NOTE BIOGRAFICHE SU
VALOROSI
PROTAGONISTI NELLA
GUERRA IN AFRICA
MARESCIALLO
DELL'ARIA
ITALO BALBO
Nasce a Quartesana, in
provincia di Ferrara nel
1896, appena diciottenne
partecipa alla 1^ Guerra
mondiale,
prima negli alpini poi
tra gli arditi, per il
suo
eroico comportamento
consegue la promozione a
sottotenente per merito
di guerra.
Congedato riprende gli
studi universitari
laureandosi
in Scienze Politiche;
nel 1933 gli
viene concessa,
dalla Università di
Padova, la laurea "honoris
causa"
in ingegneria.
Entra giovanissimo nel
nascente Partito
Fascista e nel 1921, ad
appena 25 anni è
nominato Segretario
federale di Ferrara. Fu
uno dei maggiori
esponenti nazionali
del Partito; fece parte
del famoso Quadrumvirato
partecipando alla marcia
su
Roma.
Nel 1925 è nominato
sottosegretario alla
Aeronautica con il grado
di generale
pilota e nel 1933
ministro. Imprime
sollecito impulso alla
modernizzazione
dell'aviazione
portandola ad essere tra
le prime nel mondo di
allora.
Famose le sue crociere
aeree: nel 1928 quella
nel Mediterraneo, nel
1929 la Taranto
- Odessa, nel 1931 la Orbetello - Rio de
Janeiro. Quella che gli
dette prestigio e gloria
fu la trasvolata, con 24
aerei, da Orbetello -
Chicago a New
York nel 1933; al suo
rientro in Roma,
Mussolini lo nomina
maresciallo
dell'Aria. Nel 1934
viene inviato a Tripoli
come Governatore
generale della
Libia e
comandante
superiore di tutte le
forze armate dislocate
in quel
territorio.
Durante il suo
governatorato valorizza la Libia con grandi opere:
famosa
la Litoranea Balbia
un arteria lunga 1.820 Km. e tutta asfaltata,
che partendo dal
confine tunisino
arrivava a quello
egiziano attraversando
ben 600 Km. delle zone
desertiche della
Sirtica.Svolse
una sana politica verso
la popolazione indigena,
dando loro ampia libertà
di religione e di
studio. Fu promotore
alla concessione della
cittadinanza
italiana ai libici.
Italo Balbo inoltre
dette un grande impulso
alla valorizzazione
archeologica
della Libia, portando
alla luce,
le imponenti
rovine di Leptis Magna,
Sabratha, Cìrene e
Apollonia. Fu un
vero colonizzatore amato
e benvoluto dai libici
come dagli italiani nati
e residenti in Libia.
Sviluppò molto il
turismo e lo sport
automobilistico ed aereo.
Nel campo militare
impresse un notevole
impulso dì modernità
alla sue truppe;
ottenne, lottando contro
pregiudizi e assurde
gelosie a livello dì
Capi di SMG e
di R.E.,la costituzione
in Libia della prima
scuola italiana di
paracadutismo
militare, forgiò soldati
che furono orgoglio
della nazione per le
loro gesta in
guerra. Dovette battersi
a lungo per avere
legittimazione ufficiale
e
riconoscimento giuridico
per quel suo progetto.
Fu contrario alla nostra
partecipazione alla
guerra, cercando con la
sua
autorità ed il suo
prestigio di convincere
Mussolini ad evitare di
coinvolgere l'Italia in
una guerra soprattutto a
fianco
della Germania
nazista. Purtroppo il
suo sforzo fu vano.
Allo scoppio delle
ostilità, conoscendo la
nostra impreparazione
militare,
perorò inutilmente a
Roma l'invio in Libia di
mezzi e materiali idonei
e
indispensabili, ma non
fu esaudito e ne pagammo
le conseguenze.
A
pochi giorni dall’inizio
della guerra, per un
tragico errore, venne
abbattuto dalla nostra
contraerea. La morte di
Balbo scosse l’opinione
pubblica italiana,
ma soprattutto
colpì gli italiani di
Libia e la popolazione
emancipata libica. Gli
imponenti funerali si
svolsero a Tripoli con
la commossa
partecipazione di tutta
la cittadinanza italiana
e libica.
