Seconda PREMESSA
Per rendere più piacevole la
lettura di questo modesto
lavoro e come introduzione
agli eventi che spinsero il
Governo Giolitti nel 1911 a
mettere piede
in Libia ne descrivo, con
una esposizione storica -
geografica - toponomastica,
il territorio che per
millenni fu teatro di
cruente battaglie. Una
conoscenza sufficientemente
puntualizzata darà al
lettore, anche a quello
più sprovveduto in materia
storica e militare, una
visione globale della
Libia e degli avvenimenti
bellici che colà ebbero
luogo nel tempo.
Tutte le notizie che egli
apprenderà durante la
lettura gli permetteranno di
seguire
i fatti narrati con
chiarezza e con un'ottica
che non sarà quella del
lettore superficiale e
distratto ma di conoscitore
della storia della Libia,
del suo territorio, della
guerriglia che dal 1911 al
1932 imperversò su quella
terra; inoltre potrà
apprendere il significato
di parole arabe che
incontrerà nel testo.
Ovviamente menzionerò anche
la nostra "colonizzazione"
che, sostengo fermamente,
fu una grande opera di "civilizzazione"
e non "colonialismo", come
in
senso dispregiativo e
ingiurioso hanno scritto e
scrivono tutt'ora scrittori
e storici
con acrimonia, trattando
della nostra presenza in
Africa; così questo scritto
mi consentirà
di chiarire il vero
significato dei termini "colonizzatore"
e "colonialista".
Per completare il mio lavoro,
oltre ai ricordi,
all'esperienza, agli studi,
mi
sono avvalso, per le
ricerche storiche di una
poderosa fonte bibliografica.
Particolare attenzione ho
rivolto ai testi sulla
nostra "colonizzazione" in
Africa. Alcuni Autori sono
stati molto esaurienti e
precisi: io stesso, pur
avendo
vissuto parte di quella
colonizzazione, leggendo i
loro libri, sono venuto
a conoscenza di particolari
che ignoravo.
Il materiale raccolto
d'ingente mole, è stato
selezionato e catalogato
così da
permettermi di scrivere
questo libro e attuare un
ardente desiderio: quello di
far conoscere più
profondamente la "mia"
terra, la Libia.
Non ho trascurato
testimonianze di
concittadini nati e vissuti
in Libia o che hanno
partecipato alla sua "colonizzazione",
al loro valido aiuto, si è
aggiunta la fonte preziosa
rappresentata a suo tempo da
mio padre, che fu in Libia
dal 1906, sotto la
dominazione della Turchia e
ininterrottamente sino al
1970, quando il colonnello
Muammar Gheddafi con un
colpo di Stato, sottraendo
il potere al re Idris
1 °, decise l'espulsione
degli stranieri e quindi,
anche degli italiani.
Papa Carmelo, così si
chiamava, quando ero ragazzo,
soleva raccontare a noi
figli
la sua vita trascorsa in
Africa; l'infanzia e la
fanciullezza vissuta in
Alessandria
d'Egitto e quando appena
ventenne decise di
stabilirsi a Tripoli, ove
impiantò un'attività
artigiana.
Mio padre da giovane era
dotato di uno spirito
avventuroso: ciò gli permise
di scorazzare in lungo e
largo per tutta la Libia; fu
un profondo conoscitore
del deserto e raggiunse
anche le più lontane oasi
del Sahara libico, parlava
perfettamente il turco,
l'arabo tripolino e diversi
dialetti locali.
Quando nel 1911 i soldati
italiani sbarcarono a
Tripoli per prenderne
possesso, il Comando
militare, venuto a
conoscenza che mio padre
parlava le lingue del posto
e che conosceva
profondamente il Paese anche
nel suo interno,volle che
egli fungesse da interprete
e da guida ai Reparti
dell'esercito
impegnati in azioni di
guerra: con tale veste
partecipò a molti importanti
fatti d'arme. Nel
1921, a riconoscimento della
collaborazione con
l'Esercito italiano,
il Ministro della Guerra di
allora volle concedergli un
attestato di benemerenza
e la medaglia ricordo della
guerra di Libia.
Sulla base di queste
testimonianze e con
l'esperienza dei trent'anni
vissuti in
Libia, credo di essere in
grado di poter raccontare
molte " verità" sulla "conquista"
e "colonizzazione" di questo
immenso territorio. Questo
scritto è come un "bazar"
ove il lettore troverà:
storia, politica, leggende,
brani di vita vissuta,
eroismi dei nostri
combattenti durante la
conquista e riconquista
della Libia, nomi di Capi
libici famosi, colpe,
inganni ed efferati
eccidi che ogni guerriglia
provoca.
Ho voluto scrivere il libro
alla "mia maniera", con uno
stile asciutto, sintetico,
incisivo, privo di quella
ridondante prolissità che
spesso ha caratterizzato in
senso
negativo certa letteratura
storica. Ho seguito un filo
conduttore semplice, dando
ampio rilievo alle vicende
narrate, senza retorica o
pregiudizio di parte, ammettendo
anche colpe della nostra
politica coloniale; ma
difendendo con tutto
l'ardore ciò che di buono e
di grande apportammo in
quella terra, sfatando così
la
mala informazione,
l’irriguardoso e spesso
ingiurioso giudizio (anche
nei riguardi
di noi Italiani di Libia)
dato da taluni "storici" che
certamente non hanno mai
messo piede in Libia durante
la nostra permanenza.
Il lavoro è corredato da
mappe e foto, parte tratte
dal mio personale archivio,
altre avute gentilmente da
amici e dall'Archivio
Storico delle Missioni
Francescane che da secoli
hanno operato cristianamente
in Libia.
Vorrei esprimere in questa
premessa la mia riconoscenza
al Generale Alberto
Li Gobbi M.O.V.M. per avermi
onorato presentando al
lettore questo libro.
Egli mi ha permesso di
conoscere nuovi fatti d'armi
avvenuti durante la
conquista e riconquista
della Libia ai quali il
padre, Ten. Colonnello
Antonio Li Gobbi,
partecipò distinguendosi per
ardimento dal 1911 al 1922.
Un particolare
ringraziamento va al Prof.
Alberto Paratore, studioso e conoscitore
della Libia, che mi ha
aiutato con i suoi preziosi
consigli, al M.R.P
Padre Filiberto Sabbadin,
del Segretariato Francescano
di Milano ed a Gino Campagna
"tripolino" che ha messo a
mia disposizione il suo
archivio di documenti
e foto della nostra natia
terra.
L’Autore