LA STANZA  di  VITTORIO SCIUTO
  


Vittorio Sciuto
   


All’ombra del campanile della Cattedrale di Tripoli

Pubblicato su “Oasi”, Notiziario dell’Associazione Exallievi Lasalliani di Libia

Numero 110 / Settembre-Dicembre 2010


La solenne Cattedrale di Tripoli (Libia)

C'era  una  volta  la  Cattedrale  di  Tripoli.  Era dedicata al Sacro Cuore di Gesù, fu  inaugurata e consacrata al culto cattolico nei giorni 24 -26 novembre 1928 dal Vicario Apostolico della Santa Sede in Tripolitania, Mons. Giacinto Tonizza. La solenne cerimonia si svolse alla presenza del Governatore Gen. Emilio De Bono e delle più alte autorità  civili e gerarchie militari in Libia, colonia italiana  fin dal 1911, costituita da 3 Regioni: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Fino al 1920 i rapporti tra Governatore e Chiesa Cattolica erano stati tesi e non sempre benevoli, ma con l’arrivo di Mons. Giacinto Tonizza nel 1920 e del Governatore Giuseppe Volpi nel 1921, ci fu un sostanziale mutamento tra lo Stato rappresentato dal Governatore stesso e la Chiesa in Libia. Al garantismo e favoritismo verso le istituzioni religiose islamiche, subentrò la ricerca del consenso dei cattolici. Non era proprio “la Libia il luogo dove fare del’anticlericalismo”. L’antico desiderio dei Missionari Francescani di avere una grande imponente Cattedrale, una nuova Basilica, divenne anche progetto del governo che si fece promotore di questa ed altre realizzazioni nel campo dell’edilizia, sia per il culto che per le scuole gestite da Congregazioni Religiose, perché fecero scrivere le Autorità: “… il colono italiano per stabilirsi nel territorio libico vuole avere assicurati i benefici di due istituzioni che gli sono care e indispensabili: la chiesa e la scuola".

Il Campanile

La Comunità  Italiana  a Tripoli  negli anni ’20  aveva raggiunto le 25.000 unità ed andava aumentando rapidamente.Era arrivato il momento per erigere un grande tempio del Cattolicesimo, sull’esempio delle Basiliche che i Bizantini dell’Impero Romano d’Oriente avevano costruito ad Apollonia (Cirenaica) nel IV-V sec. d. C. Nel gennaio 1923, scelto il terreno, fu posta la prima pietra della Cattedrale. Il giornale“ L’Idea Nazionale” riportò alcune affermazioni delle Autorità:“La cerimonia odierna segna una risorta coscienza nazionale. In tempi di politica coloniale si credette che per non offendere la religione dei nativi musulmani, l’Italia dovesse in questa terra rinnegare ed umiliare la propria fede oggi qui per volontà del popolo e del Governo sorgerà la grande Basilica, non più dissimulata, ma splendente di marmi alla luce del sole”. Più tardi fu innalzato il Campanile, alto 60 metri, sormontato dalla Croce di m. 4,70. Fu ultimato nel  dic. 1931 ed inaugurato nell’Epifania del 1932  con la benedizione delle 5 campane prodotte dalla Fonderia Fr.lli  Barigozzi. A realizzarlo furono le Imprese “Risveglio” e poi la Società Chini. La Basilica, contraddistinta dalla linea architettonica  classica romana, si  imponeva per dimensionied altezza nell’omonima piazza sita nel cuore della città nuova, dove  sorgeranno  il Palazzo delle Poste, e la Sede dell’INPS attraverso le cui arcate e gli zampilli della caratteristica fontana, si intravedevano i fioriti giardini ornati di palme e l’azzurro del mare. Qui nella piazza, convergevano alcune delle principali arterie: Corso Vittorio Emanuele III con il vecchio Palazzo del Municipio incorporato nel Palazzo delle Poste, Via Vittorio Veneto e via Luigi Mercatelli (primo Governatore della Libia) collegata alla rotonda della fontana della Gazzella, di fronte al Lungomare Giuseppe Volpi.


Fontana della Gazzella e via Luigi Mercatelli verso  Piazza della Cattedrale. Sullo sfondo  il maestoso campanile alto 65 m.


