MIMOSE...

alle colleghe "maestre"

MIMOSA

Prodigio terrestre

Di recente fama,

stupisco di te

spesso

e mi inebrio

al tuo atomo giallo

solare

segnato già

di primavera.

Filigrana

di luna

ti vedo la notte

pettinare il vento

nel frastaglio verde

delle foglie.

E oggi

per segno ti colgo

prezioso atomo giallo

e a mani di donna

ti affido

in dono cordiale.

 

 

OTTO MARZO

Fu la stagione della grande neve.

l’inusitato si’accampo nell’aria

e per le terre giacquero

muti paradossi di candore.

La vita tutta si smarrì

nei cumuli dell’impotenza

e non pareva di venirne fuori.

Poi fu il disgelo delle angustie

ed un pulsare facile di giorni

fino alle soglie della Primavera.

Otto di marzo : una mimosa d’oro

mi chiama il gioco d’inventarti ancora

bella di forme e dolce all’infinito.

Di sereno cobalto ti dipingo

ti cedo spazi dignità poteri…

Tu non smaniare d’urla nelle piazze

gonfia le vene d’ira e di veleni.

Otto di marzo e colgo nel tuo segno

quest’atomo di sole già fiorito.

 

 

VERTIGINE

Il brusio

di lontani opifici

appena sfiora

la mia notte insonne

come remoto sesquipedale

a conforto di antichi

suoni d’organo.

Né il ticchettio ostinato

Di una sveglia,

né il fervore antelucano

dei galli

scalfiscono anche poco

il mio sentire

mentre arde

la luce del tuo volto

e soave scorre l’onda

delle tuo parole

che armonizzano lo spazio

intorno a noi

e piacevole incombe

la vertigine aperta

del tuo sguardo.

 

 

SIBILLA

Per intime strade

ineludibili e care

continuo a cercarti,

mimosa raggiante

ed ombrosa,

indecifrata sibilla

di questi miei

piccoli giorni.

Con ansa diuturna

esploro i tuoi luoghi

di cielo e di carne

sfiorando

la gioia talvolta

di un placido andare

sui teneri prati del cuore

 o il nero affondare

 nei gorghi

d’insonnie brucianti,

di eterne vigilie…

E tutto è già scritto!

 

 

DOVE LIEVITA IL SOGNO

Pensieri e parole usurati

nell’intima affabulazione.

Sto dentro a un limite

di gonfi umori

dove lievita il sogno

e mi estenua

ogni gesto inespresso

quando fragilmente mi correlo

a te sbrigliata creatura

che appartieni all’orizzonte.

Tu mi cresci nell’anima

e ti alimento ogni giorno

di magiche finzioni

come ogni giorno

nel trepido gioco dei presagi

raccolgo i segni dell’ineludibile.

Non accarezzerò il tepore

sinuoso del tuo corpo

né cercherò

sulle tue labbra il miele.

Resto a difficili equilibri

sul crinale sospeso

del tuo sguardo

che forse mi sorride.

 

 

NEL GORGO

Il tempo di muovere a te

i miei passi gioiosi,

il tempo solo di sfiorare

i caldi bagliori dei lunghi capelli,

e sono nel gorgo

degli occhi tuoi intensi,

le iridi sparse di schegge dorate.

Gli sguardi perduti

in un mare di intese sfioriamo

l’essenza di cose ineffabili,

mentre onde dolcissime

e folli scompigliano

i ritmi del tempo. Fluiscono

assidue le linfe del vivere

cercando un approdo

ad attimi eterni.

E mentre ti porgo

minuti frammenti gioiosi,

non trovo ragioni di vita

alla spenta realtà

che forse ci attornia,

Mimosa di grande malie.

 

 

                                                                 

CALDE LUMINARIE

Prima cosa, ricordi?

fu l’ingaggio prepotente

degli occhi

e della voce, poi, con un “ciao”

per molti modi oltre

i codici consueti. E già arano accese

luminarie nell’intimo

calde e numerose

a sostegno di concordie

fluite da scaturigini profonde.

Era intenso il sapore del tempo

nelle transumanze

che si assidue si compivano

tra spirito e corpo.

