La stanza di Giuseppe Segalla

Giuseppe Segalla

Nel ricordo di Pietro

di   Giuseppe Segalla

        Vorrei portare questa mia piccola testimonianza per aver conosciuto Piero a Tripoli, in Libia, negli anni dal 1962 al 68.

Parto da un antefatto dietro al quale sono tentato di scorgere mani misteriose. Ieri mattina le poste non mi hanno recapitato il “Corriere della Sera” cui sono abbonato da anni: succede raramente. Invito mio figlio a scendere in paese, abitiamo sulle colline di Lugo, e procurarmi il “Corriere” all’edicola: esaurito. Ripiega allora sul “Giornale di Vicenza”. Come lo apro, partendo dal fondo come d’ abitudine, mi trovo davanti l’immagine e il necrologio di Pietro!

Mi sono reso presente a questo rito come membro del Consiglio nazionale dell’Associazione che riunisce gli Ex alunni e i simpatizzanti di un centro scolastico e ricreativo diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane e che è stato operativo a Tripoli di Libia fino al 1970, anno dell’espatrio forzato degli Italiani.

        Di questa Associazione Pietro faceva parte.

      La scuola era un luogo di aggregazione per moltissimi connazionali, come lo erano le parrocchie guidate dai frati Francescani. Nella scuola trovavano spazio, dopo l’orario scolastico, attività ricreative per gli adulti e una bene organizzata serie di impegni educativi e sportivi per i ragazzi ed i giovani.

Trovandomi a gestire l’attività sportiva, quasi tutti i giorni vedevo Pietro costeggiare il cortile alberato, lanciare al sottoscritto un saluto pieno di cordialità, col tono inconfondibile e spesso anche con le parole del nostro dialetto, e raggiungere poi gli spazi destinati agli adulti.

L’ho ritrovato in Italia, fedelissimo con la moglie Silvana, al raduno che annualmente riunisce a Paderno del Grappa oltre 150 associati. Con generosità e senso pratico prestava sempre il suo aiuto agli organizzatori, così come ha fatto anche qui in Vicenza in occasione di incontri locali.

        Tutti ricordano come Pietro avesse il dono di entrare facilmente in presa diretta con quanti lo avvicinavano. Non servivano discorsi per creare e cementare amicizie: sbocciavano con naturalezza dal suo carattere socievole e buono. Non servivano parole difficili per richiamare e richiamarsi ai valori perché li leggeva correttamente al fondo del suo animo e li viveva.

Come Associazione dobbiamo dire che la sua presenza è stata un dono. Lo è stata di più ancora per i familiari che di fronte alla perdita di questo bene si trovano quanto meno smarriti.

Noi intendiamo unirci ai parrocchiani e agli amici di Pietro per formulare ai suoi cari parole e sentimenti di sentita condoglianza e per assicurare le nostre preghiere di suffragio.

Giuseppe Segalla