La stanza di Giuseppe Segalla

Giuseppe Segalla

Incontrarsi sul colle (la Salle)

di   Giuseppe Segalla

       

Treno o aereo? I 54 €, andata e ritorno, della Treviso-Ciampino con Ryanair o i 108 € della Vicenza-Termini con l’Eurostar di Trenitalia? E’ andata per Trenitalia che, credo per cortesia, mi ha soppresso il treno prenotato per il ritorno…

Quisquiglie rispetto ai guadagni che ho fatto nella due giorni con gli Ex-Lali.

         Mi erano compagni Cesare Guerini, mio sostituto a Tripoli dal 1968 al ’70, e suo figlio Nicola, giovane ingegnere già bene inserito nel mondo del lavoro. Nel primo pomeriggio di sabato 14 giugno, ci siamo dedicati a rivedere o a scoprire le bellezze di Roma. Per me l’incontro, puntigliosamente cercato, con “La chiamata di Matteo” del Caravaggio in San Luigi dei Francesi.

         Questo come antipasto al “Cuscus” della sera, golosa calamita predisposta dagli organizzatori al Colle La Salle per acchiappare già un bel numero di ex-Lali, quelli in particolare che avevano la domenica impegnata.

Dal civico 757 di via Portuense, dove avevamo trovato alloggio, abbiamo raggiunto Colle La Salle non senza qualche fatica che si è dissolta all’incontro con i magnifici “evergreen”, che rispondono ai nomi di Giancarlo Trovato, Felice Spagnolo e Antonio Capodieci… Mi pare di dover riconoscere in loro e nei loro collaboratori il motore e l’anima del successo dei nostri incontri. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli e intanto ringraziare il Padreterno per averceli dati.

         Tutto facile fin qui. Poi è cominciato il gioco a volte problematico di identificare gli amici nascosti dietro alle pancette esuberanti, ai capelli ingrigiti o “desaparecidi” o chiamati come nel mio caso a bizzarre evoluzioni per garantirsi un minimo di presenzialità.

         Qui devo precisare che il compito affidatomi per questo numero de “l’Oasi” era molto specifico: registrare gli incontri con gli ex dell’Associazione “La Salle” dei miei tempi (1962-68), sottolineando in particolare quelli che si sono concretizzati dopo un’attesa durata in qualche caso 40 anni. Devo dirlo per non incorrere nelle ire dei fedelissimi Marcello Trovato, Mario Hanan, i fratelli Loffredo, Roberto Marletta, Mario Calandra (che c’è sempre, dappertutto e, come i santi, anche… contemporaneamente!)… Nessuno si senta dimenticato, insomma.  

Dopo tanti anni, la chiave di lettura delle identità è rimasta spesso quella dello sguardo, elemento persistente e caratterizzante.

Dietro allo sguardo ho ritrovato Elvio Cinelli da Ostia, volto che sprizza simpatia e, notoriamente, un gatto di portiere che, guarda caso, di gatti, cani, pesci e relativi acquari…ha fatto la sua professione, persino in apparizioni televisive sul 1° Canale.

In immediata successione di tempo ho ritrovato Gianni Martelli, Presidente e, con Piero Greco, colonna portante del “La Salle” del mio tempo. L’Associazione si è largamente giovata della sua saggezza e del suo equilibrio per lunghi anni.

Tra gli incontri del sabato, uno dei più emozionanti è stato quello con Giglio Gennaro. Ci eravamo sentiti telefonicamente, sottolineando entrambi che l’ora del rivederci non dovesse suonare dopo altri…40 anni. E Gennaro si è fatto vivo nientemeno che da Licata, in Sicilia. Gli sono passati sopra anni e lutti, ma è rimasto il ragazzo di tanti anni fa: cordiale, caciarone, dalla simpatia contagiosa.

Ogni storia è davvero un assoluto inimitabile che si tinge di colori esclusivi.

         Il fuori programma del sabato è stato vissuto con i telefonini. Renato Merenda, compagno di classe e di età di Giancarlo Trovato, si è fatto cortesia vivente per mettermi in contatto con il mio ex-alunno Giuseppe Rallo, docente di Medicina in una delle università di Roma. Ho potuto rassicurarlo (e ci teneva) che in classe era sì un po’ vivace, ma nella giusta misura, quella che indica salute fisica e mentale.

Non riuscito, per questa volta, il contatto con un altro ex-alunno, Francesco Panzica che mi aveva cercato nel primo pomeriggio.

Abbiamo poi raggiunto Biagio Cinelli, il portiere massimo, che abbandonati i quartieri alti di Londra dove galleggiava sul greggio (che dopo la sua partenza da Londra è di fatto impazzito…) ha dovuto adattarsi a un casale sulle colline toscane… Anche per il figlio Alessandro, laureato in ingegneria aerodinamica, la vita è stata dura: da anni ormai deve rassegnarsi a lavorare a Maranello, alla Ferrari… (Sopporta, cara Silvana: le punture degli amici sono fiale zeppe di affetto).

Giorgio Guastella, al telefonino, si scusava per l’assenza. Troppi impegni, tra i quali – mi diceva – quello di giocare con De Rossi (o forse con suo padre?). E poi abita così lontano… a Ostia nientemeno!

(Ostia mi ricorda un’altra persona che avrei rivisto volentieri: Emanuele Agosta, dei Wanderers, amico di Mirko Oliva e recente collaboratore de “l’Oasi” col suo “Il deserto libico… nei ricordi del mio primo impiego giovanile”).

         La cifra delle memorie cresceva, mentre il “cuscus” andava svanendo dai piatti insieme al vinello traditore dei Castelli.