MARESCIALLO
D'ITALIA
RODOLFO GRAZIANI
Nasce l'11 agosto 1882 a Filettino, paese della
Ciociaria a 1083 metri sul livello del mare, ai limiti
delle Regioni Abruzzo -
Lazio.
Figlio di un medico
condotto, da giovane
studia presso
seminario di Subiaco,
completando gli studi
liceali a
Roma.
Nominato ufficiale
effettivo a seguito di
concorso
viene assegnato per la
sua alta statura, al
primo
reggimento granatieri di
Sardegna di stanza a
Roma.
Nel 1908, a domanda, è destinato
in Eritrea, prima a
Massaua poi all'Asmara.
Nel
1914 presta servizio in
Tripolitania e allo
scoppio della 1A
Guerra mondiale, rientra
in Italia assegnato al
3°Corpo d'armata del
Duca d'Aosta, schierato
nel
fronte dell'Isonzo noto
per le sue sanguinose
battaglie. Il giovane
ufficiale si comporta
eroicamente e per meriti
dì guerra è promosso
capitano. Le sue
spiccate doti militari,
fanno sì che pur essendo
capitano, assume il
comando del
132° reggimento fanteria.
Ad appena 32 anni,
sempre per meriti di
guerra, viene promosso
al grado di
Maggiore. Durante la
battaglia sul Colle
della Beretta (Massiccio
del Grappa), nella notte
dell'11 al 12 dicembre
1917 viene ferito. Nella
primavera del 1918,
lo
troviamo ancora in linea
sull'Altopiano di Asìago
ove è nuovamente ferito.
Verso la fine della
guerra, sempre per
meriti militari,
consegue la promozione
al grado di colonnello (aveva
solo 35 anni)divenendo
così il più giovane
colonnello dell'esercito
italiano. Dal
1918 al 1921 è
trasferito in Macedonia
quale comandante del
61°reggìmento
fanteria di presidio nei
Balcani.
Rientrato in Italia
assume a Parma il
comando di un altro
reggimento e nel 1924
destinato nuovamente in
Tripolitania con il
grado di generale di
brigata, con il compito
di domare la rivolta
araba e riconquistare
quei territori che
giocoforza
si era stati costretti
ad evacuare, causa della
nostra entrata nel 1°
Conflitto mondiale.
Memorabile fu la
conquista di Cufra nel
1929 e la messa in opera
del famoso reticolato di
oltre 270 chilometri sul
confine egiziano che da
Bardia
arrivava sin oltre
Giarabub.
Graziani rimane in Libia
sino al 1934, quando
ormai la pacificazione
era
completata. Richiamato
in Patria assume il
comando del corpo
d'armata di Udine.
Nel 1935 quale
comandante d'Armata
viene inviato in Somalia
al comando di tutte
le forze armate colà
dislocate. Dopo 22 anni
ritornava così in Africa
Orientale.
Ora mi pongo una domanda:
perché Graziani fu
inviato in Somalia, che
non
conosceva affatto e non
in Eritrea ove godeva
ancora di grande
simpatia e
prestigio presso le
nostre truppe indigene?
Viene da supporre che
ebbe il suo
peso la rivalità con il
generale Badoglio,
allora capo di Stato
Maggiore
Generale, il quale volle
emarginare Graziani
affidandogli un comando
importante ma non
troppo. Peraltro la Somalia durante le
operazioni di guerra in
Africa Orientale ebbe
importanza determinante
nella conquista
dell'Etiopia. Graziani
quando giunse in
Somalia, volle studiare
profondamente la
situazione militare
esistente e notò subito
le precarie condizioni
sopratutto dei mezzi di
trasporto. Chiese allora
a Roma l'invio di tutto
il materiale occorrente
per
intraprendere un'azione
militare ma Roma rispose
di non essere in grado
di sopperire alle
esigenze richieste e
consigliò Graziani, da
non intraprendere
alcuna offensiva e di
mantenersi solo sulla
difensiva.
Il
generale, che aveva
valutato l'importanza di
un attacco alle truppe
etiopichedal Sud, pensò
subito di attuarlo, ma
dovendo attraversare
vasti territori anche
boscosi, aveva bisogno
dei mezzi necessari e
cioè veicoli speciali
tipo
Caterpillar, automezzi e
ovviamente carburante.