Poco distante, alla fine del Corso Vittorio Emanuele III, sul Viale Regina Margherita a poche centinaia di metri alle spalle della Cattedrale, sorgeva il Palazzo del Governatore sede del Maresciallo d’Italia Italo Balbo dal 1934-1940, costruito in stile architettonico arabo, completato giusto in tempo per l’arrivo a Tripoli nel 1935 del Vicario Apostolico Mons. Camillo Vittorino Facchinetti successore di Mons. Giacinto Tonizza. Tra il Governatore ed il Vescovo fu subito “intesa”, sicché mentre l’economia progrediva a vista in tutti i settori, dall’edilizia all’industria, dalla scuola alla sanità, dall’agricoltura alla zootecnia, di riflesso si costruivano nuove chiese e sorgevano istituti religiosi ed opere pie, senza trascurare le moschee e le scuole coraniche.
La Cattedrale per i cattolici era la Casa di Dio, il simbolo religioso, come la Moschea Karamanli di Suk El-Muscir,  costruita dagli Ottomani nel XVIII sec. era la Casa di Allah per i musulmani.  La libertà  alla popolazione di  professare  la propria  religione  era garantita dalle Autorità. La sinergia indotta dall’intesa tra il Governatore ed il Vescovo, culminò nel novembre 1937 in un avvenimento eccezionale nella città di Tripoli, centrato sulla Cattedrale, che ebbe grande successo e ripercussione internazionale: la celebrazione del “XII Congresso Eucaristico Nazionale e il I internazionale”, presieduto dal Legato Pontificio Card. Angelo Dolci. Per l’occasione giunsero a Tripoli oltre 50 Vescovi, il Card. di Napoli Alessio Ascalesi, il Card. Camillo Caccia Dominioni in rappresentanza della Curia Romana e decine di religiosi delle colonie. La cerimonia si svolse in cinque giornate, comprese due notti nella Cattedrale e nella Chiesa di S. Francesco. Molto partecipata dal popolo fu l’adunata al Teatro Miramare, solenne il Pontificale sulla piazza della Cattedrale ed imponente la processione di chiusura per le vie della città e l’incantevole lungomare.
Nel 1951 dopo l’indipendenza della Libia sotto il regno di re Idris Al-awal, la piazza della Cattedrale come era nella logica del cambiamento, fu rinominata Maidan Algiazair (Piazza Algeria) e le strade concomitanti cambiarono nome, la più importante Corso Vittorio Emanuele III divenne Giaddat Istiklal (Corso Indipendenza) , ma la Cattedrale continuò ad essere tempio di culto cattolico e sede della Missione Francescana. Poi nel 1970, un anno dopo la Rivoluzione Libica e l’instaurazione della Jamahira Islamica Libica, la Cattedrale fu confiscata alla Missione Francescana e trasformata in Moschea con l’applicazione di alcune modifiche strutturali ed estetiche. Per adeguare l’edificio al culto canonico islamico, furono rielaborate le cupole ed il campanile e le croci furono sostituite dalle mezzelune. Giaddat Istiklal, già Corso Vittorio Emanuele, divenne Sciara Mohammad Magarief. Un fatto simile era successo nel 1453 alla Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, quando la città bizantina fu conquistata dai Turchi (Ottomani) e ribattezzata Istanbul. Ma perché stupirsi, la storia è anche cambiamento conseguente agli avvenimenti che la determinano e la Cattedrale di Tripoli era troppo esposta, maestosa ed imponente per non seguire questa transizione in uno Stato islamico. E’ confortante che sia rimasta un luogo di culto. In quella Cattedrale, nei 42 anni tra 1928 e il 1970, si sono svolti migliaia di riti religiosi: battesimi, comunioni, cresime,  matrimoni, messe festive, funerali … e nelle solennità vi hanno celebrato i Vescovi che si sono succeduti: Giacinto Tonizza, Camillo Vittorino Facchinetti,  Bonifacio Bertoli e Attilio Previtali.  E’ stata la sede della Curia Vescovile e della Missione dei nostri amati Frati Francescani, rimasti impressi nella nostra memoria a partire da più umili, come il sacrestano fra Angelo Monti, l’assistente sociale dei ragazzi fra Salvatore Ghidini, gli intraprendenti parroci Venanzio Filippini, Umile Oldani, Cecilio Colpani, Giovita Dossi, Michele Marini e tanti altri intraprendenti frati come Illuminato Colombo poi Prefetto Apostolico di Misurata, gli infaticabili Giacinto Ravasi, Ignazio Sala, Goffredo Arsuffi, Mariano Di Mauro….. la Diocesi di Tripoli era stata assegnata nel 1908 alla Missione dei Frati Minori Francescani Lombardi. Alla Cattedrale, per restarci o in transito per altre chiese della Tripolitania, tra il 1928-1970 ci sono passati molti frati missionari francescani.


