CONSIDERAZIONI  FINALI

Capitolo 20°

(sottofondo musicale : Tripoli 69 cantata da Patty Pravo- autori Miki Del Prete e Vito Pallavicini

Tripoli 1969

 

 

 

<<<  L'opportunità di leggere sulla pianta di Tripoli tutti quei  nomi di esploratori italiani  come Camperio, Bottego, Fraccaroli , Bianchi ecc. ha provocato la scintilla che ha fatto riaffiorare nella mia mente ricordi sopiti, ma non ancora dimenticati. D'impulso mi è venuto lo stimolo di rievocare, di mettere a fuoco e di scrivere subito, nero su bianco, tutto quello che ricordavo, tutto quello che mi passava per la mente,  fatti ed episodi accaduti allora, durante la mia infanzia, la mia pubertà e la mia adolescenza nel rione del Lido, a Tripoli. E' stata come una catarsi ripensare, senza nostalgia, ai miei genitori, alle piccole cose vissute accanto a loro, ai miei dubbi e alle mie paure di allora, ai comportamenti di alcuni personaggi del Lido,  ai giochi fatti insieme  ai miei  amici ed amiche di infanzia, ai contatti con le famiglie italiane e libiche del vicinato, che hanno contribuito in parte, forse senza saperlo, a farmi essere quello che sono ora. Vorrei ringraziare  collaborazione amiche ed amici tripolini, Pina Badalucco, Vita e Rosaria Zocco, Giovanna Marino, Romy Basile, Ninni Arena, Corrado Salemi, Nicola D'Anna-Veri, Michele Chiarelli, Antonio , Gianni de Nardo,  mia zia Cristina Rovecchio, mia cugina Mimma Ferrante e l'altra mia cugina Ninetta Salmeri, che con la loro collaborazione mi hanno aiutato a ricordare. Attraverso le nostre conversazioni telefoniche mi hanno dato  un grande aiuto  a colmare quei vuoti di memoria, abbastanza normali, a distanza di più di cinquanta anni. Un ringraziamento particolare a Rosario Perri, che mi ha fatto da consulente  per il sottofondo musicale di ogni capitolo, a Salvo Rapisarda che mi inviato la mappa di Tripoli degli anni 30 e a  Paolo Cason, che mi ha permesso di attingere alla sua "miniera" di foto, attraverso il suo sito http://www.paolocason.it/.  Al momento con questi ricordi mi fermo qua, ma ce ne sono tanti altri che a tratti si affollano nella mia mente e quasi mi chiedono di uscire fuori, di essere esternati e convertiti in parole. Al momento preferisco che rimangono ancora là. Riflettendo con tranquilla serenità e forse con arrendevole fatalismo mi viene da pensare che forse tutto ciò che è successo a noi, italiani di Tripoli, era stato scritto dal destino, maktub  come dicono gli arabi, e che per noi occidentali "tutto questo" non potesse  durare per sempre. Credo di dover ringraziare la mia sorte, che mi ha dato la possibilità di poter trascorrere un periodo molto felice della mia vita in un posto che io ricordo ancora come magnifico. Penso che "tutto quello" che è successo in seguito, prima o poi doveva comunque verificarsi. Mio padre diceva spesso "Prima o poi dobbiamo prepararci ad andarcene per conto nostro, perchè quando il re morirà ci costringeranno a partire". Da buona formica risparmiatrice, con il suo faticoso lavoro e con il suo sudore, aveva raggranellato un discreto gruzzolo e lo aveva investito in Italia,  sperando che potesse servirgli quando sarebbe andato in pensione.  In  realtà le cose non sono andate esattamente come lui aveva previsto , ma ci era andati molti vicino e molte cose in parte si avverarono. Non è che mio padre avesse la palla di vetro per scorgere il futuro, ma come ogni persona realista, riusciva a guardare alla Luna al di là del proprio dito. Naturalmente in quel periodo non era il solo a pronunciare queste fosche previsioni, molti altri la pensavano come lui. Purtroppo la ricchezza economica, giunta improvvisamente nelle nelle case di noi italiani alla fine degli anni '50, grazie alla scoperta del petrolio libico, faceva scemare la consapevolezza di un futuro disastro. Lui, come altri, diceva che sarebbe successo alla morte del re. Diceva spesso: " Quando muore il re...". Invece il golpe libico è successo prima che il Re Idris morisse. La storia ci svelerà in seguito, oltre alle cose che si mormorano attualmente,  che cosa è realmente accaduto la notte tra il 31 agosto ed il 1 settembre del 1969, quando c'è stato il colpo di stato del colonnello Gheddafi.  