Dato che da Roma non
arrivavano
gli indispensabili
supporti logistici, di
propria iniziativa
decise di acquistare il
materiale necessario da
ditte americane, giapponesi,
indiane e del Sud
Africa, impiegando i
fondi che aveva a
disposizione quale
governatore della
Somalia.
Nonostante le sanzioni e
l’embargo decretato da
52 nazioni contro
l’Italia, gli USA non
sollevarono particolari
problemi politici,
fornendo all’Italia
fascista tutto il
materiale richiesto e
necessario alla guerra
contro l’Etiopia. Il
materiale ovviamente
ordinato arrivò a
Mogadiscio in brevissimo
tempo e così
Graziani ebbe la
possibilità d’iniziare e
portare velocemente a
termine la sua avanzata
in territorio nemico.
Con
un balzo di 400 Km. occupò Neghelli che
era considerata la porta
principale di entrata in
Addis Abeba; indi
proseguì decisamente su
Harrar permettendo alle
truppe del maresciallo
Badoglio che provenivano
dal Nord, di arrivare
facilmente ad occupare,
il 5 maggio 1936, Addis
Abeba.
Il 9
maggio il Re Vittorio
Emanuele III, dietro
proposta di Benito
Mussolini
nominò Graziani
maresciallo d’Italia,
concedendogli anche il
titolo di Marchese di
Neghelli ed il Mandato
di Viceré d’Etiopia.
Al
termine dell’Alto
incarico di Viceré
d’Etiopia e dopo il
grave attentato subito
in Addis Abeba, il
maresciallo d’Italia
Rodolfo Graziani,
rientra in Italia ove
gli vengono tributari
gli onori di rito.
Il 3
settembre del 1939 fu
nominato capo di Stato
Maggiore dell’Esercito,
carica che ricoprì per
soli 9 mesi in quanto a
fine giugno 1940,
dovette accorrere
nuovamente in Libia per
sostituire Italo Balbo
morto tragicamente nel
cielo di Tobruch il 28
giugno.
Quale
comandante superiore di
tutte le forze armate in
Libia e delle operazioni
in quel territorio, non
senza dissensi con gli
alti comandi di Roma,
dette inizio alla prima
offensiva contro gli
inglesi e conquistò
Sidi el Barrani.
Ma
la controffensiva
del generale inglese
Wavell, costrinse
Graziani alla disastrosa
ritirata che portò il
nemico sino ai confini
della Tripolitania.
Per
quella disfatta furono
mosse al maresciallo
d’Italia Rodolfo
Graziani, severe
critiche che certamente
a mio avviso non
meritava dato che le
pressioni di Roma lo
avevano indotto ad
intraprendere
prematuramente quella
impresa. Amareggiato
dalle aspre critiche l’8
febbraio del 1941
presentò le dimissioni
dall’Esercito e lasciò
la Libia
che tanto aveva amato,
ritirandosi nelle sua
tenuta di Arcinazzo.
Dopo
l’8 settembre 1943,
Benito Mussolini, che al
Nord aveva istituito la Repubblica Sociale
Italiana, per continuare
la guerra contro gli
anglo-americani, lo
chiamò a se per
affidargli la
costituzione
dell’Esercito
Repubblicano. Graziani
accettò quello incarico
e aderì alla R.S.I.
A
fine guerra oltre alla
prigionia in un campo di
concentramento in
Algeria, dovette subire
al rientro in Italia un
umiliante processo
culminato con la
degradazione. Si
concluse così la vita
militare di un valoroso
Soldato che per quasi 40
anni aveva servito
fedelmente
la Patria.
GENERALE PIETRO
MALETTI
Nel 1928 arriva in Libia
con il grado di Maggiore
assumendo il comando di
un reparto di meharisti.
Nella conquista
dell'oasi di Gialo in
Cirenaica, si
distingue per il suo
comportamento eroico,
tanto da
essere promosso sul
campo, per meriti di
guerra, a Tenente
Colonnello. Nel 1935
partecipa alla guerra di
Etiopia con il grado di
Colonnello, sempre al
comando
di reparti mobili
indigeni di cavalleria
coloniale.
Al termine della guerra
etiopica consegue il
grado di
generale di brigata.
