LA STANZA di Francesco Caronia
  


Francesco Caronia
   

RACCONTI


L'ECLISSI


 

Entra, don Piero, nel darti il benvenuto ne approfitto per fare quattro chiacchiere. Vedi, continuò padre Mario, questo è il mio ufficio, non è molto grande ma sono riuscito a sistemare tutto il necessario per assolvere le incombenze  demandate alla nostra parrocchia. Nei due armadi di fronte sono conservati tutti i registri per le trascrizioni delle nascite, battesimi, cresime, matrimoni e decessi. Questo, come vedi, è lo scrittoio, poi c’è il tavolinetto con la macchina per scrivere, un altro armadietto e tutto il resto.

I mobili provengono, in massima parte, dalla casa che la buonanima del barone Seidita ha lasciato alla nostra parrocchia e che S. E. il vescovo Vacirca, bontà sua, ci ha concesso per arredare degnamente quest’ufficio. Avremo altre occasioni per parlare del resto, piuttosto ora m’interessa sapere come ti trovi, che impressioni hai avuto, se quella stanza in canonica è sufficientemente arredata, sei hai bisogno di qualcosa, insomma.

Don Piero, da due giorni in quel piccolo paese della Sicilia, catapultato dall’Alta Italia ma figlio di genitori meridionali, spiritualmente predisposto all’obbedienza, aveva seguito il parroco con molta attenzione, rassicurandolo subito che andava tutto bene. Poi gli chiese se l’indomani, dovendo celebrare la messa delle otto, nella Chiesa del Collegio, era il caso di accennare a un evento astronomico importante, come l’eclissi totale di sole, previsto per le ore 10 e 14 minuti.

Il parroco, sorpreso dalla singolare richiesta, la prese un po’ alla larga e rispose che in un certo senso sarebbe stato opportuno ma, considerando che a quell’ora in chiesa ci sarebbero stati, come al solito, pochi fedeli e di età avanzata, piuttosto che di eclissi era forse meglio alludere metaforicamente alle tenebre che incombono sull’umanità e che solo la fede e le preghiere possono accendere la luce di Dio onnipotente.

Il giovane prete assicurò ubbidienza, anche se volle precisare che il fenomeno dell’eclissi di sole era una buona occasione per chiarire ai fedeli che la mancanza di luce era dovuta all’interposizione della luna fra la terra e il sole, contribuendo così a sconfiggere tutte le superstizioni che eventi del genere si portano dietro.

Vedi, replicò padre Mario, ai nostri fedeli dobbiamo rivolgerci con un linguaggio semplice e non dobbiamo confondere loro le idee; per loro la luce è sempre stata un dono del Signore e quando viene a mancare, devono sapere che si può riaccendere con la devozione e la protezione di Santa Romana Chiesa.

Don Piero fece un cenno col capo, più di rassegnazione che condivisione e pensò che a questo punto fosse meglio, invece di continuare a disquisire su quell’argomento, ritirarsi nella sua stanza per riflettere e prepararsi la predica per la messa del giorno dopo.

Il suono della campanella annunziava l’inizio della messa e l’ingresso in chiesa del giovane sacerdote, il quale, con un colpo d’occhio, si accorse che la chiesa era sorprendentemente quasi piena, nonostante fossero le otto del mattino.

Tranne il sagrestano, erano tutte donne. Saranno curiose di conoscere il nuovo prete, pensò.

Quando fu il momento della predica, memore dei suggerimenti ricevuti, si rifugiò nel commento di alcuni versetti della Bibbia e in particolare della Genesi, laddove si parla della creazione del mondo, dell’uomo e della donna, per simboleggiare anche l’inizio della sua missione.

Sul famoso versetto: “Donna tu partorirai con dolore” aggiunse che il dolore non era certo una punizione divina ma una conseguenza naturale del parto e che in un prossimo futuro, molto probabilmente, avrebbero scoperto come evitare il dolore alle partorienti. Non risparmiò di citare il diverso trattamento riservato all’uomo il quale era stato addormentato durante il prelievo della costola e la sutura della carne, ma non ritenne di aggiungere alcun commento.

In merito all’imminente eclissi, rivolse ai fedeli l’invito a munirsi di adeguati occhiali scuri prima di volgere lo sguardo verso il sole e li rassicurò che la luce, gradualmente, così come sarebbe scomparsa, dopo alcuni minuti, l’avrebbero vista risplendere come prima.

Quando fu il momento di impartire la benedizione notò che le donne tenevano qualcosa in mano ma non riuscì a distinguere cosa fosse.

Rientrando in sagrestia seppe da donna Ignazia, mentre gli consegnava il cestino con le offerte per la sedia, che la maggiore affluenza di quel mattino era dovuta al fatto che i fedeli, come voleva la tradizione, dovevano far benedire i fiammiferi che tenevano in mano per assicurarsi che, con la protezione e la benevolenza della Chiesa, avrebbero potuto riaccendere la luce del lume, della candela o la legna del focolare.

Don Piero fece un mezzo sorriso e anche il segno della croce, pensando a quanto fosse impegnativa la sua missione.

Francesco Caronia

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