La stanza  di Carmelo R. Viola

Carmelo R. Viola

Con le ronde di don Rodrigo

 

Il Medioevo è servito!

                                                                     Carmelo R. Viola

         Da sempre sostengo che costituisce Stato di diritto solo quello che non si limita a “prescrivere” i diritti, come fa la nostra Costituzione bivalente “social-capitalista”, ma li rende effettivi. Per esempio, quello al lavoro che, pertanto, dovrebbe essere patrimonio di tutti, nessuno escluso. E lavoro significa fruizione del diritto alla vita. E saremmo almeno agli esordi del socialismo!

         Ma a proposito delle ronde, previste dalla legge del 24 febbraio 2009, il costituzionalista Stefano Merlini, le considera “un passo verso l’abisso per lo Stato di diritto”, convinto – e non è il solo – che basti una “carta programmatica”, detta Costituzione, per avere uno Stato legittimo. Per me le ronde sono la conferma del mai superato Medioevo, inteso nel senso che ne dà la biologia sociale, come intermezzo, che unisce l’infanzia civile all’età maggiore, che è appunto quella dello Stato di diritto.

         Raggiungere quest’ultimo non è facile, se è vero che sono state fatte perfino delle rivoluzioni, come la Francese del 1789 e la Russa del 1917. Non è facile perché l’età maggiore presuppone una maturazione generale, che vuole le sue condizioni e i suoi tempi. Non solo, ma con il liberismo in atto, succeduto ad esperienze di anticipazioni di socialismo (quali quelle della socialdemocrazia), l’età maggiore si allontana. E’ in questo processo di “decrescita patologica” che s’inseriscono, tra l’altro, le fatidiche ronde.

         Che sono? Volontari - scelti preferibilmente – ma non solo - fra ex forze dell’ordine in congedo – che controllino il territorio in collaborazione con gli agenti specifici della sicurezza nella lotta contro le varie forme di criminalità. E’ evidente che non possa trattarsi prevalentemente di persone anziane!  La definizione non può essere altra: una cosa troppo generica per un servizio, che richiede competenze, organizzazione, tempo e qualche soldo. Ora, le cose troppo generiche o sono inefficaci o sono pericolose. A me pare che quella in questione sia particolarmente pericolosa.

         Ed è presto detto perché. Anzitutto perché, se è vero che possono essere sponsorizzate - cioè finanziate – da privati qualsiasi, è ovvio che più forte è il tutore (sponsor), più sostanzioso può essere il contributo monetario in concorrenza con altri. Nasce così una gara a chi più dà per ovviamente più avere in termini di protezione. Le ronde da gruppi di privati volontari a favore della sicurezza generale, si trasformano, per forza di cose, in privati volontari per la sicurezza di qualcuno. E già siamo ad una modalità di quella mafia, “tu mi paghi, io ti proteggo”, contro cui, se possibile, dovrebbero funzionare le ronde.

         Tra l’altro, non sappiamo quanto la protezione dalla criminalità (per modo di dire) possa risolversi in “aiuto” a comprare un prodotto piuttosto che un altro o a servirsi di un rivenditore piuttosto che di un altro. Sappiamo invece, con certezza, che dei vigilanti privati, foraggiati da privati, possano somigliare molto, mutatis mutandis, ai bravi di don Rodrigo, laddove la sicurezza dovrebbe essere affidata unicamente agli organi di polizia di Stato e degli enti pubblici locali.

         Le bande, comunque disarmate, finanziate o no da privati, sono in ogni caso associazioni private, che si affiancano impropriamente e dilettantescamente alle polizie pubbliche, a cui, se possibile, possono solo creare altri problemi, se prese di mira da quelle organizzazioni “mafiose”, le sole capaci di contendere allo Stato capitalista il controllo del territorio ma non di tollerare l’intrigo e lo spionaggio di velleitari passatempisti.  Ancora peggio sarebbe se i loro protettori (sponsors) fossero dei partiti, dando loro un valore politico ed una valenza elettorale ben precisa.

         Le bande non minacciano lo Stato di diritto ma ne confermano la non esistenza in un contesto liberista, che tende a privatizzare ogni cosa. L’epilogo del liberismo è “ogni potere al privato” ovvero la nullificazione dello Stato e il ripristino del Medioevo, che riproduce la giungla in sembianze umane. E’ questa la desocializzazione dello Stato. Il quale non controlla quasi più per intero i servizi naturalmente pubblici. L’ultimo a resistere è quello sanitario, buona parte del quale è già nelle mani di predatori rapaci con tanto di licenza di derubare.

         Forse pochi fanno caso al fatto che l’assicurazione sui veicoli, in quanto obbligatoria, dovrebbe perciò solo essere gestita esclusivamente dallo Stato, ma a dispetto di questa premessa giuridica, disattesa dallo Stato stesso, essa è merce di imprese private, che se la contendono con un gioco sleale e grottesco di prezzi. L’RCA è, di fatto, un altro pezzo dello Stato, dato in pasto al mercato di uomini di affari. Secondo lo spirito del liberismo.

         Se esistesse lo Stato di diritto, tutto ciò non sarebbe possibile e non sarebbe stato possibile reintrodurre le bande medioevali, di quando ogni uomo forte di ricchezza costituiva un potere (“policentrismo del potere”) e pagava i suoi buoni sudditi o pretoriani. Gli effetti delle ronde ci saranno offerti dall’esperienza delle stesse ovvero dalla realtà dei fatti. Il mio personale auspicio è che la follia liberista (che suona come liberticida in quanto tende a privatizzare lo stesso Stato!) urti contro sé stessa in modo da ripiegarsi verso il piccolo Stato sociale della prima Repubblica, possibile padre del mai nato Stato di diritto. Mi auguro ancora che il Presidente della Repubblica, per cui non nutro alcuna stima, possa avere in corpo ancora un poco di stima di sé e far valere le proprie prerogative per evitare che le ronde facciano morire un altro pezzo di Stato.

                                                                                   Carmelo R. Viola

 

Ronde

(Le ronde – 04.07.09 – 2546)