Il cortile dell'oratorio all'ombra del campanile


Il Circolo della Cattedrale

Ma non è soltanto di quello che succedeva dentro la Chiesa, bensì anche di quello che succedeva appena fuori dei suoi muri che voglio raccontarvi, anche se le due attività “dentro e fuori” erano strettamente collegate da un efficiente organizzazione composta da laici e religiosi. E’ dell’Oratorio della Cattedrale di Tripoli che voglio parlarvi, e quando si dice “oratorio” si pronuncia una parola carica di significati e contenuti che affiorano alla mente come un fiume, dilagano, straripano. La mente rievoca le immagini lontane 50 anni, dimostra- ndo che può restare giovane anche quando il corpo mostra i segni del tempo inesorabilmente
Il cortile dell’oratorio all’ombra del campanile trascorso, ma l’inevitabile emozione non  ne agevola la messa a fuoco. Lo spazio del cortile tra il campanile e la chiesa conteneva giusto un campo di basket, bordato su un lato da eucalipti, che serviva per tutti gli sport, incluso il calcetto che utilizzava come porte i telai tubolari portanti dei canestri. Piccole le porte larghe all’incirca due metri e piccola la palla adottata, l’arbitraggio era affidato al buon senso comune. Il campanile che proiettava lunghe ombre nel cortile tranne quando il sole era allo zenit, offriva attorno a sé uno spazio utile per gli allenamenti degli atleti delle varie discipline sportive, ma anche per le feste dei ragazzi come la ricorrenza del patrono S. Luigi Gonzaga del 21 Giugno, e le feste dei parrocchiani. La funzionalità dell’oratorio era il risultato della disciplina, dedizione ed educazione di ragazzi e giovani iscritti al GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) che frequentavano quel sano ambiente dove si nutrivano dei valori civili e religiosi, praticati per primi come esempio dai loro assistenti sociali. L’oratorio della Cattedrale era un Circolo di attività sportive, ricreative e religiose che richiamava molti giovani della città assieme agli iscritti di altri oratori o Associazioni:  S. Francesco, S. Antonio, S. Camillo, la Salle dei Fratelli della Scuole Cristiane, o Circoli di vari Istituti di Suore. All’oratorio della Cattedrale ci arrivai dopo la guerra, nel 1945 all’età i sette anni quando era vescovo Mons. Camillo Vittorino Facchinetti, che ebbi l’onore di servire come chierichetto nelle sue messe solenni. All’età di dieci anni fu lui che mi cresimò segnandomi con l’olio santo ed un buffetto sulla guancia. Quando arrivai all’oratorio ero un ragazzo di campagna dove avevo vissuto fino allora, ed anche se possedevo una palla da prendere a calci non sapevo in cosa consistesse il gioco del calcio, fino a quando non mi capitò un piccolo buffo “incidente”. Alcuni coetanei mi arruolarono nella squadretta che un pomeriggio disputava una partitella nel cortile e mi misero in porta. Successe che al primo tiro della squadra avversaria non feci una mossa per parare la palla che mi passò di lato rotolando lentamente ed entrò in porta al grido di goal! Così scoprii il calcio e come folgorato lo adottai fino a 20 anni, quando, conclusi gli studi, iniziai a lavorare.


