LA STANZA di ANTONIO STEFANILE 
  

Antonio Stefanile 
 

 SOLIDARIETA' PER I MORTI DI LAMPEDUSA

di Antonio Stefanile 


 

 


 

Noi  ceravamo!

Si,  io e l’amico Guido Di    Gloria,  eravamo  presenti  all’incontro   organizzato  dal  comune di Padova, il  7  Ottobre  2013alle ore 17.00, per commemorare  i  morti  di  Lampedusa.   Mi  chiamo Antonio Stefanile, sono un italiano nato in Libia, cacciato con la famiglia  dal   regime   di   Gheddafi,  nellagosto  1970, alletà di 17 anni.  Innanzi  tutto, voglio dirvi che non appartengo a nessuna corrente    politica,  il mio parlare  ed il mio modo di agire è sempre stato e solo basato su un valore enistimabile: il rispetto per ogni cultura,  religione, colore di pelle.  Guido Di Gloria ed io rappresentavamo, in quella circostanza, i profughi italiani cacciati dalla Libia di Gheddafi nel  lontano 1970.  Ci siamo associati e abbiamo partecipato, con emozione, a quellappuntamento   per solidarietà, verso i morti di Lampedusa  

 

Ci siamo associati e abbiamo partecipato, con emozione, a quellappuntamento per solidarietà, verso i morti di  Lampedusa......

 

Non cera molta  gente, vorrei dire che le autori pubbliche, le forze dell’ordine,  superavano  i   presenti.  

Permettetemi  un piccolo inciso: profugo o profughi è solo sinonimo di fuga, paura, dramma,   sofferenza.  Il profugo non è lemigrante, come lo fu mio nonno nel  lontano 1928, lasciando Nola (Napoli) con 10 figli  (mio  padre Raffaele aveva  appena 10 anni) scegliendo  il nord Africa  e  precisamente la Libia, accantonando  ’idea di  emigrare in America. Dopo vari anni  di  vita serena, il primo settembre 1969,  ci  fu il colpo di stato di Gheddafi con i suoi numerosi militari   adolescenti. Dopo qualche mese di numerose ensioni, il 21luglio del 1970 ci diede 2 mesi di   tempo per lasciare definitivamente la Libia, spogliandoci di tutto ciò che gli Italiani fecero, in   quella meravigliosa  terra.  Siamo  stati e siamo tuttora profughi perché cacciati dopo un colpo   di stato, attuato da un regime di dittatura militare, con umiliazioni, sofferenze.    

Grazie a Diononostante  giorni di grande tensione, non ci  fu nessun morto, ma  ripeto,  come   già  detto,  in altre occasioni, le morti furono morali. Siamo diventati  profughi,  perchè  cacciati   da un  paese che ormai  sentivamo come la  nostra patria.   Eravamo  stranieri in Libia e ci   siamo  ritrovati  profughi in Italia. Siamo stati  gestiti malissimo, confinati in vari  campi   profughi  nell’Italia del  sud, comprese le probematiche dovute a bambini ed anziani.

Eravamo ventimila profughi.  

Il dramma  di  Lampedusa  è  inumano, sono inumani coloro che ancora permettono, restando indifferenti  in   tanti  modi, a questa strage di    innocenti,   con il solo torto di scappare dalle guerre, dalla morte. Non esistono in nessun vocabolario, parole di conforto   per   i  sopravvissuti, per i loro  parenti ed amici.  Bisogna provare solo tanta vergogna  e restare in   silenzio, sono giorni che vedo in  televisione cadaveri nei teli, ogni parola sarebbe  superflua. Non è profugo   il nero che fugge dal Niger o dal Senegal, i somali, gli afghani e siriani: profugo è chiunque arriva d un paese  in  guerra o con dittature.

 

 ...profugo è chiunque arriva  da  un    paese in  guerra o con dittature...

 

Hanno lanima piena di  sofferenza, di disperazione.  Abbandonano tutto, spesso anche gli affetti e non gli rimane nulla daperdere, gli   resta solo il bene più prezioso da salvare: la vita. Fuggono con meno di niente, solo con una  grande speranza, che poi in realtà spesso si trasforma in illusione, con i  problemi sociali che trovano  in Italia ed in  seguito nellEuropa.     

Passano giorni prima che arrivino alle coste libiche, per imbarcarsi. Attraversano deserti, il più duro quellolibico, e come se non bastasse vengono  maltrattati, picchiati dai trafficanti di vite  umane, umiliati, le loro donne spesso  violentate. Si  imbarcano su carrette del mare e quando arrivano a  Lampedusa, almeno hanno salvato la vita.  

Durante l’incontro, l’assessore all’immigrazione,  fece notare che i presenti, erano meno numerosi   dei morti in mare.   

Dopo  questa considerazione  io dico,  anzi  urlo con rabbia, che l’Italia essendo il primo   approdo per questi disperati e dopo lEuropa,  abbiano una politica meno individualista,   arrogante,  ipocrita e spesso razzista nei confronti di questi figli di Dio, che  diverso da noi hanno solo il colore della pelle.  

Un  profugo, un uomo, un cristiano!        
                                                 

Antonio  Stefanile

3393671980
 


      
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