - Gennaio - Aprile 2005)