1955: Squadra di calcio Juniores del Circolo Libia (Cattedrale)

In piedi-sx: Salsedo, Manuli, De Luca, Reitano, Aprile, Cottone

Accosciati-sx: Fenudi, Belligoli, Carotti, Sciuto, Cnquemani

Calcio Circolo Olimpia (Cattedrale) campione CST-1956

In piedi-sx: Salerno, Gumina, Aprile, Marotta, D’Anna, Fenudi,

De Luca / Accosciati-sx: Zancanaro, Sciuto, Albanese, Cottone, Cinquemani




La mia attività sportiva impegnata ebbe inizio nel 1952 con l’avvento del CST (Centro Sportivo Tripolitania), un organismo in cui confluivano i Circoli Sportivi delle Parrocchie, fortemente voluto da Mons. Bonifacio Bertoli ed organizzato dal compianto Silvio Peluffo (1924-2007) che ne fu il primo Presidente. All’inizio il Circolo Sportivo della Cattedrale si chiamò Libia (1951), poi dopo l’indipendenza della Libia (1951) come era ovvio tale nome fu cambiato in Olimpia (1957). Oltre al calcio le rappresentative delle Associazioni Cattoliche cittadine disputavano, sotto l’egida del CST, tornei di basket, pallavolo e ping-pong. Il “campo sportivo” dell’oratorio della Cattedrale in quegli anni era il cortile esterno delimitato dai muri della Cattedrale, dagli annessi edifici parrocchiali e dalla recinzione confinante con la piazza e le strade comunali, via Vittorio Veneto e via Aldo Rosselli, dove era posto il cancelletto d’ingresso. Nel bel mezzo di quel cortile sorgeva l’ardito campanile, innalzato al cielo nell’intento di un contatto divino attraverso la croce sulla guglia che era il punto più alto della città. Ora con lo sviluppo edilizio, è possibile che la mezzaluna sostitutiva non altrettanto alta m. 4,70 come la croce abbia perso questo primato. Appena sotto la croce il vano delle campane a vista, orgoglio della comunità cattolica che diffondevano nella città ora note liete e solenni, ora meste e tristi a seconda delle cerimonie in concomitanza delle feste, processioni, riti funebri. Inizialmente nel 1952 ho giocato nella squadra di calcio Juniores e dopo qualche anno nella squadra Seniores nel ruolo di difensore. Alla domenica dopo la messa si svolgevano le partite nei campi sportivi del Gas, Ferrovia, Ittihad, ed alcune volte contro squadre giovanili libiche, come campioni CST in carica, lo Stadio Comunale. Dopo 50 anni, le immagini di quegli eventi sportivi si accavallano nella mia mente e mi accorgo che fatico ad ordinarle cronologicamente senza ricorrere ad uno sforzo di memoria.
Per fortuna ho conservato alcune rare foto in bianco e nero, custodite gelosamente in un cassetto che mi aiutano a ricordare. Allora le prendo e così prima di congedarmi mi concentro sul calcio che fu la mia passione sportiva. Mi rivedo con i miei compagni negli allenamenti serali sotto quel campanile, seguiti da allenatori con la mania del pallone come Carta, Cinquemani, Cottone e rivedo gli incontri con le squadre che prendevano parte al Torneo annuale CST
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Alcuni avversari erano “giovani promesse” come Pecora, Ragonesi, Agosta, Moro, Calandra ed altri della mia stessa squadra lo erano D’Anna, Manuli, Marotta, De Luca, Gumina.



1957: Squadra di calcio del Circolo Olimpia (ex Circolo Libia della Cattedrale). In piedi da sx: Brignone, De Luca, Aprile, Bellini, Gumina, Sciuto, Salerno, P.Cottone (allen.). Accosciati  da sx: Ferrini, Catania, Rocca, D’Anna



Un avvenimento in particolare emerge sugli altri evocato da una foto: la grande festa sotto il campanile in quel giugno 1956 quando la mia squadra della Cattedrale (Olimpia) vinse il trofeo CST. Eravamo stati bravi, avevamo pareggiato 2-2 con La Salle, e nella partita decisiva battuto 3-2 il S. Camillo. La foto della festa accende in me il ricordo di quell’ardito campanile dove con fra Angelo  ho suonato le  campane, all’ombra del quale ho condiviso momenti felici intrecciati tra sport e partecipazione cristiana. Come spesso accade dopo tanti anni, l’immagine fissata in una foto può più delle parole che tentano di illustrarla ma restano soffocate dall’emozione. A volte basta ad innescare altri ricordi che emergono alla compiaciuta memoria, ed allora mi accorgo come recita il poeta dell’oblio Giacomo Leopardi che: “il naufragar m’è dolce in questo mare”.


Giugno 1956:  all’ombra del Campanile della Cattedrale  si festeggia la coppa CST-calcio  alla presenza del parroco Padre Cecilio Colpani e del Presidente del Circolo Sportivo, Mario Comastri



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