Nel
1938, rientra in Libia e
allo scoppio delle
ostilità, assume il
comando dì un
raggruppamento mobile,
formato in maggioranza
da soldati libici. Per
il suo
carisma il
raggruppamento, pur
essendo alle dipendenze
del X Corpo d'armata,
ebbe la denominazione
ufficiale di: "Raggruppamento
Maletti", con
larga
autonomia operativa. Nei
comunicati e
bollettini di
guerra, la formazione
venne sempre citata come
" Raggruppamento Maletti
".
Durante l'offensiva
inglese del dicembre
1940, nella difesa del
caposaldo di
Sidi Omar, rimase ucciso
dal tiro di una
mitraglia partito da un
carro armato
inglese Mathilde.
Il suo corpo verrà
recuperato dopo diversi
giorni e seppellito nel
cimitero di
Bengasi.
Alla sua memoria gli fu
conferita la Medaglia d'Oro al Valore
Militare.
GENERALE di C.A.
ANNIBALE BERGONZOLI
Nato a Cannobio (Novara)
nel 1884, fu combattente
durante la 1^ Guerra
mondiale con il grado di
capitano e
pur comportandosi
onorevolmente non riuscì
ad emergere.
La sua capacità militare
ebbe lustro durante la
guerra
di Spagna (1936-1939),
quando al comando della
famosa divisione "Frecce
nere" conseguì clamorosi
successi in aspri
combattimenti.
Per quelle azioni il
generalissimo Franco lo
decorò
della "Laudana d'argento".
I suoi soldati lo
chiamarono con
sincero affetto "barba
elettrica" a causa della
sua barba rossiccia che
sì
diceva emanasse riflessi
aurei. Durante il 2°
Conflitto mondiale fu
molto apprezzato
dagli inglesi che ne
seppero valutare il .coraggio
e la competenza e
lo temettero come
avversario.In
Africa Settentrionale,
allo scoppio delle
ostilità, ebbe il
comando del
XXIII Corpo d'armata.
Durante la 1^ offensiva
inglese, difese
eroicamente la
piazzaforte di Bardia di
cui aveva avuto il
comando.
Caduta Bardia, riuscì a
sfondare
l'accerchiamento in cui
si era trovato ed a
raggiungere con una
avventurosa marcia la
piazzaforte di Tobruch.
Durante la ritirata in
Cirenaica, il generale
Bergonzoli venne
catturato e in prigionia
fu
trattato con grande
rispetto, sebbene dopo i
tragici fatti dell'8
settembre
rifiutò sempre di
collaborare con gli
alleati.
MARESCIALLO D'ITALIA
ETTORE BASTICO
Nasce a Bologna nel
1876. Con il grado di
capitano dei
bersaglieri combatte
nella guerra libica dal
1911 al
1913. Partecipa poi
nella 1^ Guerra mondiale
1915 -18.
Nelle due guerre si
comporta eroicamente
tanto da
meritare promozioni per
merito dì guerra a gradi
superiori.
Nel 1935 partecipa
ininterrottamente alla
guerra etiopica al
comando di una divisione.
Dal 1937 al 1939 è in
Spagna in aiuto del
generalissimo Franco e a
fine di
quella guerra rientra in
Italia, con il grado di
comandante di Corpo
d'armata. Nel 2°
Conflitto Mondiale viene
posto al comando delle
forze armate dislocate
in
Egeo. Quando nel 1941,
il generale Gariboldi
che aveva sostituito
Graziani ,
dovette rientrare in
Italia per altro
incarico, il generale
Bastico viene
inviato in Libia a
sostituirlo, dove oltre
ad assumere il comando
di tutte le forze
armate operanti su quel
territorio, è nominato
anche Governatore
generale
della Libia. Nel corso
della guerra in Africa
assume il comando
formale anche su alcuni
reparti tedeschi di
Rommel.
Nel 1942, viene
insignito dell'alta
carica di maresciallo
d'Italia e rientra in
Italia per altro
incarico.
MARESCIALLO
D'ITALIA GIOVANNI MESSE
Nasce a Mesagne, paese
nell'entroterra pugliese
tra Brindisi e
Francavilla Fontana, nel
1883.
