Prima
P R E M E S S A
Questo mio multiforme lavoro vuole dare
un contributo sia pur modesto, alla
conoscenza degli eventi politici
internazionali dal 1922 sino allo
scoppio del 2° Conflitto mondiale che
sfociò in quelle vicende belliche che
successivamente dal 1940 al 1943, ebbero
come teatro di guerra la terra che mi
vide nascere - la
mia amata Libia.
Scrivere su una materia così impegnativa
e complessa, è per certo impresa non
facile!
Sappiano a priori quanti mi leggeranno
che non ho pretese di fare critica
storica e meno che mai erigermi al rango
di storico, né inserirmi impropriamente
tra gli illustri storici (a mio avviso
pochi), che hanno trattato con
obiettività e onestà intellettuale la
politica internazionale italiana e le
conseguenti nostre guerre africane. Mi
sento esclusivamente un dilettante,
spronato da passione nella ricerca della
verità storica, in tutta modestia e
umiltà, ma con certosino sforzo nel
reperimento di documenti
incontrovertibili atti a far luce
su cause ed effetti di quella
guerra.
Per le imprese militari, gli eventi
esposti hanno precisi riferimenti in
date, luoghi, battaglie combattute,
armate impegnate con uomini e mezzi.
L’autorevolezza delle fonti storiche
danno sicurezza e certezza alla trama di
questa mia impresa. Citerò episodi di
cui, anche se per breve periodo, sono
stato attento spettatore o addirittura
testimone in Libia.
Ho voluto raffigurare i luoghi ove
avvennero e come si svolsero le
battaglie in Africa Settentrionale, su
mappe topografiche da me disegnate,
seguendo fedelmente quelle geografiche
di allora e avvalendomi ancora della
conoscenza diretta di quei territori, in
quanto da me visitati prima e dopo la
guerra. I miei grafici possono
considerarsi molto vicini alla reale
configurazione delle zone ove dal
1940-1943 si svolsero gli avvenimenti
bellici descritti.
Le note di richiamo, le mappe e le foto
tutte numerate sono inserite a fine
di ogni capitolo.
Per l’esposizione militare ho cercato di
essere particolarmente attento a
descrivere gli schieramenti degli
eserciti che combatterono in Libia: dal
nostro Regio esercito dislocato laggiù,
alla data del 10 giugno 1940, a quello inglese e
tedesco. Al lettore farò anche
conoscere i nomi dei comandanti
delle contrapposte formazioni schierate
in Africa Settentrionale. Purtroppo per
il nostro esercito, nell’arco di quei
tre anni di guerra, avvennero molte
sostituzioni nell’ambito dei vari
comandi, causate sia dalle perdite di
alcuni capaci comandanti caduti
combattendo, altri perché costretti ad
abbandonare il comando per raggiunti
limiti di età ed infine altri ancora
perché allontanati dai loro comandi per
divergenze con le alte cariche militari
o addirittura
trasferiti, senza un apparente
motivo, da una divisione all’altra. Se
qualche lettore, ex combattente in
Africa, trovasse discordanze sul nome di
qualche comandante, specie di divisione,
si renda conto che le ricerche seguite
onde conoscere le ragioni di tali
provvedimenti, non sempre sono state
fruttuose.
Un esempio: la divisione Catanzaro
giunta in Libia tra il maggio e il
giugno del 1940, al comando del generale
Venceslao Spinelli, nel giro di appena
sei mesi cambiò ben quattro comandanti;
dopo il generale Spinelli, seguirono i
generali: Giuseppe Stefanelli, Lorenzo
Mugnai e Giuseppe Amico, senza alcuna
possibilità d’appurarne le motivazioni.
Nel rievocare le battaglie che si
svolsero in Africa Settentrionale è
doveroso ricordare, oltre alla morte in
combattimento di comandanti d’armata o
di corpo d’armata, anche i sacrifici di
umili soldati che, pur male armati, male
nutriti e male equipaggiati,
combatterono per tre lunghi anni un
nemico bene equipaggiato, bene nutrito e
bene armato, oltretutto oppressi dal
terribile clima africano con le sue
tempeste di sabbia (ghibli), le
precipitazioni atmosferiche, caldo
soffocante di giorno e notti fredde e
umide, tormentati tra l’altro dai
ripugnanti insetti del deserto, zecche e
pidocchi. Bisogna avere vissuto in
Africa, sia pure per poco tempo, per
valutare quelle “calamità”.