Già a partire dai primi anni '60 era iniziata la diffusione della propaganda nazionalista araba di Nasser in Libia. La comparsa sul mercato libico delle radioline a transistor, sempre più economiche, aveva favorito  la diffusione capillare dei mezzi di propaganda. Attraverso Radio Cairo, la voce di Nasser entrava in tutte le case e i suoi discorsi arabo-nazionalisti diventavano popolari anche in Libia. Inoltre, aumentava  la scolarizzazione delle nuove generazioni libiche e numerosi insegnanti provenienti dall'Egitto diffondevano la propaganda nasseriana nelle scuole. Cominciava anche il lento declino della monarchia libica. Re Idris, anziano e senza figli, designava come suo successore il figlio del fratello, il principe Hasan al-Rida. Il 16 marzo 1964, quando l'allora Ministro degli Esteri libico, Hussein Maziq, a nome del Governo libico, indirizzava una nota formale alle ambasciate inglese e americana in base alla quale si richiedeva per la prima volta l'apertura di negoziati ufficiali per la liquidazione delle basi militari dei due Paesi. Questa data segnava l'inizio di una nuova faseche avrebbe portato successivamente a quelle nuove fasi che ci avrebbero costretti ad andarcene dalla Libia. Da allora la  voce di una nostra futura espulsione aveva cominciato a girare sommessamente tra le bocche di molti, si ripeteva nel segreto delle case, si mormorava seduti al bar, guardandosi attorno con la paura di  farsi sentire da orecchie indiscrete. Il modo di comportarsi della maggioranza degli italiani di Libia  era simile a quella dei viaggiatori del Titanic. Quello che era già successo tanti anni prima col Titanic sarebbe successo anche agli italiani di Libia.  Forse non tutti conoscono la storia del Titanic, un gigantesco transatlantico britannico, che al momento del varo era stato chiamato da tutti "l'inaffondabile". Invece, nel suo primo viaggio transoceanico verso l'America, dopo aver colpito un iceberg, era lentamente affondato.  Tutti i passeggeri sapevano che prima o poi la nave dopo l'impatto con l'iceberg sarebbe dovuta affondare. Nonostante ciò fino a che l'orchestra seguitava a suonare e c'era musica a bordo, tutti facevano finta di niente e continuavano a ballare. Ognuno di noi dopo aver lasciato Tripoli, tutte le proprie cose ed i propri amici, ha reagito al trauma della forzata partenza seguendo il proprio istinto e la propria indole. Alcuni  hanno deciso consciamente o forse inconsciamente di rimuovere  tutti i ricordi  del periodo vissuto lì. Altri, come me, si sforzano ancora di ricordare per non dimenticare tutte quelle cose, quei fatti  e quelle persone che hanno contribuito a dare un senso alla mia e alla nostra esistenza. Dal mio punto di vista ricordare non vuole dire vivere nella nostalgia del passato, ma è un arricchimento del proprio pensiero. Non dobbiamo permettere che i nostri ricordi scivolino via, come gocce d'acqua, nel nulla  e per sempre. Se non ricordiamo non possiamo comprendere.  Mi piace riportare una frase dello scrittore spagnolo Carlos Ruiz Zafon: " Quando sei cresciuto in un posto non importa dove vai, è sempre dentro di te". Concludo rivolgendo un cortese invito a chiunque abbia voglia di ricordare  anche a parole o di scrivere qualche episodio piacevole o anche triste  della propria vita vissuta in Libia, di telefonarmi o di inviarmi un messaggio per posta elettronica ed eventualmente pubblicarlo sul mio sito http://www.ernandes.net/ >>>

                                                                                                                 

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Da sviluppare in seguito

 

LA PARTENZA DEFINITIVA PER L’ITALIA

 

 IL RITROVARSI DOPO TRENTA ANNI

 

 LE TELEFONATE TRA VECCHI AMICI

 

 

LA RACCOLTA DI QUESTI RICORDI LA DEDICO AI  MIEI GENITORI, 

FRANCESCA E GIUSEPPE, 


CHE MI

HANNO FATTO NASCERE E CHE MI HANNO VOLUTO BENE

 

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