E tutto era abbrivio

a moti festosi

sia della mente

che delle emozioni.

E tutto a lungo ancora

perdurava

in gioia di memorie,

Mimosa dei miei innamoramenti.

 

MI BUTTO A DIVINARE

Mi butto a divinare,

seguendo trame di oscuri tarocchi,

quale sarai se nuovamente

ti verrò ad offrire

altri modi altri spazi altri pensieri.

Se, come ieri, di nuovi lacci

mi vorrai intrigare

quando più forte ti dirò la voglia

di cercare in arcipelaghi remoti

i dolci anfratti delle intese estreme.

Sto dunque a divinare,

intempestivo e sprovveduto aruspice,

se mai vorrai patire

i cabotaggi lievi dei miei sogni

intorno agli orli inquieti del tuo mare,

sottile tu e sapiente a rivelarti,

talora un poco e poi a fuggire,

seguendo l’onda di copioni antichi.

E resto ancora incerto a presagire

se un giorno forse ti coordinerai

al moto a volte folle del mio umore,

forza bisesta che ti vuol guidare

verso quell’introvabile paese

dove nessuno mi paga le spese

d’ogni piacevolmente trasgredire.

Quale sarai mi butto a divinare…

 

 

GIOIOSO ASSILLO

Immanente gioioso assillo

che affetti sempre nuovi

in me alimenti,

lasciami ad un riposo

di acque chiare

lungo i tuoi sentieri di cometa.

E lungamente lasciami

indugiare in campi

di libere emozioni. Conosce

paradigmi di bellezza

ogni tuo aspetto

e armonia a me nota

sono i tuoi pensieri.

Da luoghi d’estasi

invocheremo insieme

il vento blu degli arcipelaghi

perché dissolva il fibrillare

acceso delle tue emozioni

e dissipi memorie d’afflizione

velo di nebbia a volte tra di noi.

Consegnerò poi lieve

alle tue forme

l’infallibile magia

di antichi balsami

contro l’improntitudine del tempo.

       

 

SARA’ CON TE

Non adombrarti se parto:

tu sai che il poeta ha sempre

cavalli sellati all’evenienza

e muove improvviso alle sue mete

per abbrivi di vento inopinati.

Io poi farò ritorno, dai quadranti

del sogno e della terra,

piegato da invincibile attrazione

perché essendo al mondo o cosa

io non so trovare che ti rassomigli.

Sarà con te ogni altro viaggio,

ogni futuro inabissarci

a prolungare le rivelazioni

dentro ai gorghi dell’anima

luogo nostro d’incontri consueto.

Sarà con te ogni dolce soppesare

nella complice intesa  degli sguardi

le risonanze accese del sentire.

Sarà con te il morire delirando

al fondersi dei corpi.

Ma tu non adombrarti

se oggi parto: un vento estroso

mi chiama ad altra via.

 

 

SOLAMENTE PER TE

Ho a noia le cose ordinarie.

Per questo ormai ti chiederò

un anno sabbatico, che so?,

una licenza speciale.

Poi andrò per il mondo

a cercare ogni inedito gesto

solamente per te.

Ruberò fantasia

agli arabeschi di ghiaccio

e al marezzare esausto

della sabbia sulle dune.

Carpirò fulgore ai diamanti

ed esatta sapienza

alle sincronie silenziose del cosmo.

Ti porterò come dono cordiale

la mai sopita emozione

raccolta sull’antico marmo

che custodisce nel tempo

il sonno lieve

di Ilaria del Carretto.

Cercherò  ovunque e nel vento

risonanze fedeli di te.

 

 

FU NEL SOGNO

 Il sogno non tradiva alcuna data

né memoria di luoghi o di linguaggi.

E fu in sogno che, forse a Samarcanda,

mi impegnai nell’acquisto di tre donne.

Ho comprato Armonia,

specchio dell’anima. Defilati

dal tempo, a volte traduciamo

(lei con guizzo divino di chi è donna,

io con placide trame di ragione)

gli eterni teoremi del pensiero

e insieme la magia delle emozioni

che sono giovani perennemente.

E ho comprato Prassede,

garante della mia solidità.

Lei zavorra benevola i miei voli,

salvandomi da impatti rovinosi.