Nonostante tutte queste avversità, il
soldato italiano si comportò con onore,
anche se nel dopoguerra certa stampa
straniera volle mortificarlo,
paragonandolo a soldato poco combattivo
e disposto facilmente ad andare verso il
nemico con le “mani alzate”.
In questi “insulti”, si è addentrata a
pieni mani, la stragrande maggioranza
degli storici inglesi, i quali nelle
loro descrizioni sul 2°Conflitto
Mondiale, hanno sempre disprezzato
comandanti e soldati italiani; gli unici
a salvarsi da quelle ignobili accuse,
furono i paracadutisti della Folgore e i
carristi dell’Ariete.
C’è negli inglesi, un arrogante
atteggiamento generalizzato e volto a
denigrare l’Italia militare. Purtroppo a
tale atteggiamento si sono conformati
per bassi motivi di evidente faziosità
nel dopoguerra, anche italiani politici
da strapazzo camuffati da storici.
Sin da ragazzo mi sono sempre
interessato alla nostra storia militare,
dalle guerre del Risorgimento alla 1^e
2^Guerra Mondiale ed oggidì alle
missioni di pace che l’esercito italiano
svolge fuori dei confini d’Italia.
Ho letto con molto interesse, specie in
questi ultimi anni di serena riflessione,
dovuta alla mia non più giovane età,
libri e “memoriali” di scrittori che
veramente hanno vissuto la guerra,
combattendo sui diversi fronti e in
opposte trincee. Le loro testimonianze,
come quelle di quanti pur non avendo
preso parte direttamente alle battaglie
nel 2° Conflitto, ma che erano ai
vertici politici della loro Nazione,
sono state oggetto di grande
considerazione nelle mie ricerche.
Ho consultato attentamente gli scritti
di prestigiosi militari, quali quelli
dei marescialli d’Italia Rodolfo
Graziani e Giovanni Messe, dei generali
Giuseppe Mancinelli (1), Luigi Mondini
(2), non mi é sfuggito il libro del
generale Carlo Favagrossa (3), non
poteva mancare la lettura dei 6 volumi
di “Storia della 2°Guerra Mondiale“,
edita da Rizzoli-Purnel e
l’interessante libro di Giulio
Bedeschi (4). Altre testimonianze le ho
trovate nel libro “Borracce di sabbia“
del tenente Franco Mattavelli (5) e nei
due libri del paracadutista Raffaele
Doronzo (6). Ho letto con interesse
altri documentati libri che citerò nella
bibliografia.
Ma i due testi più dettagliati, sono
quelli di Nino Arena (7) e del generale
Mario Montanari (8).
NOTA N°1 - Il generale Giuseppe
Mancinelli, esperto in problemi militari
in quanto dal 1930 al 1936, fu addetto
militare presso la nostra Ambasciata di
Berlino, in seguito capo di Stato
Maggiore dell’armata italo-tedesca in
Africa Settentrionale, alle dirette
dipendenze del generale Rommel prima,
poi del generale Messe.
NOTA N° 2 - Il generale Luigi Mondini,
già addetto militare alla nostra
Ambasciata di Vienna poi in quella di
Atene, combatté nella Campagna di Grecia
e a fine conflitto fu capo dell’Ufficio
Storico dello Stato Maggiore Esercito.
NOTA N°3 Il generale Carlo Favagrossa,
nel corso della guerra fu componente
della Commissione Suprema Difesa e capo
del Ministero produzione bellica.
NOTA N°4 Il Dr.Giulio Bedeschi,
combattente nella campagna di Russia,
nel suo libro“ In Africa c’ero anch’io
“, narra le testimonianze di reduci che
hanno
descritto
fatti di guerra di cui furono
protagonisti.
NOTA N°5 - Il Dr. Franco Mattavelli,
allora ufficiale in Africa
Settentrionale dal 1941 al 1943, nel
libro “Borracce di Sabbia“ descrive
importanti fatti di guerra ai
quali partecipò.
NOTA N°6 - Raffaele Doronzo,
paracadutista della gloriosa divisione
Folgore, racconta nei suoi due libri “Folgore
e si moriva“ e “Uomini della Folgore“, i
più clamorosi ed eroici fatti d’arme di
quella invitta divisione.