Ma c’era purtroppo un inghippo con cui fare i conti: le suore dell’istituto in cui alloggiavo con l’amico Cesare Guerini e il figlio ci avevano fissato il rientro per le ore 23.00. La gentilezza di Gianni Martelli ci ha consentito di non giungere fuori tempo massimo al fatidico 757 di via Portuense.

         Tante altre emozioni erano in arrivo per domenica 15 giugno, alcune previste, altre in fuori programma.

Sapevo che avrei incontrato Giovanni Valiserra, il ciuffo biondo che ondeggiava per il cortile, il giocatore dalla carica agonistica straordinaria, precursore del calcio atletico moderno. Lo accompagnava la moglie che ha abbandonato la natia Sardegna…per Giovanni (Cosa non si fa per amore!?) e gli ha regalato due figlie, sicuramente dotate delle tre “B”: belle, buone e brave.

Sapevo di rivedere Luigi Vitale, dopo il tentativo andato a vuoto lo scorso anno a Paderno. Il buon senso e la discrezione, già presenti nel Luigi che avevo conosciuto ragazzo,  lo hanno accompagnato negli anni in un percorso di vita positivo e dignitoso che è stato bello ripercorrere insieme. Eh, sì: chi ha avuto la ventura di vivere come “animale da cortile”, di QUEL CORTILE, ne porta il carattere in modo indelebile e si trascina dentro un grande carico di affetti, di ricordi e di valori! (Grazie, Luigi, anche per averci fatto da tassista fino a S.Pietro che non è ad un passo dal Colle.)

La ciliegina sulla torta per chi da sempre si impegna nel tenere uniti gli ex-Lali porta il nome di Gianni Corsieri. Il suo più che un arrivo al colle La Salle è stata un’apparizione, tanto più gradita in quanto attesa da anni, ma segnata dal dubbio e dall’improbabilità. Se nel campionario calcistico di Tripoli abbiamo avuto la sensazione di avere sotto gli occhi un “fuoriclasse”, quella sensazione ce l’ha data Gianni Corsieri. Proiettato giovanissimo in prima squadra, aveva una dotazione innata dei fondamentali e, in particolare, quel passo a tagliare fuori l’avversario che strappava da dentro gli “oh” di meraviglia come di fronte ai capolavori. Il caso ha voluto che molti pari età di Gianni fossero quasi altrettanto bravi così da costituire una squadra che era praticamente invincibile. Facevano calcio puro: smarcamenti continui per un possesso palla assoluto, triangolazioni rasoterra a occhi chiusi, imprevedibilità nella conduzione del gioco… Li ricordate? Andreoli (il portiere che non siamo ancora riusciti a stanare da Busto Arsizio o da Gallarate), Muratori (l’ultimo della celebre dinastia, sempre in contatto con Giancarlo Trovato), Montalto (il gregario generoso al quale gli impegni a Montecitorio hanno impedito di venire al raduno), Valiserra (propulsore inesauribile), Buzzanca (dovreste trovarlo con moglie francese a gestire un ristorante sulla Costa Azzurra), Errico (manager in varie grandi aziende quali Aia e Nestlé.. ma poi ne ho smarrito le tracce), Trovato Giancarlo (l’emergente), Sebastiano Graziani (portiere di riserva)…

         Società organizzata, fatta anche di riti e di formule come del resto ogni società, abbiamo poi partecipato alla messa e attraversato quel momento sempre coinvolgente che è il ricordo dei nostri defunti, puntualmente tenuto da Fr. Piero. Mi piace ricordare la figura di Rita, moglie dell’amatissimo Carmelo Consolandi, scomparsa recentemente. A margine dell’impegno sempre generoso della Famiglia Consolandi, intesa in senso allargato, a favore dell’Associazione, non è difficile percepire la presenza di donne altrettanto sensibili e generose.

         Al momento del Pranzo, i “giovani-cinquantenni” hanno fatto crocchio tra loro per distillare insieme il succo dai ricordi. E’ parso a tutti evidente che, aldilà delle vicissitudini che la vita ha riservato ad ognuno, quella scuola, quell’Associazione e quel cortile restano un punto di riferimento caro e significativo e che è bene ogni tanto ricrearne insieme lo spirito e la dimensione.

Noi siamo stati l’ultima “La Salle”. Non vogliamo proporre paragoni con chi, in situazioni ben diverse, ha potuto realizzare traguardi superiori ai nostri. Non vogliamo chiuderci nel nostro piccolo cortile (non lo abbiamo mai fatto) escludendo gli amici delle altre associazioni e parrocchie che ben volentieri vediamo ai nostri raduni (Oliva, Palmisciano, Hanan…). Ci sia consentito però di affermare che la nostra “La Salle” era bella, si esprimeva con fantasia sotto tanti aspetti, proponeva forme di gioco piacevoli nonostante non fossimo concorrenziali sul piano della forza fisica…Purtroppo la giovane età che ha colto molti al momento del rimpatrio, non ci ha consentito di cementare, come è successo ai più anziani di noi, lo stesso spirito di aggregazione. Ma ci stiamo lavorando…

         Ho ancora inchiostro per una doverosa appendice. Il sottoscritto e l’amico Cesare Guerini col figlio Nicola dobbiamo un grazie caloroso a Piero Greco che, impegnato fuori Roma nei giorni del raduno, ha dedicato la mattina del lunedì a farci visitare Marino, Castel Gandolfo, i laghi di Albano e di Nemi, Genzano e la sua incredibile “Infiorata”. In contemporanea i nostri discorsi rivisitavano Tripoli e il suo-nostro mondo.

         Poi, come già detto in apertura, l’Eurostar delle 13.55 non si è presentato alla stazione Termini. Ma dopo due giorni così belli non me ne poteva importare più di tanto. Arrivederci a Paterno!

Giuseppe Segalla