Le mi impania delle sue certezze,

affrancandomi dal dubbio che corrode…

E’ seguito poi l’acquisto di Selvaggia,

fantastico animale che offre

disinvolta i giochi delle forme

 e sa astuzie di tessili artifizi

di contro alla mia fragilità.

Lei mi impegna in cacce trafelate

e poi fugge ammiccante…

Fu un incubo il risveglio: io mi cercavo

inquieto tra i dilemmi d’incarnate

metafore, diviso da me stesso

e sprofondato nella sensazione

che il fragile vento della vita

accadesse sovente a me lontano…

 

VORREI DIRTI DI SIRIO

Vorrei dirti di Sirio, meraviglia

di queste algide notti boreali.

Periferica un poco al firmamento

e prossima all’archètipo di Orione,

radioso fantastico teorema,

mi sorprende di luci diamantine

al modo stesso che tu fai con me.

Resto avvinto al complice ammiccare

dei tuoi occhi e dell’astro silenzioso,

fin quando si fa tenue e poi si spegne

la metafora vaga che ti lega

allo struggente fascino di Sirio.

Tu splendi sempre e non conosco nube

che possa mai sottrarti ai miei pensieri.

Tu nell’intensità di una stagione

sprigioni chiarità che non sa dare

la millenaria luce delle stelle…

Più non dirò di Sirio: lei non ha

il profumo che effonde la tua pelle. 

 

NEMICA PRESENZA

Trafittura d’agavi marine

e il cozzo sempre a ruvide barriere

la sorte dei miei approdi trafelati.

Nemica presenza ti ritrovo,

ottusa ancora a generare un’eco.

Starò alla posta sotto le tue mura

a macerare ansie di confine

e a tessere avventure allucinate.

Precario ed intenso mi riattiverò

al cigolio, chissà, di qualche ponte

e al passare dell’astro peregrino

ti scriverò, io credo una canzone

per dirti di questo fibrillare

che mi prende invincibile al pensarti.

Svilite le memorie dell’assedio,

 
 

UN NUOVO SOLE

Rimane come fatto della Genesi

quel tuo inimitabile saluto

da cui sono a lungo scaturiti

giorni densi di vissute meraviglie.

Andavamo per mare confortati

da piacevole brezze, scandagliando

gli incanti dei nostri sentimenti.

Andavamo per mare, sostenendo

chi più incerto vedeva l’orizzonte

e precario incontrava il veleggiare.

Il tempo si muoveva con dolcezza

sotto astri benevoli e radiosi.

Ignota ci era l’ansia dell’approdo

e di affidare l’ancora alla fonda

perché era un sogno immenso questo mare.

Poi d’improvviso tutto naufragò:

un nuovo sole ti ha sedotto gli occhi

e io mi sono trovato alla deriva 

nel buio ostile dei quadranti ignoti.

Andar per mare diventò tristezza. 

 

FARFALLA NOTTURNA 

Al nuovo schiudersi delle mimose,

i sogni trasmigrano più fitti

e tra le forre di un sogno desolato,

mi sei apparsa tu, rasserenante,

vestita solo della tua bellezza.

Ricordo, avevi palpiti di stella 

e capelli lunghissimi e disciolti.

Tensioni impercettibili di pelle

stendevano il sorriso sul tuo volto

e gli occhi poi invincibilmente

scioglievano nel cuore i sentimenti.

Con movenze di giovane felina,

governavi gioiosa ogni a te nota

risorsa del corpo e della mente.

Farfalla notturna, un po’ stordita,

mi volavi all’intorno e m’illudevi

di essere la tua luce… Poi dentro

ad un nesso imponderabile del tempo,

corto o lunghissimo che fosse,

abbiamo scritto capitoli errabondi,

scialando largamente in emozioni

nei siti intelligibili del bello…

Diagnosi amara: interferenza onirica.

Svanito pure il nome tuo di stella.

 

 

 

DOVE RILUCONO I DIAMANTI

Nella quiete di luoghi interiori

dove ogni indizio del bello

si dilata a risonanze profonde

 io invento canzoni per Te,

vertiginoso empito di fiume

che irrompe veemente nei miei occhi

fluitando nuovissime emozioni.