NOTA N°7 - Lo storico Nino Arena,
combattente e scrittore di numerosi
saggi sulla nostra storia militare, in
uno dei suoi ultimi libri, “Italia in
guerra - Retroscena tecnico della
disfatta” (il titolo dice già tutto),
descrive senza mezzi termini, la nostra
impreparazione alla guerra del 1940 con
dati precisi sino nei minimi particolari.
NOTA N°8 - Il generale Mario Montanari,
storico militare affermato, ha scritto
ben 4 volumi sulle operazioni di guerra
in Africa Settentrionale, per conto
dello Stato Maggiore Generale
dell’Esercito, descrivendo gli
schieramenti degli eserciti contrapposti,
rilevando errori tattici e manchevolezze
nel coordinamento tra comandi d’Armata,
Corpi d’armata e
divisioni, a discapito della
condotta di alcune battaglie sia nel
nostro esercito quanto in quello inglese.
Da questi due ultimi autori ho tratto
tanto quanto necessario alle mie
ricerche. Naturalmente ho consultato
anche testi stranieri, scritti da
storici noti e credibili, non tanto per
il loro nome ma per il ruolo strategico
che ebbero nel corso della guerra: ho
letto le “Memorie“ di Sir Archibald
Wavel che fu il primo comandante
dell’armata inglese in Egitto, quelle
del generale francese Maurice Chevalier,
di André Tuchet, del mitico e famoso
Erwin Rommel. Nè potevo dimenticare di
leggere i dodici volumi sulla Seconda
Guerra Mondiale, scritti da quel grande
statista che fu Winston Churchill. Tutte
queste letture durate mesi e mesi, mi
hanno gratificato con tanto materiale,
che raccolto, selezionato e catalogato é
stato utilizzato per la stesura di
questo scritto.
Nelle mie ricerche sono andato a
verificare tutte quelle contraddizioni,
riscontrate nei vari testi letti e
apparentemente insignificanti ma che in
realtà, rileggendoli con attenzione, si
sono dimostrati di sorprendente verità
storica.
Il lavoro é composto da diversi capitoli:
nel primo
pongo in evidenza i fatti
salienti della nostra politica
internazionale che va dal 1922 al 1939,
per capire le ragioni che ci spinsero in
una guerra così sfortunata e disastrosa.
Nel secondo espongo la nostra
impreparazione, con gli errori dei
vertici militari e politici, che ci
lanciarono in una guerra, che si
dimostrò subito di movimento, con un
apparato bellico obsoleto, deficitario
nell’armamento. Infine il terzo, quarto,
quinto e sesto capitolo concludono i tre
anni di guerra sul territorio libico,
egiziano e tunisino.
Ho voluto aggiungere altri due capitoli,
settimo e ottavo, ove traccio una breve
descrizione di alcuni reparti che
parteciparono a quel conflitto, in
quanto nell’esporre le battaglie alle
quali presero parte, avevo dato loro
poco risalto storico; in ultimo le note
biografiche di prestigiosi comandanti,
sia italiani, che inglesi e tedeschi, i
quali caratterizzarono, con le loro
gesta, la guerra in Africa.
Su quanto ho esposto nel primo capitolo,
di quel periodo hanno scritto con
obiettività, l’italiano Renzo De Felice
e l’inglese Richard Lamb con il suo
“Mussolini e gli inglesi “. Di altri
autori non ho condiviso le loro
esposizioni che hanno dimostrato di
essere giornalisti o storici faziosi: mi
riferisco in particolare all’inglese
Denis Mack Smith e al discusso italiano
Angelo Del Boca.
Per il secondo capitolo, le fonti
consultate mi hanno permesso di venire a
conoscere quanta poca professionalità e
quanta negligenza ci fu nel controllo e
collaudo dell’armamento prodotto dalle
ditte preposte alla costruzione di carri
armati, artiglieria, aerei e altro
materiale bellico.
Nella mia mente affiorano ricordi di
quando, attorno a Tripoli,
nell’imminenza della guerra, vennero
iniziati lavori di fortificazione della
città: lavori che invece di essere messi
in atto almeno qualche anno prima del
nostro intervento nel 2°Conflitto,
furono frettolosamente appaltati e
iniziati a pochi mesi dallo scoppio
della guerra. Di queste ben poche furono
completate e per lo più furono lasciate
decadere e non solo a Tripoli. Mi
risulta inoltre che altre opere
difensive incompiute si ebbero a Tobruch
e a Bardia (il lettore ne verrà a
conoscenza nel terzo capitolo nel quale
narro la guerra in Libia).