Inizia la sua carriera
militare come
sottufficiale e dal 1903
al 1905, fa parte del
nostro corpo di
spedizione militare in
Cina, sempre come
sottufficiale. Nel 1910
per meriti militari
viene nominato ufficiale
e partecipa alla guerra
libica, dal 1911 al
1916. Rientrato in
Italia durante la 1^
Guerra mondiale, è
subito inviato al fronte
con il 9° reparto
d'assalto.
Nel 1917, sempre per
meriti di guerra
consegue la promozione a
maggiore. Nel
corso delle battaglie
sull'Isonzo, viene
ferito in combattimento
e decorato al valore
militare. Fu
protagonista del
vittorioso combattimento
sul Grappa con il
9° reparto d'assalto,
che portò alla conquista
del Colle della Beretta
e del Col
Moschin.
Dopo il 1° Conflitto
mondiale lo troviamo
quale Aiutante di Campo
di S.M.
Vittorio Emanuele III e
nel 1928 al comando del
9°reggimento bersaglieri.
Nel 1935, con il grado
di Generale di Brigata,
partecipa in Etiopia
alla
conquista dell'Impero.
Rientrato alla fine
della guerra, è inviato
nel 1939 in Albania, come vice
comandante del nostro
corpo di occupazione. La
guerra contro la Grecia
lo trova sul campo dal
1940 al 1941.
Dal 1941 al 1942 è in
Russia quale comandante
del C.S.I.R. (Corpo di
Spedizione
Italiano in Russia)
dove, pur disponendo di
truppe assolutamente
male supportate
logisticamente, riesce a
tenere saldamente le
posizioni assegnategli e
respinge
in più occasioni il
nemico che avanzava
verso il Donetz in
Ucraina.
Quando il C.S.I.R. per
la maggiore consistenza
di uomini e mezzi
divenne
ARM.I.R. (Armata
Italiana in Russia) al
comando del generale
Italo Gariboldi, il
generale Messe,
trovandosi in sottordine,
chiese ed ottenne il
rimpatrio.
A gennaio del 1943,
venne inviato in Tunisia
quale comandante della
1^ Armata
italiana con prerogative
di comando anche su
alcune G.U.tedesche.
Nonostante l'eroico
comportamento delle sue
truppe fu costretto a
ripiegare sulla penisola
di Capo Bon, ove
intendeva resistere ad
oltranza, anche se la
situazione
militare fosse ormai
avviata a negativa
conclusione. Ricevette
invece l'ordine
da Benito Mussolini, di
chiedere la resa ove le
circostanze lo avessero
imposto
evento che si avverò
alcuni giorni più tardi.
Contemporaneamente a
tale
decisione Vittorio
Emanuele III su proposta
di Mussolini lo nominò
maresciallo
d'Italia (era il 13
maggio 1943).
Catturato venne condotto
prigioniero in
Inghilterra. A seguito
dell'armistizio, fece
richiesta della
liberazione, ad appena 6
mesi dalla sua cattura e
nel mese di novembre
1943, rientrò in Italia
mettendosi agli ordini
di Pietro Badoglio
allora capo del Governo
italiano di Brindisi.
Assume la carica di capo
di Stato
Maggiore Generale del
nuovo esercito Italiano
del Sud; tale sua scelta
suscitò
ovviamente aspre
critiche anche perché
considerato di provati
sentimenti
fascisti, aveva
combattuto contro l'URSS
ed era stato decorato
più volte di
onorificenze tedesche.
Partecipò alla campagna
italiana di Liberazione
con gli
anglo-americani e nel
1947 fu collocato nella
riserva.
Ormai libero da ogni
impegno militare si
dedicò alla ricerca
storica e alla politica
e nel 1953 è
eletto senatore della
repubblica nelle liste
del partito
Monarchico. In seguito
rieletto per il partito
della Democrazia
Cristiana e
nella terza legislatura
ancora eletto con il
partito Liberale.
Scrisse opere importanti
della nostra storia
militare che ho in parte
lette con
grande interesse.
A mio parere le
opere di maggiore
interesse sono le
seguenti:
Come finì la guerra in
Africa Settentrionale -
Edizione 1943;
La guerra al Fronte
Russo - Edizione 1947;
La 1^
Armata in
Tunisia - Edizione 1950
Nel 1968 questo illustre
personaggio si spense in
Roma.