... ED ALTRE IMMANENZE

alle donne, divina invenzione

 

IO CERCO

La scienza

dilaga solare

e procede

a sicure annessioni.

Ogni giorno

subdolamente

il ragno politico

irretisce

i miei passi

piegandoli

a meta di parte-

Io cerco anfratti

e penombre

in cui crescere

tenui germogli

d'affetto

a nausiche leggere

con pelle di seta.

 

ANSWER

Origami di fuoco

mi esplodono negli occhi

risalendo,

bellezze azimutali,

le tue forme

divincolate

da ogni tessile accidente.

Corre leggero il morso

a promuovere sussulti

anche nell'anima.

E vola disarticolato

ogni mio costrutto

alto tra nuvole e canzoni.

Dimenticate

di svegliare il tempo

che giace inanimato.

Poi non importa

se dovrò morire

dentro ai velluti rossi

in cui mi tieni imprigionato.

 

 

 

 

DOVE CORRI?

Dove corri, ragazza

dall'ombelico profferto

e, certo, dal tatuaggio segreto?

Ti vedo persuasa a molti affanni

per non negarti i brividi che dona

a tutti i suoi devoti il conformismo.

Ti assilli dietro ad un pollice di gonna,

al virare di tono di un rossetto,

all'orpello che oggi fa tendenza...

E quanti incensi e quanta devozione

offri a questo "altro da te",

idolo ormai prevaricante

a cui si volge ogni tuo pensiero.

E quanto affetto arrechi a questa maschera

che ben nasconde ogni tua incertezza.

Io che ti guardo con benevolenza

resto in attesa trepida

se mai tu voglia frantumare

il simulacro vuoto che ti occulta

per dispiegare tutti i tuoi colori

 e correre da sola come sai.

 

 

 

ERI  EVA

Mi sei frusciata accanto

lungo la rotabile assolata

dentro a un balenio di rasi

e ad un tinnire lieve di ingranaggi.

Tu e la tua bici

mirabile simbiosi aerodinamica.

La pelle sottile di un body

di scelta non casuale

a recitare in tutte le inflessioni

ogni tua forma consegnata

alla finezza di un ablativo assoluto.

Stavi tutta dentro ai canoni del bello,

circoscritta in ellissi di emozione.

Era anche chiaro che tu lo sapevi.

Fendevi muri d'aria metafisica

preservata del tutto dai pedaggi

e del sudore e della fatica...

Poi a sorpresa ho percepito

un dettaglio scomposto a disturbare

l'incanto eccelso della tua "silhouette":

era il tuo occhio avido a cercare

intorno intorno se ti si guardava...

Così ho capito che eri tu: eri Eva

                                                                         

MASCHERA

Ma gli occhi ti hanno poi tradita,

quegli occhi che conosco cosi bene!

Per il resto davvero eri un'altra:

altra pelle, altra bocca, altra pure l'altezza.

I capelli che avevi di ruggine

splendono ora di platino intenso.

Tu non puoi immaginare quanto amo

il tuo vezzo di traslare ad altre forme,

svicolando leggera dal reale-

Volevi forse ancora strabiliare

o proporti gioiosa in nuove forme,

secondo i riti lievi del sedurre?

Qui mi prende ora l'ansia di capire,

tanto appari compatta nel profondo,

come possa tu offrirti disinvolta

a questo vario frangersi di te.

O forse dietro a esplicite parvenze

sei tu stessa smarrita dentro al cuore

e vai cercando tra infinite carte

l'asso potente a scioglier la partita?!...

Questo gioco mi inebria, e tu lo sai,

come sai che mi brucia e mi tormenta

la voglia che ho di toglierti la maschera.

 

 

 

L'ATTESA

Occhi di cielo fianchi di flutto

capelli d'onde crespe,

io sono Thàlassa di Grecia

ragazza di acquatici destini.

Immersa nelle attese, giocavo

a far presagi quando ho colto

nel palpito dei fluidi il tuo arrivare,

o splendido Moro di Venezia,

e l'impazienza sottesa alla mia cute

si è fatta urlo subito e richiamo.

Calamite di luna m'inturgidano i seni

e sollevano il pube all'evidenza:

affrettati, Moro, ad ad abbriviare,

alza le drizze, gonfia le tue vele

e insinua poi lo scafo poderoso

nell'accoglienza mia totale.

Corri agili poppe e subdole boline,

muoviti ancora per astuti laschi

e replica strambate dolceforti.

Aìzzati d'ogni vento giusto

e cogli anche gli scarsi

a sommuovere profondo i miei umori.

E adesso, Moro, disalbera le vele

perchè torni bonaccia alle mie forme.

Nel labirinto freddo dell'attesa

sarà un brivido sempre il tuo ricordo,

o splendido Moro di Venezia.

 

MITICA ESTATE

Se mai tornasse

quella mitica estate,

berremo ancora insieme

latte e menta.

Fu un'estate

d'incerte malattie,

leniti di infuse di parole

efficaci ben più degli ultrasuoni.

Complice un sole

davvero esagerato

mi offrivo il dono

di una lunga veste

e nelle trasparenze di quel lino

l'incanto fresco

della tua bellezza.

Era forte tra lo la sensazione

che mente e corpi

fossero contigui.

Fu un'estate di viaggi avventurosi

lungo strade solari

alle cui poste, insieme

così lunghe e così brevi,

si giocava agli esorcismi del passato

e a dettare incantesimi al futuro.

 

 

RIMPIANTO

Per te si è fatto largo

e stravanito il tempo.

Ha confini di nuvole e di niente,

luogo vocato alle invenzioni,

aperto a propaggini impensate.

Ora che hai lame acuminate

a mutilare le appendici esauste

di giorni monotoni e grevi,

di algidi venti intraversati,

di inflitte stoccate e di armistizi,

di abbecedari e carte inanimate...

Ora che hai agio a divinare

giù nei confusi abissi di un bicchiere

moti di astri infausti o lieti,ù

che dentro al grembo dell'iperuranio

già forse leggi pargoli eredi...

Da questo altro argine del tempo,

ti scopro al pedaggio di una lacrima:

è nostalgia per quanto

ineludibilmente ora si allenta,

per quel gaudioso nostro rotolarsi

dentro a parole sapide e discinte

e micidiali sberleffi inferti e presi,

per quelle ore vitali e già compiute...

 

 

(S)MEMORANDA

Ma quanti faldoni di tempo

contigui e diversi

ora chiusi e rappresi

abbiamo affidato

a friabili clivi di mente!

C'è quello, ricordi?

remoto oramai,

del fornicare di lemmi

di gesti e di affetti,

memoria durevole

e ora inguaribile algia.

E quello ancora e poi

dei giorni meditati

invasi ed oppressi

all'espandersi greve

di obliqua saggezza,

contrafforte ahimè

troppo rude

ad urgenze vitali.

E questo adesso tempo

di ariosi orizzonti

già presto velati da nebbie...

Ma io so che tu vai a rilanciare

un moto vivace di passi

e di anticipi nuovi

ad un altro domani.

 

 

LA CUBISTA

Da mesi

nel tempio del "deejai",

fra soli artificiali

e ritmiche assordanti,

LEI prevaricava

di bellezza.

Di questo solo

(o anche di tessili

accidenti),

mentre intorno

la morsa dei suoi fans

la stringeva

a cosmico epicentro.

E in quello spazio

elettrico

in tensione

cozzavano le invidie

e le emozioni,

snervate a un segno

di benevolenza

che venne, alfine,

e si posò... su Creso!