Per le operazioni di guerra ho trattato
solo quelle dello scacchiere dell’Africa
Settentrionale che mi riguardano da
vicino, in quanto parte degli
avvenimenti li ho vissuti in prima
persona, poiché allo scoppio delle
ostilità vivevo a Tripoli. Nel 1940
avevo 17 anni, ero quindi in grado di
dare una reale valutazione degli
avvenimenti che in quei momenti si
manifestavano. Ho assistito ai
preparativi che si realizzavano in
Tripolitania per affrontare la guerra.
Ho seguito le affrettate opere di difesa
attorno a Tripoli, l’arrivo dalla
madrepatria delle truppe, subito
dirottate alle frontiere della Tunisia e
dell’Egitto. Ho sofferto i bombardamenti
aerei che gli inglesi effettuavano su
Tripoli quotidianamente. Ho partecipato
ai funerali del maresciallo dell’Aria
Italo Balbo, abbattuto per errore dalla
nostra contraerei nel cielo di Tobruch.
Ricordo l’arrivo a Tripoli del primo
contingente militare tedesco dell’Afrika
Korps e la loro imponente sfilata per le
vie della città. Il ricordo maggiormente
drammatico, scolpito ancora nella mia
mente resta il bombardamento navale
inglese su Tripoli del 21 aprile del
1941.
Spero che questo scritto venga letto
soprattutto dai giovani che poco o
niente sanno di quella guerra conclusasi
così tragicamente per il popolo italiano,
nonostante i sacrifici che i loro nonni
e padri sopportarono con stoicismo,
combattendo su tutti i fronti. A questi
giovani é stata certamente insegnata la
storia di quel periodo volutamente
distorta e falsata. A loro desidero fare
sapere che noi, giovani di allora,
andammo in guerra perché quella guerra
la sentimmo giusta, accorremmo
volentieri al richiamo della Patria e le
nostre sofferenze, i nostri sacrifici,
le nostre ferite furono accettate in
nome del sacrosanto amor di Patria con la P maiuscola, perché terra dei
Padri e non di paese, come oggi viene
sostituita la parola Patria, purtroppo
anche nei discorsi ufficiali di molti
politici nostrani.
Nella mia “forma mentis” ho voluto
scrivere questo libro in maniera
sintetica e incisiva, senza enfatizzare
fatti salienti, seguendo un filo
conduttore semplice, dando ampio rilievo
e visione globale agli episodi di
qualche rilevanza, evidenziando senza
retorica o pregiudizi di parte le colpe,
le divergenze e anche le incapacità di
coloro che avevano in mano le leve di
comando e che spesso non seppero
comandare, lanciandoci in inutili
imprese di guerra come in Albania,
Grecia, Jugoslavia e Russia,
sottovalutando lo scacchiere della Libia,
disperdendo così tante forze militari
che invece sarebbero state necessarie in
Africa Settentrionale. Infatti se
disponibili, avrebbero mutato a nostro
favore molte battaglie, senza
sacrificare inutilmente tanti valorosi
comandanti e soldati.
In questo lavoro, il lettore troverà
parte della storia e della politica
della mia amata Patria e ancora leggende
di guerra, brani di vita vissuta,
comandanti eroi e comandanti meno eroi,
battaglie vinte e perdute, inoltre verrà
a conoscere episodi quasi sconosciuti
che si verificarono nel corso della
guerra, alcuni inediti in quanto vissuti
dall’autore, di altri ne sono venuto a
conoscenza attraverso testimonianze di
reduci che ho avuto occasione di
incontrare nei raduni di noi ex
combattenti. Sono episodi di guerra,
alcuni tragici ma altri a lieto fine.
Chi leggerà il libro sino all’ultima
pagina, certamente noterà in esso
l’amore che nutro per la mia Patria e
per la “mia“ Libia, dove ho lasciato
metà della vita.
Prima di chiudere questa “Premessa“
vorrei porgere un sentito ringraziamento
allo storico Nino Arena, che tanto mi ha
aiutato nella stesura di questo libro,
con consigli e invio di foto e documenti
storici inediti.
E’ doveroso da parte mia ringraziare
anche il generale di C.A. Rodolfo
Pampalone Morisani, il generale di C.A.
Luigi Talò, l’amico Paolo Consolini già
ufficiale dei Lagunari, i quali hanno
letto le bozze di questo mio libro e sia
pure con qualche critica utile mi hanno
incoraggiato a proseguire nel lavoro.
L’AUTORE
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