Per te, radicata presenza

di ogni istante, che esalti

di sapori le mie ore.

Per TE, a volte inintelligibile segno,

votato a proposte di ori e di orpelli,

di slanci o di moti a ritroso.

E per Te, ancor più, quando schiudi

provvisori spiragli sul tuo mondo,

abisso del richiamo prepotente

dove rilucono i diamanti.

Se Tu vuoi, mia eventuale regina,

ti porto via da ogni fragore

per navigare a paesi lontani. 

 

COME DA NAVE A NAVE

Come da nave a nave per mare

trasbordano alfabeti, così

all’incrocio casuale del tuo sguardo

ho colto urgenze di rivelazione.

Di seguito poi hai replicato

un flusso lento di sussurrati eventi

a dirmi del tuo correre alla vita,

le passatoie stese al suo splendore.

E tu subito interprete stordita

di storie simultanee e molti amori,

e poi nell’asfissia di troppi abbracci,

in giorni gonfi di lividi e fratture

che consegnavi a me per un tuo sollievo…

Ma d’improvviso fonte inaridita,

null’altro più hai distillato

se non iati di tempo amari e vuoti.

Inaspettata un giorno sei risorta

 nelle coordinate accese di una “mail”

per poi tornare ancora spenta e morta

(eppure troppo viva in questa morte).

Di quelle poche sei che inducono

all’arsura, come agonia sottile

di abitare dentro a palpiti comuni.

Ori vaghi larvale nei miei sogni

ed io sto attento al gioco degli eventi

se mai ti riconsegnino alla vita. 

 

AMICHE DEE

Assolto da ogni carico di crucci,

andavo lieve al transito,

e alla pesata fatidica del cuore

d’intesa già con l’ammansito Anubi.

C’era scritto per altro

sopra le arcane tavole dei morti

che quel cammino prevedesse inghippi.

E fu alla curva di un preciso giorno,

un qualche cosa dopo l’ora terza,

che amiche dee da sempre venerate

mi hanno chiuso il passo risolute

e fui persuaso a un’ultima pesata.

Così su un piatto io ho depositato

le fiere mie ragioni, i miei principi…

Le dee, nell’altro, al posto della piuma,

 il carico pesante degli affetti,

la gravità di cose imponderabili…

Al sussulto di un’impari bilancia

si è levato un canto, un epicinio.

 

 

FRASTUONO DI PAROLE

Al transito di ore senza pregio

divago per viottoli discreti

a celebrare insieme eventi

d’anima e brividi di carne.

Tu che sei il palpito del bello,

mi accogli come vate e guaritore.

Io inoltro passi dentro ai tuoi pensieri,

fra segreti da sempre disvelati,

dilatando oltremodo per entrambi

la percezione stessa della vita.

E commisuro il peso d’ogni cosa,

le risonanze e gli echi più profondi,

mentre ci impegniamo a patteggiare

i limiti del gioco, anticipi ed indugi,

algori ed incandescenze, e se

e quando calare le carte dell’azzardo.

I messaggi fluiscono vitali e ormai

non resta che un tenero diaframma

tra di noi, complici adesso nel vaticinare

chi mai per primo lo andrà a scalfire…

Tra le sommesse intese pulsa ostile

il cinico orologio della vita

al cui battito oppongo risoluto

questo caldo frastuono di parole. 

 

 

IL MIO CANTO PER TE

Partitura ricolma

di segrete armonie,

io lo so che mi attendi.

Non somigli per nulla

alle femmine cover

che bastano in tutto a se stesse.

Fiduciosa mi offri sul rigo

le note di quello che sei

perché io le conosca

e le canti, le traduca

alla vita dei suoni.

In misura di segni più gravi

discerno equilibri profondi,

al contrappunto sovente

di svelte biscrome

che glissano dolci ed allusive 

a intonare le tue frivolezze.

Invece, al di sopra del rigo,

si incrina talvolta la voce

se affronta i crescendo convulsi

delle tue incongruenze divine…

E sto attento che nulla mi sfugga

perché nulla proponi per caso.

Già ti vedo in attesa dell’eco

che ti rimoltiplichi il canto,

il mio canto per te.