La stanza di Giuseppe Segalla

Giuseppe Segalla

E Fratel Igino?

di   Giuseppe Segalla

       

Ce n’è per tutti nell’”Oasi”. Si trovano approdi accoglienti per le nostre anime nei “fondi” del Presidente, di Fratel Bruno, di Fratel Gip… E poi, nel “suk” della rivista, ognuno può trovare appigli imprevisti, incontri, roba d’occasione…

A me è capitato di inciampare in una noterella dell’ottimo Fratel Gip che chiedeva lumi circa tale Baruda, pittore. (“Baruda! Chi era costui?”, si chiedeva don Abbondio….). Una telefonata all’interessato per comunicargli che tra i frantumi della mia memoria vagabondava il suddetto pittore, incontrato – lui e i suoi quadri – su qualche spiaggia libica, col quale si erano ipotizzati nuovi incontri, mai avvenuti, e dal quale il buon Fratel Igino aveva acquistato tre quadri: proprio quelli ora custoditi da Fratel Gip. Non mi è parso vero di potergliene anche fornire una descrizione dettagliata per aver io stesso tentato di produrne delle orribili copie (una delle quali abita a Latina, in casa del carissimo Carmelo Consolandi).

        Discorso chiuso con Fratel Gip? No, anzi ricatto subito aperto sotto forma di invito, col pretesto dei quadri, a mettere insieme un “ricordo” di Fratel Igino, personaggio rimasto sempre ai margini dell’”Oasi”, anche per la sua naturale modestia.

        Fratel Igino, per gli Ex-Lali, resta sinonimo di bar e campo da bocce. Una presenza discreta, quotidianamente in servizio.

Dal suo regno, ricavato non senza danni per l’estetica tra le due ali dell’Istituto “La Salle”, provvedeva con efficienza agli svaghi, alla fame e alla sete di grandi e piccini.

Lo rivedo uscire e rientrare dal grande cancello del cortile con la fedele Mini Morris giardinetta gonfia di provviste.

Lo rivedo poi impegnato nell’orto o in piccoli lavori di manutenzione all’interno dell’Istituto.

        Un piccolo apprezzamento, un gesto di simpatia lo ripagavano abbondantemente dell’impegno profuso, a testimonianza di come non siano le “cose”, ma i buoni sentimenti e le relazioni amichevoli a renderci felici. Non a sproposito, a questo punto, posso testimoniare di qualche contributo elargito sottobanco per l’acquisto di magliette con cui vestire i gloriosi calciatori del “La Salle”: uno sponsor in anticipo sui tempi e così discreto da non chiedere pubblicità.

        Per portarcelo via, la Provvidenza ha scelto i toni forti: un banale

incidente con gli attrezzi da lavoro, l’infezione da tetano non riconosciuta in tempo, gli spasimi di una fine tra le più atroci…

Con tutto ciò, quello di Fratel Igino resta nei nostri ricordi come un volto improntato alla luce e al sorriso.

Giuseppe Segalla