LA STANZA  di ANTONIO STEFANILE 
  

Antonio Stefanile 
   

 

Cari amici e fratelli tripolini,

 
non avrei mai immaginato che la lettera pubblicata su l’oasi in memoria di Nagib Bughdadi, 

Nagib Bughdadi

studente lasalliano, suscitasse tante emozioni a molte persone. Per prima cosa ringrazio di cuore fratel Gip (fratel Giuseppe Volpati) per avermi dato questa bellissima occasione. Non potete immaginare la mia commozione ed emozione quando, a distanza di uno o due giorni dall’uscita del notiziario, una mattina squilla il mio cellulare: rispondo e, con incredulità e stupore, dalla linea opposta si è fatta conoscere, parlando in italiano, la figlia di Nagib: Farruha, che chiamava da Tripoli. Mi ringraziava commossa dell’articolo su suo papà; sinceramente non so come abbia avuto l’OASI, so solo che nel sentirla anche a me son venute giù le lacrime. Abita a Gargaresh e, quando le ho detto che a Padova a casa dei nostri grandi amici Guido e Maria Di Gloria facciamo delle tavolate tripoline con amici tripolini a base di cuscus, shorba, macruna e basin, non ha esitato ad invitarci da lei a Gargaresh, quando a Tripoli e in tutta la Libia sarà tornata la tranquillità e la pace per tutti, inschallah.
Oltre alla figlia di Bughdadi mi hanno chiamato dalla Grecia Anna Gerakis, tripolina ‘patita’, e il fratello Michele. Anche loro contenti e commossi dell’articolo sulla memoria di Nagib. La famiglia Gerakis a Tripoli era molto amica della famiglia Bughdadi. Oltretutto quando io e Nagib frequentavamo la 3° media all’Istituto La Salle dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Michele era in 2° media.
Anna Gerakis è venuta in Italia nel Giugno scorso e ci siamo incontrati a Padova presso la famiglia Di Gloria. Maria ci ha preparato una tavolata con ogni ben di Dio, a cominciare dal cuscus freddo, una squisitezza: la signora Maria in cucina non si smentisce mai, specialmente nei piatti tripolini.
Per ultimo mi ha chiamato da Pordenone l’indimenticabile compagno di scuola e di tante altre peripezie Andrea Carcea, anche lui toccato emotivamente dal mio articolo su Nagib Bughdadi, nostro compagno di classe.

...Andrea Carcea, anche lui toccato emotivamente dal mio articolo su Nagib Bughdadi, nostro compagno di classe...

 
Tutto questo mi fa continuare a credere che noi tripolini a distanza di anni conserviamo ancora e per sempre quel sentimento, umano e sincero, che ci vincola e ci unisce in un’unica famiglia, in Italia e in tutto il mondo. Nel bene e nel male ci sentiamo coinvolti dalle notizie frammentarie che arrivano dalla Libia o che coinvolgano un profugo tripolino. Il povero Nagib rappresentava il nostro vivere accanto ai tripolini, agli ebrei, ai maltesi, ai greci, il rispetto tra diverse religioni, culture, quello era il nostro mondo, la nostra società, fatta di cose semplici, sincere e di reciproco aiuto, in ogni circostanza. Spero un giorno non tanto lontano, con diversi tripolini, di ritornare in quel meraviglioso  paese, dove passammo giorni indimenticabili e, perché no, di poter posare un fiore sulla tomba del compagno di classe e amico fraterno Nagib Bughdadi, Inshallah.
Vi abbraccio tutti   
 

Antonio Stefanile 



      
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